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Cronaca

Festa del Papà, "per alcuni padri è una festa dolorosa"

Un nostro lettore, che chiede l'anonimato (anche per la tutela dei suoi figli), ne trae spunto per una riflessione sul tema della paternità quando la “coppia scoppia”

Sabato è la Festa del papà. E un nostro lettore, che chiede l'anonimato (anche per la tutela dei suoi figli), ne trae spunto per una riflessione sul tema della paternità quando la “coppia scoppia”, già oggetto di manifestazioni in passato a Cesena con l'associazione “Genitori per sempre”. Spiega il lettore: “Oggi deve essere un giorno di festa per tutti i papà, un giorno speciale, in cui ogni papà deve sentirsi fiero, e tutelato, nel suo ruolo, ed amato dai propri figli. In questo giorno voglio fare gli auguri a tutti i padri. Ad ogni padre che, oggi come tutti i giorni, abbraccia i propri figli, ma soprattutto a tutti quei papà che non possono farlo, che non vedono, o non hanno visto, i figli per anni”.

“Ho visto e vissuto purtroppo sulla mia pelle situazioni di lesione dei diritti paterni e, soprattutto, dei diritti dei minori. Con relative forme subdole di allontanamento dei figli e di estraniamento da contesti familiari del tutto idonei e validi. Il tutto per le azioni strumentali di madri (o padri, viceversa) senza scrupoli che non esitano ad anteporre le mire e gli obbiettivi economici di una causa di separazione o divorzio davanti all’equilibrio psico-fisico dei bambini. “Ogni uomo in queste situazioni vive “una discesa all’inferno” e viene senza scrupolo scaraventato a terra e pestato come uno zerbino. Questi padri (o madri, ma sono ipotesi statisticamente minori) dopo il fallimento voluto o no di un matrimonio, si ritrovano soli ed oggetto di denunce come dei criminali, e per loro le uniche porte che si aprono sono quelle dei tribunali (se economicamente si ha la possibilità), altrimenti si rischia di trovarsi sotto processo per svariati mesi o anni o comunque vessati e allontanati dal contesto familiare e dai propri figli solo per semplici querele non ancora suffragate da udienza dibattimentale e da sentenza. Il problema è proprio questo, inutile nascondersi: basta una denuncia-querela, senza un dibattimento, per un allontanamento di figli e moglie dalla casa familiare e dal marito-padre. Marito-padre che d’ora in poi, nonostante le difese svolte dai legali nelle opportune sedi e addirittura nonostante le archiviazioni e nonostante vi sia un contesto molto dubbio in relazione ad alte richieste economiche da parte della moglie-madre, non vedrà più i figli per molto tempo. O li vedrà solo per poche ore settimanali ed in un luogo tutelato. Per una denuncia archiviata in indagini preliminari”.

“Con un comune che paga e sollecita un collocamento in casa protetta dei bambini, situazione tra l’altro costosissima, per oltre un anno senza alcuna oggettività. Purtroppo io sono la testimonianza che ci sono papà accusati falsamente di reati molto gravi, come stalking, maltrattamenti in famiglia, abusi sessuali verso i figli, sottrazione di minori, percosse, senza contare tutte le altre querele meno gravi. Le sole denunce ed accuse da parte dell’altro coniuge fanno, in alcuni comuni, scattare un regime di protezione verso i minori che sarebbe legittimo ma solo in presenza di dati oggettivi. Non di certificati medici che nulla accertano. Non di provvedimenti di archiviazione delle denunce presentate. Purtroppo la violenza di genere e contro le donne è in pericoloso aumento ma tale situazione non esimere gli operatori comunali, sociali, sanitari, giuridici da un attento vaglio delle prove a fondamento delle denunce. Ci sono, è bene dirlo a chiare lettere, molte denunce strumentali! Il mio è solo un caso tra tanti in Italia, ma è la testimonianza di una lesione importante dei miei diritti paterni, situazione ove diventa difficile vedere spiragli e dove rimani a guardare impotente i tuoi figli crescere lontano da te”.

“A causa di false accuse poi archiviate in indagini preliminari per quasi un anno ho visto i miei figli in ambiente protetto, un’ora a settimana, sotto la supervisione costante di un operatore. I miei figli sono stati collocati in una struttura protetta distaccati dal loro padre, spesso nonostante la loro volontà, e soprattutto anche oltre il periodo di conclusione positiva della vicenda penale. Il tutto, oltre al dolore e al rischio di perdere i figli, a “care”spese dei contribuenti. E’ una tortura senza confini, una violenza senza motivi che logora tutto di un colpo e rimane costante come una morsa che ti stritola sempre più. E’ una violenza senza termine e che segna il tuo essere, dove purtroppo alcuni non ne escono vivi, come quei padri che perdono il loro posto di lavoro per lo stress, vivono in auto, si lasciano andare a brutte strade o addirittura decidono di farsi del male. Bisogna farsi forza, credere in sé stessi, far valere i propri diritti di padre con buon senso, e pensare che solamente l’amore per i propri figli è la strada giusta. Ogni persona è diversa l’una dall’altra ed ogni caso è a sé. Ma le istituzioni non possono agire senza elementi oggettivi. Devono tutelare i bambini, ed è giusto, ma non è possibile che un padre sia condannato dai servizi sociali prima che da un tribunale, non si può essere convinti che la violenza sia solo sulle donne e che l’uomo sia sempre la bestia. In questi anni ho visto tante persone sorde che sentivano benissimo e tante persone cieche che vedevano molto bene”.

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