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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Confesercenti in lutto, è morto l'ex partigiano e segretario per oltre 20 anni. Lattuca: "Un testimone del '900"

Dino Amadori nel periodo della guerra era stato partigiano e per questa attività patriottica fu anche incarcerato dal fascisti. Il ricordo della Confesercenti cesenate

Dino Amadori è morto oggi, mercoledì 25 gennaio, all'età di 98 anni, e nei prossimi giorni si svolgeranno in forma civile le esequi funebri. La Confesercenti lo ricorda con affetto in quanto Amadori è stato segretario Confesercenti per molto tempo, precisamente dal 1953 al 1975 e si può considerare come uno dei più importanti fondatori della attuale Confesercenti Cesenate.

Dino Amadori nel periodo della guerra era stato partigiano e per questa attività patriottica fu anche incarcerato dal fascisti. Ricorda in una nota la Confesercenti cesenate: "E' stato il primo segretario della allora Associazione piccoli commercianti del comprensorio cesenate, che in seguito nel 1981 si modificò in Confesercenti Cesenate. Nonostante siano passati molti anni, sono comunque molti i commercianti cesenati che lo ricordano con affetto e moltissimi sono i cesenati che lo ricordano sempre indaffarato e pronto alla battuta sia con gli amministratori pubblici, con i quali si confrontava sempre in difesa della categoria e sia con gli associati Confesercenti. Per la Confesercenti è stato un dirigente importante e di primo piano, che viene ricordato come il fondatore principale della Confesercenti che ha guidato per 22 anni in qualità di segretario. E’ sempre stato un dirigente apprezzato con molto attaccamento alla Confesercenti e per questi motivi la Confesercenti esprime il suo cordoglio e la vicinanza alla famiglia", il ricordo.

Il cordoglio del sindaco Lattuca

Il cordoglio del sindaco Enzo Lattuca: "La scomparsa di Dino Amadori ci addolora e ci stringe attorno alla sua famiglia e alla Confesercenti cesenate, che per lunghi anni ha rappresentato per lui una seconda casa. Tra i pilastri dell’Associazione di categoria, Amadori nel corso della sua instancabile attività si è speso per la sua città e per lo sviluppo del tessuto economico locale, rappresentando un fidato punto di riferimento per i piccoli commercianti e per il mondo dell’impresa. In più, così come riconosciuto dal nostro Comune nel 2016, e come raccontato nel suo libro “Da piccolo balilla a giovane partigiano”, Dino Amadori è stato per Cesena un importante testimone del novecento e, in particolare, della lotta partigiana che egli stesso portò avanti – sulle nostre colline – contro l’oppressione nazifascista. Lo ricorderemo con gratitudine e riconoscenza".

Il ricordo dell'Anpi

Anche la sezione Anpi di Cesena si unisce al cordoglio della famiglia e ne ricorda la partecipazione attiva alla lotta antifascista e alla Resistenza. "Dino - viene ricordato - è nato il 24 marzo 1924, la madre Pia, da cui ha preso il cognome, essendo ragazza madre. Nonostante le difficoltà riesce a diplomarsi alle scuole tecniche industriali e come operaio meccanico è assunto all’Arrigoni di Cesena dove, in breve, divenne antifascista. L’Arrigoni lavorava per rifornire i tedeschi per cui le sue prime azioni furono azioni di sabotaggio all’interno della fabbrica. Dopo l’8 settembre 1943 i soldati italiani fuggirono dalle caserme  e nella confusione generale Dino fu fra quelli che andarono a recuperare le armi abbandonate per portarle in montagna. La raccolta di armi continuò anche dopo l’occupazione tedesca (12 settembre 1943). Nel febbraio 1944, nonostante i tedeschi avessero proibito ogni forma di sciopero ed i fascisti si fossero riorganizzati con la creazione della Repubblica Sociale Italiana, Dino fu fra gli organizzatori degli scioperi all’interno dell’Arrigoni, che seguirono a quelli della Mangelli, della Becchi e di altre fabbriche forlivesi.  Il 7 marzo assieme ad altri compagni partì per la montagna, ma a causa di una spiata, quasi tutti furono catturati. Quel giorno, assieme a Dino, furono catturati Lunedei Nazario, Righi Francesco, Casadei Aldo, Marchesini Peppino, Ceccaroni  Derno, Imolesi Attilio, Maldini Giorgio, Benini Mario. Rimasero in prigione a Forlì per tre mesi e mezzo, in condizioni terribili e con l’incubo di continuo essere fucilati per rappresaglia. Cercò di scappare ma fu inutile. Dopo 135 giorni di prigione è prelevato per essere deportato in Germania, in un campo di lavoro, ma Dino, ed alcuni suoi amici di prigionia avevano già deciso che avrebbero tentato la fuga. Erano decisi a morire in Italia piuttosto di essere prigionieri in Germania. La notte del 22 luglio riuscirono a fuggire gettandosi dal camion che doveva portarli in stazione. Dopo varie peripezie riuscirono a mettersi in contatto con i partigiani di Calderara di Reno che li curarono e li inserirono tra le loro fila. Restarono una decina di giorni e poi decisero di ritornare a casa. Una volta a Cesena, presi i contatti con l’organizzazione partigiana entrarono a far parte della 29 gap. Operando nelle colline immediatamente sopra la città sino al 20 ottobre 1945, giorno in cui decisero, coordinandosi con altri gruppi, di rientrare per liberare la città".

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