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Domenica, 24 Settembre 2023
Cronaca

Manifesti sulla 'teoria gender', le associazioni femministe: "Violenti e offensivi, devono essere rimossi". In campo anche la Cgil

L’Associazione Ipazia liberedonne torna sul caso dei manifesti sulla 'teoria gender' e unitamente ad altre 11 associazioni femministe "chiede, alle autorità competenti l’immediato ritiro dei manifesti, come sta avvenendo in altre città"

L’Associazione cesenate Ipazia liberedonne torna sul caso dei manifesti sulla 'teoria gender' e unitamente ad altre 11 associazioni femministe "chiede, alle autorità competenti l’immediato ritiro dei manifesti, come sta avvenendo in altre città. I contenuti che il manifesto veicola sono infatti violenti e scorretti, nonché lesivi e offensivi, pertanto illegali in base a quanto disposto all'art.1 comma 4-bis della legge n.156 del 9 novembre 2021", secondo l'associazione.

"Nel nuovo manifesto - viene spiegato - compare la fotografia di un bambino con un’espressione tra il triste e l’imbronciato mentre due mani di due persone diverse e fuoricampo, di cui una con le unghie smaltate arcobaleno, gli propinano un fiocco rosso da mettere in testa e un rossetto che si avvicina alle labbra. In alto campeggia la scritta “Basta confondere l’identità sessuale dei bambini” L’hastag #Stopgender rimanda al sito internet dell’ Associazione Pro Vita & Famiglie in cui si capisce che il manifesto è parte di una campagna più ampia che comprende anche una petizione per chiedere al governo che verrà “l’impegno a nominare un nuovo Ministro dell’Istruzione che sia apertamente schierato a favore della libertà educativa della famiglia e che abbia il coraggio di bloccare qualsiasi incursione ideologica e politica all’interno delle scuole dei nostri figli, specialmente quelle fondate sull’ideologia gender” e ancora più avanti si legge “ogni giorno in centinaia di scuole italiane si svolgono lezioni, attività, corsi su "affettività e sessualità" profondamente intrisi di ideologia gender”

"Lo ripetiamo ancora una volta. La teoria gender non esiste né è mai esistita e nelle scuole italiane non succedono cose strane come ad esempio confondere le idee ai bambini e alle bambine sulle identità di genere, se non addirittura imporre cambi di sesso. Al contrario il nostro è uno dei pochi paesi in Europa dove nelle scuole pubbliche non esistono programmi di educazione al rispetto, all’affettività e alla sessualità", rimarcano le associazioni.

"Non si tratta di libertà d’espressione, come si ostina a sostenere l’Associazione Pro Vita & Famiglie, bensì si tratta di concepire la possibilità che la promozione dell’uguaglianza in termini di dignità e di diritti sia di fatto compatibile con il rispetto di tutte le differenze, compresa ovviamente quella sessuale.  Chiediamo pertanto che le autorità competenti provvedano all’immediato ritiro dei manifesti, così come sta avvenendo in numerose città, dimostrando coerenza con le tante attività e progetti di inclusione e di accoglienza che la regione Emilia Romagna e l’amministrazione comunale praticano sia tramite le politiche per l’infanzia e l’istruzione sia tramite quelle per la cultura di genere, le pari opportunità e le disuguaglianze. Chiediamo inoltre che le autorità competenti si facciano carico di avviare un percorso istituzionale affinché non vengano più affissi in città manifesti il cui contenuto e le cui immagini siano in contrasto con la norma di legge sopracitata".

La Cgil: "Valutiamo di presentare un esposto in Procura"

Le Cgil di Cesena, Forlì, Ravenna, Rimini chiedono il ritiro immediato dei manifesti Pro Vita #stopgender.  "Nelle recenti settimane in numerose città d’Italia, e anche in Romagna, sono comparsi i cartelloni della campagna discriminatoria promossa dall’Associazione Pro Vita & Famiglia. I manifesti riportano frasi come “Basta confondere l’identità sessuale dei bambini” e l’hastag #Stopgender, promuovendo apertamente discriminazioni in base al genere e messaggi lesivi delle libertà individuali.  Le Camere del Lavoro della Romagna si oppongono a questo tipo di campagna; tutte le CGIL della Romagna aderiscono alla lettera condivisa dalle Associazioni del territorio che si occupano di parità di genere e lotta alle discriminazioni per chiedere alle istituzioni dell’Emilia Romagna e delle Provincie di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, la rimozione immediata di questi manifesti Pro Vita #stopgender che veicolano messaggi offensivi e scorretti". 

"Quella operata dai Pro Vita non è libertà d’espressione, questi cartelloni sono illegali perché non rispettano quanto previsto dal Codice della Strada all'art. 23 comma 4-bis, come modificato dalla legge n.156 del 9 novembre 2021 recante disposizioni urgenti in materia di investimenti e sicurezza delle infrastrutture, dei trasporti e della circolazione stradale. La norma recita: “È vietata sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell'appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all'orientamento sessuale, all'identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche. Le Camere del Lavoro di Cesena, Forlì, Ravenna, Rimini stanno inoltre valutando la possibilità di presentare un esposto alle Procure della Repubblica, per assicurarsi che la campagna pubblicitaria dei Pro Vita & Famiglie venga rimossa al più presto, evitando il ripetersi di azioni analoghe. Infine la CGIL e numerose associazioni della Romagna chiedono l’avvio di un percorso istituzionale affinché la recente normativa sia recepita nei Regolamenti locali, per evitare che in futuro vengano affissi nuovamente nelle vie delle città manifesti il cui contenuto e le cui immagini sono in contrasto con le norme di legge". 

La replica 

L'associazione 'Pro Vita' e famiglia' da parte sua ribadisce: “I nostri manifesti - prima di essere esposti - sono stati approvati dagli uffici preposti dei Comuni, che non hanno ravvisato la benché minima irregolarità giuridica, com'è dimostrabile documentalmente.  L'Associazione Pro Vita e Famiglia ha ottemperato agli oneri economici stabiliti dai Comuni che hanno autorizzato l'affissione, pagando le rispettive imposte”.

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