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Cronaca

Il medico ha dedicato la sua vita a curare i pazienti della frazione, in 400 alla festa della pensione

Ora il suo timore è che la frazione non sia sufficientemente presidiata e che i pazienti, quelli fragili, abbiano meno possibilità di farsi curare

La sua professione l'ha sempre vissuta come una missione, andando a visitare i pazienti, guardandoli in faccia per capirli meglio ma, soprattutto, ascoltandoli. "Non sono un eroe e nemmeno un fesso - spiega il dottore Massenzio Montalti - ma il lavoro di medico io l'ho sempre inteso così. E devo dire la verità, ho avuto molte soddisfazioni". Non ultima quella che alla sua festa di pensionamento, il giorno in cui ha compiuto 70 anni, sono venuti a salutarlo circa 400 pazienti. Ora il suo timore è che San Carlo, frazione di Cesena - dove il dottor Montalti è nato, cresciuto, ha lavorato e ora andato in pensione - non sia sufficientemente presidiato e che i pazienti, quelli fragili, abbiano meno possibilità di farsi curare e chiedere un consiglio.

"Qui eravamo tre medici di famiglia: io, che sono andato in pensione, la dottoressa Mambelli, che ci andrà in gennaio e il dottor Domeniconi che ne ha ancora per altri anni - spiega Montalti - Ma un medico solo è insufficiente, spero vivamente che ci sostituiscano e arrivi qualcuno di nuovo anche perché noi eravamo tutti massimalisti che significa avere 1500/1800 pazienti a testa. Pensi che ci sono pazienti che, pur essendosi trasferiti, avevano scelto di restare con me. Ora i miei pazienti di San Carlo devono trovare dei sostituti. So che alcuni sono andati a San Vittore, altri a Borello, ma molti dovranno essere spalmati tra i medici di Cesena e per un anziano non è semplice andare avanti e indietro. Io ho fatto richiesta di essere sostituito e spero avvenga al più presto anche se l'Ausl ha detto che farà fatica perchè ci sono pochi medici disponibili e idonei alla convenzione e, soprattutto, quelli che ci sono scelgono la città e non le periferie".

Massenzio Montalti ha iniziato l'attività nel 1979 tra una guardia medica notturna, lavoro in clinica e ambulatorio. Poi ha scelto l'ambulatorio perché gli dava soddisfazione prendersi cura dei suoi pazienti. Com'è cambiato il modo di fare il medico da quando ha iniziato lei? "Io ho sempre avuto un modo di lavorare molto elastico - risponde il dottor Montalti - Non ho mai avuto la segretaria ma due cellulari sempre accesi e una cassetta per le richieste scritte. Gli orari mai rigidi e ho cercato di essere sempre piuttosto presente sul territorio, nonostante mia moglie ogni tanto si lamentasse della mia poca presenza in casa. Non ho mai mandato via nessuno o chiuso la porta a un paziente anche se era fuori orario. E le visite a domicilio ho continuato a farle fino alla fine della mia attività. Oggi vedo che i nuovi medici sono abbastanza ospedalizzati, molto organizzati e interagiscono con figure terze. Una volta facevamo tutto noi. Secondo me questo limita il contatto de visu, ma se funziona meglio così. Io, per mio conto, ho sempre creduto nel guardiamoci negli occhi".

E ora cosa farà? "Faccio ambulatorio nel mio studio come libero professionista, ma soprattutto continuo a farlo nella speranza che, se arriva un sostituto, possa trovare una sede già atta alla professione. Poi non so, forse, come privato, sostituirò qualche collega. Quello che mi interessa è non lasciare sguarnito il territorio. Se qualcuno ha bisogno di un consiglio o di un consulto, io ci sono".

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