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Il Vidia, coi concerti fermi ormai da un anno, pubblica su Facebook la sua data di morte

Sulle pagine social del Vidia Club Cesena, locale che dal 1984 ha ospitato concerti live di respiro internazionale, da oggi appare un enorme punto interrogativo

Sulle pagine social del Vidia Club Cesena, locale che dal 1984 ha ospitato concerti live di respiro internazionale, da oggi appare un enorme punto interrogativo. Un enorme punto interrogativo che sintetizza la drammatica incertezza in cui stanno vivendo i live club e le sale concerto di tutta Italia, chiusi ormai da un anno a causa delle misure restrittive anticovid. L'iniziativa, a cui aderiscono novanta sale concerto italiane, di cui ventisette in Emilia Romagna, prevede anche ulteriori scritte dalla data di nascita del locale e la data 2021, a suggerire un possibile anno di chiusura e l'hastag #ultimoconcerto. Risalgono infatti a un anno fa i primi concerti rimandati con l'ingenuo proposito di recuperarli da lì a pochi mesi e invece, mai più recuperati. Mentra quell'hastag #ultimoconcerto lascia spazio a molte interpretazioni e sicuramente a un grande senso di angoscia e sgomento. Cosa significa? Che verrà fatto l'ultimo concerto? Oppure che c'è già stato l'ultimo concerto?

"Quando parliamo di live club - spiega Libero Cola, art director e manager degli eventi organizzati al Vidia - dobbiamo pensare anzitutto a un insieme di strutture da mantenere, a uno staff composto da numerose persone che investono energie e impegno costanti per offrire una proposta legata alla musica contemporanea di qualità, Parliamo di spazi che oggi si trovano in una situazione di assoluta emergenza, senza alcuna certezza sul futuro e sull'effettiva possibilità di poter superare questa lunghissima fase di crisi. Le sale concerto e i live club sono fucine di cultura. Luoghi che permettono ai musicisti di esprimersi, di creare e diffondere arte, di incontrare il pubblico". Tutti insieme questi locali si sono presi per mano per mandare un segnale aderendo a quella che a tutti gli effetti si intuisce essere una campagna di carattere nazionale: creando una mappa di punti interrogativi che costellano l'intero stivale.

"Per ora questi locali, nonostante il loro valore in termini di cultura, socialità e promozione, sono stati vergognosamente ignorati dai numerosi Dpcm che si sono susseguiti in questi mesi. Provvedimenti che hanno citato cinema e teatri, movida e discoteche, ma non hanno dedicato la dovuta attenzione a queste realtà che rischiano di scomparire", conclude.

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