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Cronaca Mercato Saraceno

Divieto a stufe e caminetti, la valle del Savio: "Se volete spopolarci, ditelo"

Anche i quattro sindaci montani della valle del Savio, come già fatto da altri 6 sindaci dell'Appennino forlivese si scagliano contro la nuova direttiva regionale

Anche i quattro sindaci montani della valle del Savio, come già fatto da altri 6 sindaci dell'Appennino forlivese si scagliano contro la nuova direttiva regionale “Aria Pulita”, che vieta l’uso di camini e stufe non certificati nei Comuni al di sotto dei 300 metri di altitudine. Si dicono “furiosi” i quattro sindaci dell’Ambito Montano dell’Unione Valle Savio, Enrico Salvi (Verghereto), Marco Baccini (Bagno di Romagna), Enrico Cangini (Sarsina) e Monica Rossi Sindaco (Mercato Saraceno). Anche se la direttiva regionale riguarda solo i Comuni di Sarsina e Mercato, anche il Sindaco di Bagno di Romagna ed il Sindaco di Verghereto si uniscono alla protesta dei due colleghi coinvolti dal divieto per denunciare come i limiti imposti si pongano al di fuori di una logica territoriale e strategica e finiscano per penalizzare, ancora una volta, e ancora ingiustamente, le comunità della montagna.

Martedì pomeriggio, presso la regione Emilia Romagna si è tenuto un incontro tra l’assessore Gazzolo ed i Sindaci sulla questione alla quale hanno partecipato, in rappresentanza dell’ambito montano cesenate, i sindaci Enrico Cangini e Monica Rossi. 

Spiegano i sindaci della valle del Savio: “Abbiamo espresso all’unisono le preoccupazioni relativamente ad un provvedimento che, se attuato nella sua forma attuale, andrebbe ad incidere sui comportamenti quotidiani delle persone, soprattutto nelle realtà montane dove l’utilizzo di caminetti, stufe a legna e stufe a pellet è generalizzata. Non solo è un metodo di riscaldamento, ma l’uso del camino e della stufa  è una tradizione popolare viva, che ancora oggi segna un tratto dell’identità delle popolazioni di montagna. L’iniquità dell’applicazione di questo provvedimento emerge per di più se si considera che le realtà dei comuni montani è riconosciuta per la qualità dell’aria, la salubrità ambientale e la grande superficie boschiva e che semmai producono un apporto positivo all’ecosistema generale e non il contrario”.  

“Il carattere contraddittorio e ingiusto emerge poi anche in riferimento agli obiettivi della direttiva stessa. Condividiamo l’obiettivo strategico di abbattere l’inquinamento, ma se consideriamo che in montagna risiedono ormai una manciata di famiglie (a causa anche di queste politiche inique, come quella sui trasporti pubblici), il fenomeno dovrebbe essere combattuto partendo dalle realtà di pianura, ove si concentrano le maggiori produzioni di smog. Invece no, ancora una volta risultano danneggiati i cittadini di montagna, secondo una visione miope o talmente lucida nell’obiettivo di spopolare la montagna. Ma se così fosse, basterebbe dichiararlo e tutti sapremo come muoverci”. 

“Il parametro dei 300 metri di altitudine, se da un lato manifesta l’intento di voler tutelare una porzione di territorio, ovvero coloro che abitano in zone montane, dall’altro produce una discriminazione incomprensibile tra comuni limitrofi che appartengono allo stesso ambito ed anche tra cittadini dello stesso comune. Pertanto, in sede di confronto con l’assessore Gazzolo, abbiamo proposto di estendere l’esenzione da tale provvedimento a tutti i comuni classificati come montani e appartenuti alle ex comunità montane evitando così un ingiusto discrimine tra i cittadini. Infatti non si comprende quale possa essere la differenza tra un cittadino che vive in una casa posta a 299 metri di altitudine ed il vicino che vive nella via superiore a pochi metri di distanza”. 

“Ci teniamo comunque a rassicurare i cittadini sul fatto che, almeno per ora, non sono previste sanzioni all’interno della normativa. Questo è già un aspetto positivo. Però non ci limitiamo a questo ma chiediamo alla Regione Emilia Romagna di ritirare la delibera in questione e di rimodularla, esentando i comuni montani, che sarebbero doppiamente penalizzati poiché si potrebbe configurare anche un danno alla filiera del legno e quindi ad un comparto che fonda le radici proprio nei territori come i nostri”. 

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