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Cronaca

Cura dimagrante per la giunta regionale: massimo 10 assessori

Dalla prossima legislatura, la decima, il numero degli assessori della Regione Emilia-Romagna sarà ridotto dagli attuali dodici a un massimo di dieci. Lo ha stabilito l'Assemblea legislativa, votando all'unanimità un progetto di legge di modifica statutaria, composto da un unico articolo

Dalla prossima legislatura, la decima, il numero degli assessori della Regione Emilia-Romagna sarà ridotto dagli attuali dodici a un massimo di dieci. Lo ha stabilito l’Assemblea legislativa, votando all’unanimità un progetto di legge di modifica statutaria, composto da un unico articolo, presentato dall’Ufficio di Presidenza.

Il testo - ha segnalato il relatore, Mario Mazzotti - completa gli adempimenti normativi previsti dal Decreto legislativo 174/2012, in cui sono contenute disposizioni per il rafforzamento del coordinamento della finanza pubblica. L’art.2 del decreto, in particolare, prevede una serie di misure per la riduzione dei costi della politica che le Regioni sono tenute a attuare. Il decreto sancisce che, a partire appunto dalla prossima legislatura, il numero massimo degli assessori regionali debba essere pari o inferiore a un quinto del numero dei componenti il Consiglio regionale. Essendo 50 i consiglieri regionali in Emilia-Romagna, il numero degli assessori non può essere superiore a 10.

L’attuale Statuto regionale (L.r. 13/2005, articolo 45) prevede invece che “il numero degli assessori non può essere inferiore a otto e superiore a dodici”. La mancata attuazione, entro l’8 giugno 2013, delle previsioni di legge contenute nel decreto comporterebbe “gravi conseguenze economiche e politico-istituzionali”, dal momento che l’adozione degli interventi di adeguamento normativo – ha sottolineato Mazzotti - “costituisce condizione per l’erogazione di una quota di contributi erariali pari all’80% dei trasferimenti a favore delle stesse Regioni (esclusi quelli per il Servizio sanitario nazionale e il trasporto pubblico locale)”.

E’ stato Andrea Pollastri (Pdl) a polarizzare il dibattito sul provvedimento, impiegando i venti minuti a disposizione, più i cinque di dichiarazione di voto, per ricordare che circa due anni fa un progetto di legge a propria firma (a cui si accompagnò quella di Giovanni Favia), pur di contenuto analogo a quello dell’Up, fu bocciato dalla maggioranza, che votò il non passaggio all’esame in Aula degli articoli, secondo le procedure previste dal Regolamento interno dell’Assemblea.

Pollastri, ricordando che il testo presentato allora “anticipava ciò che puntualmente si sta verificando oggi”, ha ripercorso il dibattito svoltosi due anni fa, puntualizzando che il proprio obiettivo non era solo quello della diminuzione dei costi, ma anche quello di una riorganizzazione più razionale delle deleghe, che, in ogni caso, si dovrà affrontare.

L’esponente del Pdl ha quindi respinto le accuse di strumentalizzazione che gli furono rivolte allora, solo perché – ha evidenziato - il testo veniva dai banchi dell’opposizione. Oggi mi prendo una piccola rivincita, - ha sentenziato Pollastri - perché la maggioranza arriva a questa decisione per un’imposizione dettata dalla norma nazionale, mentre se allora si fosse discusso il progetto da me presentato, avremmo potuto a ragione vantarci di essere i primi su questo tema.

Giovanni Favia (Misto) ha confermato la valenza della proposta presentata con Pollastri e il fatto che non ci fu la volontà di discuterla. Passando al progetto dell’Up, Favia ha lamentato che non sia immediatamente chiaro come avverrà questa riduzione, che egli pensa si possa tradurre in “meno assessori”, ma anche “meno direttori generali”. E’questo, infatti, uno dei temi al centro delle mie battaglie sui costi delle politica, mentre “altri hanno cambiato direzione a seconda di come tira il vento”.

Roberto Corradi (Lega nord), rispondendo a un passaggio di Favia, che stigmatizzava come il testo fosse stato presentato dall’Up e quindi non portasse la firma di altri consiglieri che lo avrebbero voluto controfirmare, ha ribadito che non si è trattato assolutamente di un atto di prevaricazione su iniziative legislative degli altri consiglieri, ma della risposta a un obbligo di legge.

In dichiarazione di voto, sono intervenuti: lo stesso Pollastri, Mauro Manfredini (Lega nord), che ha sottolineato come “nulla vieti che l’Aula preveda altre riduzioni”, Andrea Defranceschi (Mov5s), che avrebbe preferito che arrivasse in Aula un “provvedimento spontaneo” anziché un obbligo di legge, “deciso da altri in fretta e furia”, Liana Barbati (Idv), infine, che ha evidenziato come sia più importante sapere che la Giunta è sul territorio e ascolta i cittadini, che non quale sia il numero degli assessori: sì quindi al taglio dei costi della politica, ma non in un’ottica strumentale.

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