"Lungo la rotta balcanica", il Centro Pace di Cesena ha attivato una raccolta fondi
Dal 2015 la rotta balcanica è la principale via terrestre d’accesso all’Europa per migliaia di persone soprattutto provenienti da Siria, Afghanistan, Iraq e Pakistan
Il Centro Pace di Cesena ha attivato una raccolta fondi per sostenere l’Associazione “Lungo la rotta balcanica”, presente a Biha? dal 2015 per monitorare, raccontare e supportare i migranti bloccati nella Bosnia occidentale, in un contesto di quotidiana e drammatica violazione dei diritti umani. Per promuovere l’iniziativa e per sostenere questa campagna di raccolta fondi venerdì 26 marzo, alle 18,30, sulla pagina Facebook del Centro Pace andrà in onda un incontro di conoscenza e confronto con Anna Clementi e Diego Saccora di “Lungo la rotta balcanica” e con Arianna Ventre di “No Name Kitchen”. Interverrà anche Giulia Rogai di “Centro Pace Cesena APS”. Sarà presente anche l’Assessore all’Inclusione Carlo Verona.
Per sostenere “Lungo la rotta balcanica” è possibile effettuare una donazione con bonifico bancario intestato a: Centro Pace Cesena APS – ??????????????????????????? /Causale: Lungo la rotta balcanica.
Dal 2015 la rotta balcanica è la principale via terrestre d’accesso all’Europa per migliaia di persone soprattutto provenienti da Siria, Afghanistan, Iraq e Pakistan. Da quando questa via è stata formalmente chiusa – nel marzo 2016, in seguito all’accordo tra Turchia ed UE per l’esternalizzazione del controllo dei confini e la gestione dei flussi migratori – il viaggio verso l’Europa è tornato nelle mani del traffico, diventando sempre più pericoloso e costoso: migliaia sono rimasti bloccati all’interno dei Paesi balcanici. Tra il 2016 ed il 2017 la Serbia è stata il limite invalicabile della Balkan Route e l’UE, mentre dal 2018 la rotta si è spostata nella vicina Bosnia-Erzegovina. Come in Serbia, anche qui le persone vivono in condizioni impossibili, in campi profughi strutturati o addirittura al di fuori di essi, in tende o baracche di fortuna allestite nelle cosiddette “jungle”, in boschi o in edifici abbandonati. La loro unica speranza per cercare rifugio in Unione Europea è quella di entrarvi pagando dei trafficanti, tentando il “game”.