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Cronaca

La vita ai tempi del Coronavirus - "Ci hanno tolto la nostra unica certezza: lo stress quotidiano"

"Fra due mesi esatti compirò 39 anni, eppure le sensazioni di questo periodo mi riportano all’infanzia,  quando i miei genitori mi lasciavano ai nonni materni"

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Fra due mesi esatti compirò 39 anni, eppure le sensazioni di questo periodo mi riportano all’infanzia,  quando i miei genitori mi lasciavano ai nonni materni. Con loro stavo bene, si, ma l’idea del pisolino pomeridiano mi metteva angoscia. Sul muro della stanzetta, la gigantografia di una bimba vietnamita in lacrime. Nei suoi occhioni la disperazione e gli orrori della guerra. La osservavo da lontano, il mio sguardo incrociava il suo e dalla paura mi coprivo gli occhi con il cuscino. 

Oggi sono in “isolamento” fra le mura domestiche...così, “dalla sera alla mattina” la quotidianità ha subito un drastico e repentino cambiamento. Fino a pochi giorni fa, correvamo come pazzi... al lavoro, a fare la spesa...orari prestabiliti...tutta una corsa, tutto un disagio! Ma per cosa poi? Ancora, non avevamo capito che a breve, ci saremmo trovati ad affrontare la più grande emergenza sanitaria di tutti i tempi. Poi all’improvviso la nostra routine si è bloccata. Tutti frastornati, increduli e inconsapevoli. E adesso? Panico totale, perché ci è stato tolto il forte stress giornaliero, ahimè, unica nostra certezza!

Signori, tutto questo è arrivato per darci una calmata! Prima o poi sarebbe dovuto accadere qualcosa di grosso per fermarci!  Negli ultimi tempi, siamo stati costretti a correre come dannati per essere all’altezza, per “stare sul pezzo”! 

I social, i media ci hanno imposto stereotipi assurdi, irraggiungibili! Una società ingiusta, contorta e ossessionata dal potere, dal denaro, dal consumismo e dall’immagine ci aveva portato a distruggere i rapporti umani, a dare tutto per scontato, a sottovalutare la nostra interiorità e i nostri affetti. 

Credo che questa sia un’opportunità immensa per riscoprire la semplicità delle cose. In un attimo ci è stata sottratta una certa libertà, ma non le emozioni. Ed io mi accorgo che sto diventando più “sensoriale”...le giornate cominciano lentamente, si sente soltanto qualche cinguettio in lontananza che sancisce l’arrivo della primavera. Dalle grate della finestra i raggi del sole mi scaldano il viso mentre l’odore del caffè si propaga per tutta la casa. Sommersa nel silenzio, osservo i colori, poi chiudo gli occhi  e ascolto la mia interiorità. Apro i cassetti e rivivo emozioni...una vecchia tovaglia, un regalo, fotografie, lettere, cartoline...tanti ricordi che magicamente mi avvolgono in un caloroso abbraccio. Sto riscoprendo il valore delle cose semplici. Fare una torta, cucinare, scrivere, ascoltare, osservare e riposare. Attività che non conoscevo più da anni. L’odore delle pagine di un vecchio libro mi fa rivivere momenti lontani ma profondi. Fino pochi giorni fa non ricordavo nemmeno il sapore del cibo. Ero coinvolta (come tanti), in un meccanismo contorto, malsano, in cui si lavorava in pausa pranzo, si mangiucchiava in piedi. La domenica era una corsa esasperata per fare tutto in fretta poiché pomeriggio bisognava lavorare. Non conoscevo più il valore degli oggetti, degli affetti. Avevo solo fretta! Ora mi osservo. Mi ascolto. Anche se di tanto in tanto dal mio inconscio bussa l’angoscia che mi trasmetteva quella bimba vietnamita, ma anziché nascondermi, cerco di tirare fuori il meglio di me, perché sono convinta che questa esperienza mi renderà più forte. 

Il mio appello è di osservarvi, guardarvi negli occhi. Cantate, piangete, riparate qualcosa di rotto,  liberatevi del superfluo, date sfogo alla vostra creatività, telefonate ad un vecchio amico. Sorridete, respirate profondamente e credete in voi. Cogliete da questa tremenda esperienza l’opportunità per cambiare azioni e pensieri nella vostra vita. Abbiate fiducia. La storia insegna che dopo ogni guerra si riparte da zero,  si sviluppa l’ingegno per ricostruire e migliorarsi. In questi momenti bui, non pensate “agli occhi della bambina vietnamita”...date valore a ciò che ci è rimasto per dar vita ad un futuro migliore. 

La cosa che mi manca di più? Lo sguardo di mia mamma che pochi giorni fa ha compiuto 78 anni in solitudine. Ma sono felice perché c’è ancora, sta bene, si fa forza e combatte come tutti per uscirne il prima possibile. Lei ha vissuto gli ultimi anni della guerra ed ha contribuito alla ricostruzione e allo sviluppo del nostro paese senza avere nulla! Oggi il futuro è nelle nostre mani...restiamo uniti per ripartire insieme con entusiasmo e nuove idee sperando che questa esperienza serva a renderci persone migliori.

Francesca Buda

La vita ai tempi del Coronavirus - Il diario dei nostri lettori

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