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Cronaca

Caso Teverini, le indagini aggrappate ad un brandello di biancheria intima

A quest'ultimo reperto si attaccano le indagini-bis sulla scomparsa di Manuela Teverini, datata ormai sedici anni fa

GLI INQUIRENTI SCAVANO – Il 10 e l'11 novembre la Squadra Mobile della Questura di Forlì ha dato il via ad uno scavo in un punto, nei pressi di un casolare disabitato, in cui i cani molecolari e il georadar hanno individuato alcune possibili tracce. Con un escavatore è stato realizzato un buco di circa una trentina di metri nel suo punto più largo, profondo 2-3 metri. Ore e ore di lavoro sotto una pioggia scrosciante per verificare quanto i cani specializzati avevano “fiutato”. Lo scavo è stato esteso nei pressi di una vasta sterpaglia. Inoltre erano state battute nuovamente alcune pertinenze della casa di Costante Alessandri. In un capannone adibito a ricovero agricolo, del fratello Franco, i detective guidati dal dirigente della Mobile Claudio Cagnini hanno ispezionato il terreno, mentre anche le abitazioni hanno ricevuto la “visita” della Scientifica della Polizia.

IL CASO - Le indagini rientrano nel dossier bis su Manuela Teverini. Era la notte tra il 5 e 6 aprile del 2000 quando Manuela Teverini, all’epoca 35 anni, scomparve nel nulla dalla sua casa di Capannaguzzo, frazione della campagna cesenate, dove viveva con la figlia di quattro anni e il marito Costante Alessandri. A distanza di 16 anni, la Procura ha deciso di riaprire il caso per cercare il corpo della donna, dichiarata morta dal Tribunale di Forlì nel marzo scorso. La donna si stava separando dal marito, che agli inquirenti riferì che la sera del 5 aprile si addormentò accanto alla figlia. Quando la mattina si svegliò, non trovo Manuela in camera. Il letto era intatto e in casa non mancava nulla. Nel garage però non c'era l'auto. 

“Ho pensato fosse scappata, come spesso aveva minacciato di fare, visto che la sera prima avevamo avuto una discussione” dichiarò Alessandri. Poche ore dopo, però, uno dei fratelli di Manuela Teverini trovo la sua Fiat parcheggiata vicino alla stazione di Cesena. E di Manuela, da quella sera del 5 aprile, nessuna notizia. Nel dicembre 2002 il marito fu arrestato per omicidio e occultamento di cadavere. Fu condotto in carcere a Forlì dove rimase per circa un mese. In un’intercettazione parlò dell’omicidio della moglie con la prostituta che frequentava: ma davanti agli investigatori disse che lo aveva fatto per provocarli, visto che sapeva di essere intercettato. Ad aggravare la posizione del marito la presenza di un’assicurazione sulla vita stipulata da Manuela poco prima. Venne però scarcerato in quanto gli esiti sulla ricerca del cadavere nei pressi dell’abitazione di Capannaguzzo diedero esito negativo.

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