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Cronaca

I volontari fanno squadra con un unico "Centro di servizio della Romagna"

I Centri di Servizio per il Volontariato della Romagna (Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna) hanno iniziato un percorso di adeguamento alla nuova normativa che prevede un solo Csv ogni milione di abitanti

Con l’entrata in vigore del Codice del Terzo settore, anche i Centri di Servizio per il Volontariato (Csv) della Romagna (Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna) hanno iniziato un percorso di adeguamento alla nuova normativa che prevede un solo Csv ogni milione di abitanti. Tra pochi mesi esisterà il Csv unico della Romagna. Gli attuali enti gestori si stanno interrogando su forme e servizi per meglio rispondere alle esigenze dei territori rispettando al contempo le prescrizioni del nuovo Codice. È, infatti, in fase di registrazione il decreto ministeriale che determina la nascita dell’Organismo nazionale di controllo (Onc), la fondazione che guiderà tutto il processo di riorganizzazione del sistema dei Csv, definendone anche il numero regione per regione.

"I Centri di Servizio, previsti dalla legge 266 del 1991, hanno svolto in questi vent’anni di attività un’importante funzione di sostegno al volontariato, diventando veri e propri punti di riferimento per il mondo associazionistico - spiega Denise Camorani, Direttore Per gli altri – Csv di Ravenna - Ora i tempi sono cambiati e anche all’interno dei singoli Centri si è attivato un percorso di riflessione per meglio rispondere ai bisogni emergenti e alla delineazione del nuovo contesto sociale, partendo da alcuni punti fermi. In primis la volontà di garantire la territorialità politica e operativa, valorizzando il contatto diretto e capillare sviluppatosi localmente, anche nel processo di accentramento di alcune importanti funzioni. Per questo motivo il progetto Csv Romagna prevede la conferma di tutti gli attuali punti di accesso ai servizi, conservando la qualità delle prestazioni erogate e, quindi, valorizzando le risorse umane. Non solo: si punta a un altissimo grado di rappresentatività della base sociale rispetto all’universo delle associazioni romagnole. Il primo passo in questa direzione, già compiuto dagli enti gestori i Csv nelle tre province, è stato l’adeguamento dello statuto sociale a fine 2017. Pur mantenendo la qualifica di organizzazioni di volontariato (Odv), la principale novità riguarda l’apertura della base associativa ad altri enti del terzo settore, con la presenza maggioritaria delle Odv. Una particolare attenzione è posta sulle associazioni di promozione sociale (Aps), così come previsto dalla nuova legislazione. Già negli anni passati, le Aps sono state importanti interlocutori e beneficiari dei servizi erogati dai tre Centri, grazie alla stipula di convenzioni, accordi e intese con gli enti istituzionali. Ora, però, a tutti gli effetti destinatarie dei servizi, diventano vere e proprie protagoniste in questo percorso di ridefinizione identitaria. Per questo sono invitate da subito a rivolgersi agli sportelli dei Csv romagnoli per utilizzare l’ampia gamma di servizi a loro disposizione".

"Altro aspetto rilevante tenuto in considerazione - prosegue Camorani - è stata l’area geografica di intervento: la Romagna. I tre Csv, consapevoli dei vincoli e delle opportunità normative di organizzare i servizi per aree geografiche, hanno avviato un percorso di confronto per garantire la qualità e l’uniformità di servizi ma anche le singole peculiarità, in continuità con la preziosa esperienza maturata. Si tratta di un territorio variegato con 74 Comuni e 1.125.776 abitanti (dati Istat aprile 2012), che, solo facendo riferimento alle organizzazioni di volontariato e alle associazioni di promozione sociale iscritte al registro, conta un potenziale di più di 1800 organizzazioni beneficiarie dei servizi. Il progetto Csv Romagna è quindi un percorso ambizioso, ricco di stimoli, che coinvolge tutto il mondo associazionistico. Un traguardo che richiederà il superamento di ostacoli, ma che aprirà a nuove opportunità, in cui è fondamentale il coinvolgimento e la partecipazione di tutti".

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