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Jovanotti si racconta al Bonci: sfrenato sul palco, meditativo nella vita privata

Bonci strapieno per la splendida lezione sulle parole e il loro valore al primo incontro di "Ciò che ci rende umani" del Teatro Valdoca

Bonci strapieno per la splendida lezione sulle parole e il loro valore al primo incontro di "Ciò che ci rende umani" del Teatro Valdoca. Protagonisti la poetessa cesenate Mariangela Gualtieri e il vulcanico Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti che, da grande estimatore della poesia contemporanea e del lavoro di Mariangela (tanto da volerla pubblicare nella sua rivista culturale), ha confessato di essere molto silenzioso e anche meditativo nella sua vita privata. Tutto il contrario di quello che è sul palco, dove ritmo, suono e velocità, fanno da padroni. 

Il dialogo è stato piacevole e profondo, arrivando a toccare temi importanti come Mariangela fa normalmente nella sua poesia, ma anche alleggerito dall'occhio innocente e scanzonato, comunque sempre rispettoso, con cui Jovanotti ha parlato della poesia.  "Viviamo entrambi la parola - ha detto Jovanotti - ma in due posti diversi. Io in una roulotte e tu in un castello". 
In una simpatica intervista che Lorenzo ha improvvisato a Mariangela si è parlato della differenza tra scrivere una canzone e scrivere poesie, e di come le due cose non possano stare insieme. 

"Il rischio quando scrivo una canzone e mi accorgo che assomiglia a una poesia - ha continuato Jovanotti - è diventare poetico ed è quello che non voglio. La poesia ha un diverso fine. Io non parto mai dai significati quando compongo un brano, parto dai suoni. E ho la presunzione di pensare che nei suoni ci siano già i significati. Una poesia è un'altra cosa, ha una musicalità intrinseca che nessuna musica può aggiungere nulla".

Ma poi sul palco Jovanotti ha tentato un esperimento provando a creare un'armonia a due poesie di Mariangela. all'applauso del pubblico e la commozione di Mariangela, l'esperimento è riuscito alla grande. Quando hai iniziato a scrivere poesie?, ha chiesto Jovanotti veramente incuriosito alla poetessa cesenate. "Avevo 7 o 8 anni e tenevo un librettino dove scrivevo versi - ha raccontato Mariangela - un giorno arrivò un'amica di mia sorella che lo vide e lo aprì e mi chiese perché scrivessi tutte quelle sciocchezze. Ho smesso. A 40 anni ho ripreso e ora sono qui". "Sì perché la poesia è nutrimento - le fa eco Jovanotti - ci cambia, ci rende diversi. Vediamo cose diverse dopo esserci emozionati con una poesia. E' un po' come quando al liceo lessi la Pentecoste di Manzoni. A me piacque moltissimo. E lo dissi ai miei compagni che, ovviamente, mi risposero con un buuuu.... Io cercai di farglielo capire che era troppo figa, che spaccava, ma nulla. Se andate a leggervela, alla fine, vedrete la luce in modo diverso". 

In conclusione dal bell'incontro tra due persone apparentemente così lontane, lui veloce, rapper, gigante quasi mai composto che fende l'aria con una vitalità infantile; lei, silenziosa, semplice e sobria, quasi giapponese, ogni gesto significa, ogni ruga è un solco scavato nel profondo dell'animo, è nato qualcosa di unico e particolare come solo l'autenticità che sta a monte delle parole sa fare. Quel soffio che dà vita alla poesia e che ci fa dire, con le parole di Mariangela Gualtieri "Bello mondo. Ringraziare desidero". 

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