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Cronaca Cesenatico

Il Covid fa viaggiare gli alberghieri su due binari diversi: c'è chi è costretto ai laboratori a distanza

Uno tra questi lo Ial (Istituto alberghiero altamente professionalizzante) di Cesenatico, dove si impara a diventare cuochi, camerieri e addetti alla ristorazione in genere

Non basta un tutorial per diventare un buono chef. Ne sanno qualcosa i ragazzi che hanno intrapreso questo tipo di studi e ora si trovano a non poter frequentare più i corsi dal vivo, quelli che, davanti ai fornelli, lasciano l'ampia possibilità di sperimentare e mettersi alla prova, insegnando il mestiere e tutti i suoi segreti. E' il caso degli istituti professionali regionali o di formazione provinciale che in questo momento hanno un regolamento più rigido di quello dello Stato. Ovvero le scuole statali superiori, tutte in didattica a distanza per la parte teorica, permettono la presenza degli studenti ai laboratori; mentre la Regione e gli istituti provinciali no, non è prevista la presenza nemmeno per i laboratori.

Uno tra questi lo Ial (Istituto alberghiero altamente professionalizzante) di Cesenatico, dove si impara a diventare cuochi, camerieri e addetti alla ristorazione in genere. Fortunatamente qualche studente dello Ial si salva perché, come è stato spiegato dalla scuola, chi è in convitto, ovvero chi ha scelto la formula della permanenza in istituto, ha il permesso di accedere ai laboratori in presenza. Chi, invece, frequenta la scuola solo per le lezioni non è più ammesso a frequentarli, fa solo didattica a distanza. E i laboratori a distanza servono veramente a poco per chi deve imparare un mestiere e ha il diritto di provare e riprovare, di sbagliare e sperimentare. Come detto, invece, è diverso, il discorso per gli istituti Statali che aprono le porte agli studenti solo per i laboratori. All'istituto alberghiero Artusi di Forlimpopoli, sostanzialmente il corrispettivo a livello di materie dello Ial, nonostante la didattica a distanza come da Dpcm, la scuola resta viva perché le attività di laboratorio continuano a svolgersi in presenza, sempre nel rigido rispetto dei protocolli di sicurezza anti-contagio. Tra l'altro l'Artusi ha potuto permettersi di continuare a portare i suoi studenti in presenza in virtù anche degli ingenti investimenti intrapresi per il reperimento di nuovi spazi didattici extra scolastici e grazie al ricorso ai doppi turni.

I professori hanno effettuato un lavoro di rimodulazione oraria che ha consentito di garantire le attività di laboratorio per tutti gli studenti. A ringraziare di questo sforzo sono anche le famiglie che, al contrario, protestano quando vedono che i loro figli, impegnati in attività professionalizzanti come il cuoco, l'elettricista, il falegname o il meccanico, non possono più frequentare i laboratori in presenza. Il problema è concreto e reale. E la Regione dovrebbe affrontare al più presto il fatto che, in questo momento, ci sono scuole che stanno viaggiando su due binari diversi e, tra l'altro, proprio quelle che dovrebbero formare sul campo futuri professionisti dei vari mestieri sono le più penalizzate. 

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