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Cronaca

Un grande invaso sull'Appennino cesenate? Il Wwf attacca: "Si lavora già alla società"

“Non compete a Romagna Acque pianificare nuove fonti idriche bensì alla Regione con il suo piano di tutela delle acque, che non prevede alcunchè del genere né oggi, né in previsione"

Romagna Acque, la società delle fonti idriche di comuni romagnoli (che gestisce anche la diga di Ridracoli) e l'Autorità portuale di Ravenna metteranno le forze assieme per creare una società in house di ingegneria, la 'Acqua ingegneria Srl', a cui affidare la progettazione delle grandi opere che riguardano l'acqua, sia quelle marine al porto, sia quelle dell'acquedotto per il territorio romagnolo e l'entroterra. Tra queste opere anche un altro grande invaso di montagna, paragonabile per dimensione a Ridracoli? E' una delle ipotesi. A sollevare la protesta per la creazione di questa nuova società è il Wwf di Forlì-Cesena, secondo cui l'azione è preparatoria ad un piano di investimenti fino a 500 milioni di euro per realizzare 7 invasi di montagna. 

Il Wwf: “No a nuovi invasi”

Gli ambientalisti del Wwf osteggiano il piano. “Si tratta della vecchia idea dell'imperatore delle acque Giorgio Zanniboni, che diceva 'Un invaso per ogni rio', è una sua vecchia idea ripescata dopo 30-40 anni”, attacca il presidente Alberto Conti. Il Wwf contesta un progetto che “distrugge la  biodiversità”. “Si parla solo di PIL ma non di dell'inversione climatica che è già in atto e per il quale  l'approvvigionamento idrico va in crisi perché piove poco. Creare nuovi invasi per un cielo che non dà acqua è una baggianata, mentre si aggrava il problema a valle, con un rischio di desertificazione in pianura grazie a numerosi sbarramenti a monte”, continua l'esponente del Wwf Stefano Gotti. Le priorità dell'associazione del panda sono invece il risparmio della risorsa e il miglioramento delle reti per impedire la dispersione. In particolare nel mirino ci sarebbe una diga nella località Le Gualchiere, vicino a Bagno di Romagna, quest'ultima stimata in 18-20 milioni di metricubi d'acqua di capienza (Ridracoli ne ha 33 milioni, ndr), ma anche altri invasi più piccoli. Quelli già annunciati lo scorso dicembre da Romagna Acque come ipotesi di studio sono a Modigliana-Tredozio, Acquacheta (San Benedetto), Cella (Bidente-Rabbi). 

Ed ancora: “Non compete a Romagna Acque pianificare nuove fonti idriche bensì alla Regione con il suo piano di tutela delle acque, che non prevede alcunchè del genere né oggi, né in previsione.  Romagna Acque deve puntare a  razionalizzare l’utilizzo delle sue fonti , con le interconnessioni  idriche fra i vari territori di sua competenza ,  al  controllo  tecnologico a distanza di tutte le fonti sorgentizie, ed a  contribuire  al   mantenimento e salvaguardia della  copertura forestale, soprattutto lungo le fasce ripariali dei corsi d’acqua.  Per aumentare l’approvvigionamento idrico, la soluzione migliore è costituita dal riuso a fini irrigui delle acque reflue dei depuratori, riuso accreditato da  studi  scientifici approfonditi . La quota d’ acqua  corrispondente  del CER , così  non più   destinata a fini irrigui , e perciò dirottabile a fini idropotabili , consentirebbe di soddisfare ampiamente un fabbisogno  di molto superiore a quello soddisfacibile dagli invasi ipotizzati”.

Gli ambientalisti: “Nuova società nascosta nei cassetti”.

La critica viene mossa anche alla nuova società di ingegneria, giudicata un “azzardo a spese dei contribuenti,  uno sperpero, dato che per le progettazioni c'è già l'Agenzia del Demanio”. La memoria va inoltre ad una società precedente con funzioni simili, la “Alpina Acque, che venne liquidata da Romagna Acque con costi ingenti”, protestano gli ambientalisti. Lo scopo, per il Wwf, è “condizionare la Regione nel Piano di tutela delle acque con un progetto su cui l'assessore regionale Paola Gazzolo si è già detta contraria davanti alle associazioni ambientaliste”. Attacco anche all'iter, dato che la creazione della nuova società “è criptata, non c'è documentazione pubblica. Romagna Acque ha pubblicato sul proprio sito un avviso senza dare alcuna pubblicità, dando tempo fino al 16 febbraio, e quindi un termine già scaduto, per fare osservazioni”. Per il Wwf, insomma, si tratta “di una distorsione della democrazia: se ci sono progetti li si tiri fuori dai cassetti e si apra un dibattito pubblico”, spiega Conti, che protesta anche per un diniego di accesso agli atti. 

La replica: "Tutto alla luce del sole"

Toninò Bernabè, presidente di Romagna Acque, respinge però le accuse di scarsa trasparenza: “Nella sua realizzazione sono coinvolti 56 consigli comunali, tre province e tre holding, non è una decisione del consiglio di amministrazione, per altro è stata discussa nell'assemblea del 19 dicembre scorso, ci sono avvisi sul sito di Romagna Acque e i documenti sono a disposizione dei consiglieri comunali”. Acqua Ingegneria tecnicamente nasce come scorporo di Sapir Engeneering, da cui proverranno 9 ingegneri sui 17 previsti in pianta organica, mentre i rimanenti saranno scelti da graduatorie in vigore di Romagna Acque, trattandosi di una società in house. La sede sarà a Ravenna, nella sede stessa della Sapir. Porto di Ravenna e Romagna Acque intendono far confluire qui le progettazioni: “Già con le programmazione in vigore dei due enti sarebbe ampiamente in attivo – rileva Bernabè -. Ad essa, essendo una società in house, si potranno inoltre rivolgere anche i Comuni soci”. Un nuovo ente costoso? “Le progettazioni le paghiamo anche ora, affidandoci a consulenti esterni”.

Nuovi invasi in montagna? E' un'opzione

Lo scopo della società? “E' una società strumentale, di fatto già pronta a partire, per ridurre i tempi di progettazione. Attualmente da quando si pianifica un'opera a quando la si realizza passano 15 anni, possiamo provare a ridurre a 7 questi anni? Il cambiamento climatico è già in atto, possiamo programmare misure adeguate o dobbiamo trovarci di fronte alla gestione, ancora più costosa, delle emergenze, per poi dare la colpa, come sempre, a “chi c'era prima”? Si stima che nei prossimi anni la Romagna avrà un deficit di 20 milioni di metricubi d'acqua, vogliamo pensarci per tempo?”, sono le domande che pone Bernabè. Che sciorina un dato: “Quest'anno Ridracoli si è riempita di 13 miliioni di metri cubi d'acqua in 4 giorni a febbraio, poi non è arrivato più niente, ed ora per l'estate ne mancano ancora 13. Senza allarmismo, ma sono segnali”. Per cui, per il presidente di Romagna Acque la realizzazione di nuovi invasi non sono da scartare, nemmeno l'opportunità di realizzarne uno di grandi dimensioni, come avvenne con la diga di Ridracoli.

E contrattacca: “Il Wwf diffonde false notizie. Ci sono complessi studi in atto, in collaborazione con l'Università di Bologna, solo opzioni su cui devono decidere i sindaci. Non posso divulgarli fino a quando non li presento ai miei soci, i sindaci”, continua Bernabè, che sostiene che, però, non c'è niente di definito.  Da Romagna Acque si respinge inoltre la tesi di scarsa cura dell'esistente, come la “condotta Standiana-Forlimpopoli-Casone-Torre Pedrera, un progetto la cui prima fase prevede un intervento di 79,9 milioni”, che deve interconnettere la centrale di Monte Casale di Ridracoli con la rete del potabilizzatore di Ravenna. “Comuni come Tredozio e Modigliana, non serviti da Ridracoli, possono avere un bacino da 300mila metricubi d'acqua, da realizzare col Consorzio di Bonifica, che la può utilizzare anche a fini irrigui per le coltivazioni del kiwi”, spiega sempre Bernabè, mentre per i picchi estivi della parte sud della provincia di Rimini si sta pensando ad un'interconnessione con un bacino nelle Marche alimentato dal fiume Foglia.

“Ed infine, c'è poi una questione di qualità dell'acqua. L'acqua in rete è buonissima, con i processi di potabilizzazione, ma l'acqua raccolta in montagna, che tra l'altro viene immessa nell'acquedotto per caduta e genera energia pulita come l'idroelettrico, presa a monte delle zone antropizzate e degli spandimenti nei campi agricoli, non è meglio?”, chiude il presidente di Romagna Acque.

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