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Cronaca

La vita ai tempi del Coronavirus - "Io, 'professionista dei tamponi', lontano dalla mia Puglia e felice di esserlo per i miei cari"

"Faccio parte di una schiera di professionisti della sanità che fino a poco tempo fa, in pochi conoscevano, ma che ci sono sempre stati e oggi più che mai continuano a svolgere il loro lavoro"

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"Siamo onde dello stesso mare, foglie dello stesso albero, fiori dello stesso giardino"
Sono un Tecnico di Laboratorio Biomedico. Lavoro e vivo a Cesena dal 2015. Sono uno dei tanti "addetti ai lavori" che il virus ha imparato a conoscerlo da vicino. 

FACCIO PARTE di una schiera di professionisti della sanità che fino a poco tempo fa, in pochi conoscevano, ma che ci sono sempre stati e oggi più che mai continuano a svolgere il loro lavoro con professionalità e dedizione. Oggi più che mai "tamponiamo" l'emergenza!
FACCIO PARTE di una schiera di ragazzi che, per motivi di lavoro, hanno lasciato i loro affetti al sud, in Puglia. 
FACCIO PARTE dei tanti che, seppur con tanta nostalgia nel cuore, hanno rinunciato a riabbracciare i propri cari perché hanno compreso quanto potesse essere letale quel abbraccio. Oggi siamo qui ad essere preoccupati per gli effetti che avranno quegli abbracci non negati, quei treni non persi, quelle scelte non nostre.
FACCIO PARTE dei tanti che hanno dovuto mettere in standby le loro passioni outdoor: il trekking scoperto da poco, la passeggiata in spiaggia, la fotografia in strada, la merenda con l'amica del cuore.
FACCIO PARTE di quelli che in casa si sono riscoperti grandi chef, sommelier, pittori, architetti, giardinieri, maniaci dell'ordine e della pulizia.
FACCIO PARTE dei tanti che vivono da soli, ma che mai come in questo momento sono contenti di tornare a casa da lavoro e non trovare nessuno che li aspetti, non avere l'ansia di poter essere motivo di contagio per le persone a cui teniamo.
FACCIO PARTE di quelli che hanno sempre nutrito molta diffidenza nei confronti delle nuove tecnologie. Ma in questa occasione hanno insegnato ad usare Whatsapp a loro madre di 70 anni e gli si é sciolto il cuore quando alla prima videochiamata, una lacrima le ha rigato il suo viso. Ho dovuto cambiare idea sulla tecnologia, sui social network: non sempre dividono le persone.
Anche se può sembrare che la quarantena ci isoli, in realtà ci sta solo costringendo a rallentare, a prendere coscienza di noi e delle nostre mille capacità nascoste; a rafforzare i veri legami e tagliare i rami secchi; a rivedere le nostre priorità, le nostre convinzioni. Ognuno dovrà fare i conti con le proprie paure, le preoccupazioni, con tutto ciò che ha sempre rimandato, ma NESSUNO È SOLO. Mai come ora è forte il senso di appartenenza e la consapevolezza che altre persone si trovino nella nostra stessa condizione psico-fisica.

Zeppolina9.2

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