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Cronaca

La banda specializzata svuotava i parcometri per reinvestire il denaro in droga

Avevano imperversato in tutto il Nord Italia, colpendo anche a Cesena, Rimini e Ravenna. Per questo con un nuovo provvedimento l'autorità giudiziaria resta in carcere la banda dei parcometri

Avevano imperversato in tutto il Nord Italia, colpendo anche a Cesena, Rimini e Ravenna. Per questo con un nuovo provvedimento l'autorità giudiziaria ha prolungato la "permanenza in carcere" di una banda specializzata nei furti ai danni dei parchimetri. Spiccoli che, poi, messi tutti assieme spiaccioli nno sono, se è vero - come ipotizzano gli inquirenti - che la banda avrebbe raccolto circa centomila euro. Per i carabinieri mettevano da parte un capitale che, non appena possibile, veniva reinvestito nel traffico di sostanze stupefacenti. Un affare che nel 2017 ha fruttato 100mila euro per 56 colpi messi a segno in gran parte nelle Marche e in Romagna. Non hanno fatto in tempo ad essere scarcerati e ritornare in Romania perché venerdì mattina i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Osimo sono andati al carcere di Ancona Montacuto notificando l’ordinanza di custodia cautelare in carcere ai tre tutti rumeni: uno di 34 anni residente in Spagna e senza fissa dimora in Italia considerato il capo banda e i due cugini entrambi di 24 anni. Sono tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata ai furti aggravati continuato in concorso ai danni di parcometri, con varie aggravanti tra cui la violenza sulle cose esposte per necessità alla pubblica fede. Ora però è ancora caccia ad un quarto uomo considerato parte della banda  e attualmente in fuga. 

L’arresto e l’avvio dell’Operazione Parcometro

I  tre erano già in carcere proprio a seguito di un arresto in flagranza effettuato lo scorso 30 ottobre proprio dagli stessi Carabinieri di Osimo che, guidati dal comandante Raffaele Conforti e sotto la direzione del Luogotenente Luciano Almiento, inseguirono e arrestarono la gang  dopo un furto alle colonnine del parcometro di viale Trieste e in via Morbiducci a Macerata, in cui portarono via circa 5mila euro. I 3 tentarono di fuggire a folle velocità bordo di una Audi A6 di colore verde metallizzato con targa bulgara, fino a quando i militari non li bloccarono all’ingresso del casello A14 di Civitanova Marche. In quell’occasione i 3 finirono in carcere mentre gli investigatori hanno proseguito le indagini, coordinati dal pm titolare Daniele Paci, arrivando a ricostruire tutta una serie di furti pregressi, ma anche l’importante rete di connazionali presenti tra Ancona e Giulianova sui quali si appoggiavano per mettere a segno i furti e poi scomparire dai radar degli inquirenti. 

Le indagini e la rete dei connazionali per il supporto logistico 

Sono stati poi gli uomini del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Osimo ad individuare la targa dell’auto sospetta, dando finalmente un volto ai componenti di quella che ormai era chiaro non essere più un semplice gruppetto di ladri, ma una vera e propria associazione di professionisti dal sistema collaudato, al punto da mettere a segno in tutto 56 colpi nei quali ogni volta venivano depredati dai 2 ai 4 parchimetri. Numeri contestati dalla Procura di Ancona che ha spostato le indagini in gran parte del CentroNord Italia e precisamente nei comuni delle province di Ancona, Macerata, Ascoli Piceno, Pesaro, Rimini, Livorno, Forlì-Cesena, Teramo, Brescia, Genova, Verona, Firenze, Lucca, Ravenna. E se in un primo momento la banda proveniente da Galati era solita fare viaggi ad hoc per commettere furti in Italia, in realtà il sistema è diventato sempre più standardizzato, potendo puntare anche sul sostegno di una fitta rete di connazionali e parenti presenti tra Ancona e la provincia di Teramo dove, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, c’era non solo chi dava ai banditi un sostegno logistico, ma chi di fatto aveva operato da basista per pianificare i colpi. Così facevano soldi da reinvestire nel traffico di cocaina e fumo e moltiplicare così il giro di affari. 

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