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Cronaca Cesenatico

Sembrano piccole meduse e stanno sciamando in Adriatico: ecco chi sono gli "intrusi"

Durante il monitoraggio di alcuni giorni fa effettuato con la motonave Daphne II sono stati prelevati alcuni esemplari per una loro identificazione

Nei giorni scorsi tra i ricercatori/studiosi del mare ci sono stati scambi di email per segnalare l’evento anomalo per l’ampiezza e per meglio identificare la specie. L’area marina interessata in questo momento si estende dall’Istria fino a alle coste romagnole, interessando anche Friuli Venezia Giulia e Veneto. Mnemiopsis leidyi è originario delle coste atlantiche del continente americano, ma durante gli anni '80 ma fu introdotto nel Mar Nero tramite acque di zavorra di petroliere. Lì trovò un ambiente favorevole al suo sviluppo, soprattutto grazie all’abbondanza di cibo e alla scarsità di competitori e predatori e iniziò a produrre grandi aggregazioni che, alimentandosi soprattutto di uova e larve di pesce, nel giro di pochi anni decimarono i già traballanti (a causa della sovrapesca) stock ittici del Mar Nero.

Nel 1999, sempre attraverso acque di zavorra, fu introdotto nel Mar Caspio, dove in alcune aree fece registrare una riduzione dello zooplancton di circa l’80%. Nel 2001 fu avvistato nel Mar Egeo dove però non ebbe effetti così drammatici, forse a causa della maggiore presenza di competitori planctofagi, e nel 2006 fu segnalato anche nel Mar Baltico. Dopo alcuni avvistamenti sporadici nel Mar Adriatico, probabilmente di esemplari provenienti dall’Egeo, è arrivata la prima segnalazione anche nel Mediterraneo occidentale.

La grande tolleranza di questa specie ai diversi fattori ambientali (sopporta salinità variabili da 4 a 38 e temperature comprese fra 4 e 32°C) lo rende capace di adattarsi alle condizioni del Mediterraneo  compromettendo gli stock ittici sia attraverso una competizione per le risorse sia a causa della dieta costituita prevalentemente da uova e larve di pesce. Tutto questo fa sì che Mnemiopsis leidyi sia in grado di modificare fortemente interi ecosistemi e ridurre drasticamente l’ittiofauna delle aree che riesce a colonizzare. Ecco perché questa specie è già da tempo un “sorvegliato speciale” le cui segnalazioni sono molto importanti. 

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