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Cronaca

Maestro in panchina con 3 scudetti, fine tragica ad Auschwitz: Cesena toglie dall'oblio Arpad Weisz

Una mostra alla Galleria Pescheria rispolvera la storia dell'allenatore ebreo ungherese, cacciato dall'Italia e morto nel campo di concentramento

Una mostra itinerante, che ha fatto tappa alla Galleria Pescheria di Cesena, per "togliere dall'oblio" Arpad Weisz. Ebreo ungherese, eroe in panchina di un calcio d'altri tempi, vinse come allenatore tre scudetti, nel 1930 con l'Ambrosiana (l'attuale Inter) e nel 1936 e nel 1937 con il Bologna. 

VIDEO: "Razzismo piaga ancora attuale nel calcio"

Una carriera di successo che fu bruscamente interrotta quando fu cacciato dall’Italia nel 1938 per le leggi razziali, scomparirà insieme alla famiglia ad Auschwitz nel 1944. Un appuntamento che ha visto la presenza del sindaco Enzo Lattuca, del vicesindaco Christian Castorri, e del Cesena calcio al gran completo, con il presidente Corrado Augusto Patrignani, il ds Alfio Pelliccioni e il mister William Viali.

Eroe in panchina quasi dimenticato

Singolarmente Arpad Weisz fino a qualche anno fa era praticamente sconosciuto, a rispolverare la sua storia un libro di Matteo Marani: "Dallo scudetto ad Auschwitz. Vita e Morte di Arpad Weisz".

Memorabile la giornata del 6 giugno 1937 quando a Parigi porta il Bologna in cima all'Europa  vincendo in finale sul Chelsea il Torneo dell’Expo, una sorta di attuale Champions League.  In pachina fu innovatore, può essere considerato uno dei primi 'tattici', che si allenava con la squadra portando i primi schemi introdotti dal calcio inglese.

Cesena rispolvera la storia di Arpad Weisz (Foto Dalmo)

I primi sentori del controllo sul suo operato, poi in quanto ebreo straniero l'obbligo di lasciare il Paese entro sei mesi. Il 10 gennaio 1939 con moglie e figli lascia Bologna, diretto a Parigi. Il 16 febbraio raggiunge l’Olanda per guidare il Dordrecht, con cui diventa un sorta di eroe locale.

Nel frattempo la Germania ha invaso l’Olanda e le leggi razziali provocano nel settembre 1941 l’espulsione dalla scuola di Roberto e Clara Weisz (i suoi figli) e il divieto per Arpad di lavorare. Il 2 agosto 1942 la famiglia Weisz viene arrestata dalla Gestapo. Dal campo di raccolta di Westerbork il 2 ottobre 1942 i quattro vengono caricati su un treno blindato, destinazione Auschwitz, in Polonia. Dopo tre giorni di viaggio in condizioni inumane, Arpad viene dirottato ai lavori forzati nell’Alta Slesia. Elena, Roberto e Clara raggiungono Auschwitz-Birkenau, dove vengono subito eliminati in una camera a gas. Deportato anche lui ad Auschwitz, Arpad Weisz resiste fino al 31 gennaio 1944, quando muore di stenti dopo atroci sofferenze. L'allenatore resistette nel campo di concentramento ben 16 mesi, prima di morire. Una grande prova di resistenza fisica laddove la vita media era di circa tre o quattro mesi.

Negli ultimi tempi  la storia di Weisz è stata tolta dall'oblio. Lo scorso febbraio c'è stato uno scambio di maglie particolare, per celebrare il grande allenatore dal tragico destino. È quello andato in scena allo stadio San Siro di Milano dove prima dell’incontro tra Inter e Bologna, le due società hanno onorato la memoria di Arpad Weisz, scambiandosi le maglie col numero 18. 

Lattuca: "Storia tragica che mette da parte la rivalità tra Cesena e Bologna"

"E' un'occasione importante - ha detto il sindaco Lattuca - per ricordare agli appassionati di sport, che il razzismo è ancora oggi una piaga nel mondo del calcio, lo riportano spesso le cronache. La storia tragica di Arpad Weisz mette da parte anche la rivalità calcistica tra Cesena e Bologna, con grande sensibilità il club e tutta la squadra è presente". 

Toccante il fatto che molte informazioni sul tragico destino di Weisz e la sua famiglia ci sono arrivate grazie alle lettere che uno dei figli dell'allenatore inviava ad un amico di scuola, lettere conservate per oltre 70 anni. 

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