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Cronaca Cesenatico

Caso Pantani, la famiglia del Pirata si oppone all'archiviazione

La famiglia di Marco Pantani, tramite l’avvocato Antonio De Rensis, si oppone all'archiviazione presentata dalla Procura di Forlì

La speranza che il lavoro della magistratura continui. La famiglia di Marco Pantani, tramite l’avvocato Antonio De Rensis, si oppone all'archiviazione presentata dalla Procura di Forlì. La richiesta sarà valutata dal giudice per le indagini preliminari Monica Galassi. Nei giorni scorsi i titolari del fascicolo, il procuratore capo Sergio Sottani e il sostituto Lucia Spirito, avevano chiesto al giudice l'archiviazione dell'indagine per i reati di associazione a delinquere finalizzata a minacce, estorsione e frode sportiva.

A Forlì era stato riaperto il caso, archiviato a Trento: l'ipotesi era che di un complotto con lo scopo di alterare le analisi del sangue di Pantani a Madonna di Campiglio per poi escluderlo dal Giro d'Italia che stava dominando. Quella approfondita dalla Procura della città mercuriale è stata quindi più che altro una versione da consegnare alla storia e non alle aule di tribunale, dati gli anni che sono passati. 

Secondo il Procuratore capo Segio Sottani fu la camorra a fermare il "Pirata" il 5 giugno del 1999, alla vigilia della penultima tappa del Giro d'Italia, che prevedeva la scalata del Mortirolo. Secondo quanto scritto dal procuratore capo Sottani, "un clan camorristico minacciò un medico per costringerlo ad alterare il test e far risultare Pantani fuori norma".

Un controllo antidoping effettuato a Madonna di Campiglio trovò il pirata con un ematocrito al 51,9% contro il 50% consentito dalle norme dell'Uci, la federciclismo mondiale. Da quel momento cominciò la caduta del pirata conclusa con la sua morte, il 14 febbraio del 2004.

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