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Cronaca

Roberto Mercadini: "Da ingegnere informatico ad artista? E' ciò che dovevo fare su questa Terra"

Da ingegnere ad attore il passo è breve. A ricordarcelo è Roberto Mercadini, uno dei personaggi cesenati più interessanti e originali degli ultimi anni

Da ingegnere ad attore il passo è breve. A ricordarcelo è Roberto Mercadini, uno dei personaggi cesenati più interessanti e originali degli ultimi anni. Un ragazzone che anni fa si divertiva sui palchi della Romagna ad affabulare grandi e piccini con i romanzi di Melville, riuscendo a rendere spassoso anche l'inizio del mondo o la vita di una zanzara, e che ora, invece, si trova a calcare i palchi di tutta Italia, con appuntamenti fissati già per i mesi a venire. Tra poche settimane, tra l'altro, uscirà il suo libro con Rizzoli, un libro che già ha ottime premesse perché parla della storia perfetta degli sbagli... E, per rendere l'idea di chi è Roberto Mercadini e di come è alta la sua considerazione anche a livello nazionale, è stata la casa editrice a contattarlo, non lui a proporre il suo libro. Insomma un cesenate, di 40 anni tondi tondi, di cui andare più che fieri.  


Roberto tu sei un ingegnere. Cosa c'è dei tuoi studi nei tuoi spettacoli?
"Sì, ho una laurea in ingegneria elettronica e ho lavorato dieci anni come informatico. Credo che nei miei spettacoli ci sia la razionalità e il metodo tipico dell'ingegnere. Tento di partire sempre dai dati scientifici, dai fatti storici ecc. E poi di procedere in modo consequenziale, ordinato. Se un monologo ha una struttura logica forte è più facile per me ricordarlo, ma è anche più facile per lo spettatore seguirlo ed esserne catturato".


Se non sbaglio qualche anno fa hai lasciato la tua professione iniziale per dedicarti solo all'altra tua professione, di intrattenitore, scrittore, attore...Tanto coraggio. Come sta andando e lo rifaresti? 

"In realtà non mi sento coraggioso. Anzi, di carattere sono ansioso, insicuro, pieno di dubbi. Ma il fatto è che quando ti è assolutamente chiaro quale sia la tua strada, quando sei certo di quale sia la tua vocazione, tutte le paure, le ansie e le debolezze scompaiono. Non si tratta di avere coraggio, si tratta di fare il proprio dovere, di fare ciò che bisogna fare. Insomma, uno, ad un certo punto della vita, deve decidere cosa è venuto a fare su questa Terra. E quando lo ha deciso, non c'è più ansia o insicurezza che tenga. Mi viene spesso in mente una frase di Benazir Bhutto che dice, più o meno: "Finché resta nel porto, una nave è al sicuro. Ma non è per questo che le navi vengono costruite!". Ecco, io la penso così. Comunque sì, sta andando molto bene. Persino oltre le mie aspettative. Sto per pubblicare un romanzo con Rizzoli. Ed ho già un secondo contratto con questa casa editrice, In più il Teatro Stabile d'Abruzzo, il cui nuovo direttore è Simone Cristicchi, produrrà il mio nuovo spettacolo".


Quanto impieghi a scrivere un nuovo spettacolo? 

"Questa è una domanda che mi hanno fatto più volte e a cui io stranamente non so rispondere. Il fatto è che lo spettacolo mi viene commissionato sempre con diversi mesi di anticipo. Ma io, anche a causa degli altri impegni, ci lavoro in modo discontinuo. All'inizio, magari, comincio a documentarmi sul soggetto con qualche lettura. Poi, mano a mano che la data del debutto si avvicina, le energie si concentrano. Negli ultimi giorni spesso ci lavoro in modo incessante, facendo anche le tre o le quattro di notte. Per il nuovo spettacolo, la produzione del Teatro Stabile d'Abruzzo, però ho deciso di fare le cose in modo meno ansiogeno. Per questo, da qui al debutto, non accetterò commissioni per la scrittura di altri monologhi. Mi voglio dedicare a quello in modo esclusivo".

Quanti ne hai fatti finora? E qual è il più richiesto o i più richiesti. Le tue maggiori soddisfazioni durante gli spettacoli.

"Se li conto tutti sono ventitrè. Quelli che sono più richiesti sono il monologo sulla Bibbia che si chiama "Fuoco nero su fuoco bianco", il monologo su ecologia ed economia "Noi siamo il suolo, noi siamo la terra" (che ha girato l'Italia soprattutto grazie alla collaborazione con Banca Etica) e "Felicità for dummies". La mia più grande soddisfazione è sentire il pubblico ridere per cose alte e intelligenti. Per esempio, vedere le persone con i lacrimoni agli occhi e piegati in due quando faccio il mio monologo sull'Orlando Furioso è una cosa stupenda. Un'altra soddisfazione enorme è quando faccio un monologo che tratta di un tema specifico, magari delicato, magari anche tecnico e ricevo l'approvazione dei diretti interessati. Per esempio quando faccio il mio monologo sulla disabilità e ricevo i complimenti dal operatori del settore o dai genitori di una persona con disabilità, o dalla stessa persona con disabilità.
Una volta, stavo facendo il mio monologo sull'immigrazione, un signore senegalese non è riuscito a trattenersi: è salito sul palco per stringermi la mano. È stata una soddisfazione enorme".

Quanto conta essere romagnolo? 

"Ah sì... poi, naturalmente, c'è "Rapsodie romagnole", il mio monologo sulla Romagna e i romagnoli che nella nostra terra ha avuto tante repliche.  Ma, a parte "Rapsodie romagnole", tutto dedicato alla nostra terra, io penso di essere sempre molto "romagnolo" nella mia attività artistica. Cito due elementi. I romagnoli sono stati capaci di fare tantissimo partendo da zero. Pensiamo all'industria del turismo. Per decenni è stata la più florida d'Italia. Eppure la rivera adriatica ha un mare assai meno invitante di quello della Liguria, delle Marche, della Sicilia, della Sardegna ecc. Molti albergatori da noi hanno cominciato a fare gli albergatori senza neanche avere un albergo: tutta la famiglia si trasferiva per qualche mese a dormire in garage e affittava le camere da letto ai turisti. Ecco, io nel mio piccolo, ho cominciato a fare con niente. Ho fatto teatro senza avere una compagnia, senza un'agente che mi procurasse le date, senza essere nel circuito ufficiale, senza finanziamenti, senza scenografie, senza costumi, senza cambi luce, senza oggetti di scena, senza un regista che mi guidasse. Insomma, senza niente di niente. Solo il mio corpo e la mia voce. Ho fatto lavorando, più che potevo, meglio che potevo. Fine. In questo mi sento molto romagnolo. Il secondo fatto è legato al Rinascimento. Ezra Pound sosteneva che la Romagna è il luogo dove è nato il Rinascimento, dove è avventa la sua alba, dove ha scaturito il primo, timido, bagliore. Ecco io mi sento un po' "rinascimentale" perché lavoro su commissione, come un artista/artigiano del XV secolo. E perché tento di partire sempre dalla cultura, e di mescolare la cultura scientifica con quella umanistica".


Dov'è il posto più lontano dove ti sei esibito, il posto più bello, il posto che ti ha accolto con un calore inaspettato, il posto dove sarebbe un sogno esibirti 

"Mah, sono esibito un po' in tutta Italia, da Bolzano a Foggia. Anzi, a dirla tutta, una volta sono andato persino in una caffetteria italiana in Lussemburgo. I posti belli, anzi bellissimi, sono molti. A me piacciono tutti i teatri, nella loro diversità: quelli classici all'italiana, ma anche quelli moderni. Dovessi citare un teatro, citerei il Teatro delle Moline a Bologna. È un posto piccolissimo. Tutto dipinto di nero: pavimento, pareti, porte, tutto. Il palco è tutto il pavimento (realizzato con le tipiche tavole di legno dei palcoscenici). E il pubblico sta su una piccola gradinata sistemata sul pavimento-palco. È il sogno di ogni monologhista. E mi piacerebbe molto tornarci".

Ultimo libro con Rizzoli, due righe per spiegare di cosa si tratta (La storia perfetta di un errore), e come ti è venuto in mente. Quando sarà in libreria?

"Sarà in libreria il 5 giugno. Rizzoli mi ha contattato proponendomi un contratto. E io ho accettato con entusiasmo. Sono partito da un mio monologo in cui racconto errori, sbagli, difficoltà, sfortune che si sono rivelati fruttosi, occasioni di crescita. All'inizio il libro doveva essere uno sviluppo di questo mio monologo. Poi l'editor mi ha invitato a mettere tutte queste diverse storie dentro un'unica cornice narrativa. E così è nato il romanzo". 

Prossimi appuntamenti importanti? 

"Ne ho tantissimi e sono tutti scritti nel mio calendario, sul mio sito. Ma, dovendo citarne uno, tengo particolarmente alla prima presentazione del mio romanzo. Sarà il 9 giugno a Cesena, nel Chiostro di San Francesco, nell'ambito del festival letterario "La bellezza delle parole".
 

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