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Cronaca

Legge anti-ludopatia, le sale bingo: "Destinati a scomparire in breve gli operatori più professionali"

“Buona parte di queste sale è destinata ad una repentina chiusura nel giro di pochi mesi in base all’applicazione demandata ai Comuni della normativa regionale"

In Emilia Romagna operano oggi 20 sale bingo che impiegano oltre 1500 addetti tra diretti ed indiretti e generano entrate erariali sulla sola raccolta di gioco lecito (bingo e apparecchi da intrattenimento) pari a ca. 60 milioni di euro. Questo mondo, particolarmente rappresentato a Cesena, all'Ippodromo, e a Cesenatico si è incontrato in una tavola rotonda organizzata da As.co.b (Associazione Concessionari Bingo) a Bologna.

Dall'incontro emerge una forte critica nei confronti della legge regionale: “Buona parte di queste sale è destinata ad una repentina chiusura nel giro di pochi mesi in base all’applicazione demandata ai Comuni della normativa regionale. Normativa che paradossalmente lascerà funzionanti presso i bar e i locali generalisti slot machine e videolottery fino all’anno 2022, mentre obbliga al trasferimento entro i prossimi mesi,secondo tempistiche e normative comunali confuse e difformi per modalità e tempi emesse da ciascuna amministrazione”. 

Marcotti di Federbingo ha evidenziato il grave impatto occupazionale, l’entità del danno erariale, l’assenza di una pianificazione urbanistica che permetta una ricollocazione in tempi utili di tali attività, così di fatto destinate alla chiusura e i comportamenti disomogenei dei vari municipi sia per modalità che per tempistica, con conseguenti gravissime violazioni in tema di diritti costituzionali nella parità di trattamento da riservarsi al privato da parte della Pubblica Amministrazione.

Barbieri di Ascob ha sottolineato l’estrema rigidità della normativa regionale E.R., la totale assenza sostanziale di tutela per decine di milioni di investimenti, migliaia di posti di lavoro ma anche l’incapacità della filiera Concessionaria di Stato per la raccolta del gioco lecito “di far comprendere alla politica locale i propri valori imprenditoriali, morali e sociali non riuscendo ad intervenire su di una politica populista e demagogica che di fatto sta spianando la strada all’offerta illecita in mano alla criminalità organizzata ed a quella on- line priva di limiti fisici e dei conseguenti controlli”, recita una nota.

Ed infine: “Sono state illustrate le caratteristiche strutturali, organizzative delle sale bingo e le garanzie di capacità di controllo della clientela e di prevenzione di fenomeni patologici che tali organizzazioni, contrariamente ai locali generalisti, possono garantire alla comunità locale in presenza di una domanda di intrattenimento attraverso il gioco lecito che non viene certo meno con pochi metri di distanza oltre il fatidico limite dei cinquecento metri o in determinati orari del giorno e della notte. Presenti alcuni amministratori regionali e comunali esponenti delle diverse forze di governo ed opposizione che hanno manifestato la consapevolezza degli effetti distorsivi di una normativa di per sé rigida e repentina nei passaggi statuiti e della conseguente disomogenea, farraginosa ed in taluni casi irregolare applicazione che le amministrazioni comunali stanno realizzando con la conseguente escalation del contenzioso amministrativo”.

“Il risultato paradossale dell’allontanamento senza certezze degli esercizi più strutturati, titolari di concessione statale dotati di personale formato e di tutte le garanzie di legge a tutele di clientela ed ordine pubblico e della conservazione per i prossimi quattro anni di apparecchi nei bar e nelle tabaccherie è la prova di un percorso formalmente corretto ma nella sostanza illogico e probabilmente inefficace nei risultati che si propone. Le associazioni presenti chiederanno una convocazione urgente alle Commissioni Consiliari ed agli Assessori competenti della Regione Emilia-Romagna al fine di invocare una proroga dei termini attuativi della normativa  finalizzata alla piena comprensione da parte delle amministrazioni delle problematiche occupazionali, giuridiche  e della ricaduta sociale dell’applicazione disomogenea che si sta concretizzando”.

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