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Cronaca

I dati choc della Regione sulle persone Lgbtqi+, una su cinque ha subito aggressioni fisiche

Sono stati 1.125 i questionari raccolti, di cui 1.054 ritenuti validi (93,6%). Di questi: il 98,2% da persone di nazionalità italiana, l’88% residenti in Emilia-Romagna

Una persona su cinque ha dichiarato di aver subito aggressioni fisiche; una su due di aver ricevuto minacce o insulti e quasi tre su quattro sono state calunniate o derise. Sono i primi risultati emersi dall’indagine promossa dalla Regione e rivolta alle persone Lgbtqi+ per indagare sul fenomeno, spesso sommerso, delle discriminazioni e violenze determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere.

La ricerca si è svolta tra il 15 luglio e il 9 ottobre attraverso un questionario disponibile sul sito Parità della Regione, diffuso in collaborazione con le associazioni Lgbtqi+  dell’Emilia-Romagna. E rientra nell’ambito di un più ampio progetto che la Regione ha avviato nel 2021 in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia applicata (Fisppa) dell’Università degli Studi di Padova.

“Vogliamo rafforzare e sostenere con misure concrete la battaglia contro le discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale. E conoscere è il primo passo per mettere in campo politiche efficaci. Questa indagine ci fornisce un primo interessante spaccato che vogliamo approfondire con successive ulteriori elaborazioni - ha spiegato l’assessora regionale alle Pari opportunità Barbara Lori –. Ringrazio tutti coloro che hanno compilato il questionario, ripercorrendo un vissuto spesso doloroso, e  le associazioni che hanno contribuito a metterlo a punto e a diffonderlo”.

I sociologi Luca Trappolin e Paolo Gusmeroli dell’Università di Padova hanno sottolineato il valore del campione analizzato “quantitativamente importante e qualitativamente molto eterogeneo, ad esempio in termini di definizioni dell'identità. Cosa questa che ci permetterà di esplorare le violenze e le discriminazioni gettando luce sulle diverse forme in cui esse si manifestano”.

Sono stati 1.125 i questionari raccolti, di cui 1.054 ritenuti validi (93,6%). Di questi: il 98,2% da persone di nazionalità italiana, l’88% residenti in Emilia-Romagna e per la quasi totalità dei casi (99,2%) domiciliati nella nostra regione. Dei 1.054 questionari validi, il 47% è stato compilato da uomini (l’87,7%  dei quali si definisce gay, l’8,1% bisessuale , mentre il 4,1%  dichiara altre autodefinizioni); il 38,7% da donne (il 56,7%  delle quali si dichiara lesbica, il 25,6% bisessuali, mentre la percentuale che opta per altre  definizioni è del 17,2%). Il 14,3%  dei questionari validi raccolti  fa riferimento a persone  che si definiscono trans/non binarie.

Quella che viene diffusa oggi è solo una prima elaborazione dei dati raccolti attraverso i questionari. Le risposte fornite verranno infatti utilizzate per compiere un’analisi più dettagliata (con attenzione anche ad altri elementi quali l’età, il titolo di studio, la zona di residenza ecc.) che verrà diffusa tra gennaio e febbraio 2023.

L’impegno della Regione

In Emilia-Romagna è attivo dal 2021 un tavolo tecnico con funzioni di Osservatorio, previsto dalla “Legge regionale contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamenti sessuale o dall’identità di genere” (L.R. 15/2019). Composto da 34 persone - in rappresentanza dell’Agenzia regionale del lavoro, dell’Ufficio scolastico regionale, dei diversi servizi regionali e comunali, oltre alle associazioni Lgbtqi+ - il tavolo ha tre compiti: raccogliere dati, monitorare i fenomeni di violenza ed elaborare buone prassi.

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