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Cronaca

Cristina, 30 anni di misteri. 2 avvocati 'angeli custodi' di Marisa: "Ora basta, riaprire un caso che poteva essere risolto in 3 giorni"

A sostenere mamma Marisa, e non solo a livello legale, ci sono due avvocati che ostinatamente non si arrendono davanti ad un caso di "denegata giustizia". Di sicuro Cesena non ha dimenticato Cristina Golinucci

Cesena non ha dimenticato Cristina Golinucci, e non importa che siano passati 30 anni. Lo dimostra una Sala Sozzi di Palazzo del Capitano gremita in un sabato pomeriggio di fine estate. A sostenere mamma Marisa, e non solo a livello legale, ci sono due avvocati che ostinatamente non si arrendono davanti ad un caso di "denegata giustizia". Si capisce chiaramente che per loro il caso della ragazza di Ronta è diventato una missione, che va ben al di là della loro professione di legali. Sono Nicodemo Gentile e Barbara Iannuccelli, con la loro ars oratoria hanno intrattenuto per diverse ore i tanti cesenati presenti in sala. Il caso di Cristina è stranoto a Cesena, ma evidentemente i lati oscuri sono ancora tanti. Oggi la ragazza avrebbe 51 anni, ne aveva 21 quando è sparita nel nulla dopo essersi recata nel convento dei frati cappuccini, per incontrare il suo padre spirituale, Don Lino. "Proprio così, Cristina non stava andando in un night - ha sottolineato l'avvocato Gentile, presidente nazionale dell'associazione Penelope - andava dal suo confessore, capite quanto sono insidiose le scomparse?".

Gentile: "Dal 1974 ad oggi 70mila persone scomparse"

In pratica in questo momento c'è un'intera città di persone scomparse, "sono circa 70mila dal 1974 ad oggi - ha detto Gentile - mamma Marisa è la colonna portante di Penelope. Dovete pensare che un familiare scomparso è un qualcosa che può capitare a ciascuno di noi. Mi fa ridere quando sento 'ma io mia figlia la controllo con whatsapp'. L'associazione Penelope è nata nel 2002 in un hotel di Potenza su impulso di Gildo Claps, fratello della povera Elisa, scomparsa a 16 anni, e ritrovata morta nel 2010. Siamo piccoli, poveri, ma tanto molesti con le istituzioni".

Una messa per ricordare Cristina, 30 anni dopo

"Mamma ci vediamo stasera", è l'ultima frase detta da Cristina prima di sparire nel nulla. "I casi di omicidio senza cadavere - ha proseguito Gentile - non sono pochi. Penso a quello di Manuela Teverini dove però c'è un processo e una condanna, nel caso di Cristina non c'è un processo. Mettetevi in testa che l'indagine perfetta non esiste, l'avvocato Iannuccelli non si arrende dopo 30 anni perché troppe cose non tornano. E' vero che in un omicidio il cadavere parla, ma anche il mancato ritrovamento del cadavere parla. Perché una persona scompare? A dircelo è la sua vita, ma la sua vita va scandagliata. Cristina di colpo è evaporata, basta parlare di allontonamento volontario, quello che in gergo tecnico è il 'modello 45', quando ne sento parlare mi si accappona la pelle, mi pare di essere nel Medioevo. Nelle indagini ci vuole anche fortuna, una indagine può incontrare ostacoli, resistenze, e si tratta comunque di errori, così si arriva a un caso di denegata giustizia. Boke confessò in carcere a padre Lino di aver ucciso Cristina, ma il colloquio non fu intercettato, non entrò nel nastro dell'indagine. Ma come si fa a dire che Cristina scomparve volontariamente, non era depressa, non aveva nessun problema. E' evidente che ci fu una mano altrui o più mani, ma fu alzato un muro".

messa ricordo cristina golinucci giardino ronta-2

"Le prime 48 ore sono fondamentali - si è scaldato l'avvocato Gentile - se non raccolgono la vostra denuncia incatenatevi in caserma, non c'è niente da aspettare, la denuncia va raccolta subito, e bisogna iniziare ad indagare subito. Per Marisa trovare un resto di Cristina è la cosa più importante della vita".

Iannuccelli: "Riapertura del caso? Siamo molto ottimisti"

A rincarare la dose ci ha pensato l'avvocato Barbara Iannuccelli, che assiste legalemente Marisa Degli Angeli. "Ho conosciuto Marisa nel 2015 - mi sono subito appassionata a questo caso. Ho seguito le ore di trasmissioni televisive, le tante dichiarazioni di Marisa, le urla di Marisa. Quando sono andata in Procura mi aspettavo 20 faldoni, sono rimasta interdetta quando ho visto che c'era solo un faldone di un migliaio di pagine e una scatola con i diari della ragazza. Ho detto: 'Tutto qui?'". L'avvocato ad aprile 2022 ha chiesto di riaprire il caso affiancando mamma Marisa in questa battaglia: "La giustizia è un fatto tecnico, non può essere una vocazione, una richiesta a Dio. La persona offesa, in base al codice penale, può essere protagonista dell'indagine, non deve aspettare un bel niente. Marisa ha fatto del bene a tanti, ma non ha fatto del bene a se stessa perché 'aspettava'. A forza di aspettare sono passati 30 anni, questo caso si poteva risolvere in tre giorni", l'affondo dell'avvocato Iannuccelli.

"La giovane in macchina aveva i documenti del lavoro che doveva cominciare il giorno seguente - ha sbottato l'avvocato - ma quale allontamento volontario. Le prime dichiarazioni di Marisa sono entrate nel fascicolo di indagine nel 2022, e la sorella è stata sentita 18 anni dopo".

Il caso 'misterioso' dei due amanti nel parcheggio del convento

L'avvocato Iannuccelli ha proseguito il suo intervento chiedendosi il perchè il caso di Cristina non fu collegato in quel 1992 a quello di una ragazza che appena un mese dopo scomparve  a Cesena. La giovane fu poi purtroppo trovata morta e si parlo' di suicidio. "Un fatto successo un mese dopo la scomparsa di Cristina, nello stesso territorio e nella stessa cerchia di frequentazioni, ma i due casi non furono collegati. Invece nel 2010 il ritrovamento del corpo di Elisa Claps a Potenza bastò per riaprire il caso di Cristina. E nel 1992? Forse ci poteva essere un serial killer a Cesena? La verità è che non c'è stata linfa investigativa, i racconti di Marisa non sono mai entrati nel fascicolo di indagine".

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Poi i sospetti rilanciati su Emanuel Boke, che resta il principale sospettato della scomparsa della giovane di Ronta: "La sentenza della Corte di Appello di Bologna del 1995 che condanna il ragazzo di colore per violenza sessuale entra nel fascicolo sulla scomparsa di Cristina solo nel 2022. Perché il colloquio in carcere tra padre Lino e Boke non fu intercettato? Perché si negò quella intercettazione? Solo un anno dopo il frate uscirà allo scoperto andando dai Carabinieri e dicendo che Boke gli aveva confessato di aver ucciso la ragazza, che chiedeva perdono a Dio e che era stato una bestia. Un anno dopo c'è la brillante idea di rimandare il frate in carcere da Boke, e stavolta di intercettare la conversazione. 'Ti ho detto quello perché volevo uscire di qui' dirà Boke nel secondo incontro al frate. Non c'è stata nessuna ritrattazione - ha sottolineato l'avvocato Iannuccelli - l'alibi trentennale del ragazzo di colore è caduto, e finalmente potremo avere giustizia. Riapertura del caso? Siamo molto ottimisti. La confessione per noi non è stata ritrattata".

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