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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Io riattivo il lavoro, firmano in 100mila per dire no alle mafie

Io riattivo il lavoro ha fatto scorpacciata di adesioni; la campagna puntava a raccoglierne oltre50mila per portare in discussione una legge di iniziativa popolare. Ma ne ha ottenute il doppio anche grazie alla spinta delle realtà romagnole

Io riattivo il lavoro ha fatto scorpacciata di adesioni; la campagna puntava a raccoglierne oltre50mila per portare in discussione una legge di iniziativa popolare. Ma ne ha ottenute il doppio anche grazie alla spinta delle realtà romagnole e cesenaticensi che hanno portato un contributo di 1633 adesioni. Segno che l'iniziativa promossa da Cgil, Libera, Arci, Acli, Sos impresa, Avviso pubblico, LegaCoop e Pio la Torre onlus ha fatto breccia.

Al centro dell'appello ci sono le aziende confiscate alla malavita i cui dipendenti restano al 90% senza lavoro. La volontà del comitato e delle realtà che patrocinano l'iniziativa è quella di far sì che i dipendenti possano godere degli ammortizzatori e che si possano costituire ad esempio in una cooperativa per continuare l'impresa. Il tutto in una proposta che si fonda su dieci articoli.

«Il nostro impegno – ha spiegato Lidia Capriotti della Cgil - è quello di ribadire la centralità del lavoro per limitare e sconfiggere la criminalità organizzata». Ma c'è anche la consapevolezza che le attività che affrontano la crisi sono tentate ad avvicinarsi alla malavita vedi il caso del recupero crediti. Come funziona lo aveva spiegato bene Piergiorgio Morosini, un magistrato che si oppone alla mafia dove è ben radicata, nel suo incontro a Cesena. Gli imprenditori si affidano ai malavitosi per riscuotere il denaro che vantano nei confronti di terzi. Ma così facendo entrano in una spirale spesso senza uscita in cui l'epilogo è il solito: la ditta passa nelle mani di chi si è presentato alla porta con l'intenzione di aiutare a recuperare il denaro.

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