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Cronaca

Cesena ha commemorato il 185esimo anno della "Battaglia del Monte"

L'evento è stato organizzato, in collaborazione con il comune di Cesena, dall'Associazione Volontari e Reduci Garibaldini sezione Eugenio Valzania con sede in viale Savio a Cesenatico

Commemorata sabato a Cesena il 185° anno della “Battaglia del Monte” combattuta a ridosso della Basilica di Santa Maria del Monte il 20 febbraio del 1832. Una battaglia che segnerà molto la città malatestiana e sarà da prodromo al Risorgimento Italiano e alla lotta contro l'occupazione straniera fino al raggiungimento dell'Unità d'Italia. L'evento è stato organizzato, in collaborazione con il comune di Cesena, dall'Associazione Volontari e Reduci Garibaldini sezione Eugenio Valzania con sede in viale Savio a Cesenatico. Il corteo composto dalla banda che ha suonato marce risorgimentali oltre all'inno nazionale, autorità, rappresentanti delle associazioni,da una nutrito gruppo di garibaldini in uniforme d'epoca e circa un centinaio di cittadini è partito dal Palazzo del Ridotto in piazza Almerici per raggiungere la lapide che commemora i caduti cesenati nelle guerre risorgimentali posta sotto il porticato del municipio dove è stata posata una corona d'alloro.

Narrano le cronache che l' aspra  battaglia fu combattuta dai soldati del Papa Gregorio XVI°, in tutto 9mila uomini armati modernamente e comandati dal colonnello Bentivoglio di Bologna affrontati  dai ribelli cesenati poco più di duemila, male armati e digiuni di arte militare che si erano rivoltati semplicemente perchè chiedevano al Papa, Cesena in quei tempi faceva parte dello Stato Pontificio, riforme in senso liberale. La risposta papale fu tentennate per tutto il 1831, ma poi, cambiando la situazione politica, iniziò la repressione particolarmente violenta iniziando da Rimini.

Commemorato il 185esimo anno della "Battaglia del Monte"

I miliziani cesenati combatterono bene in quella giornata di 185 anni fa, resistettero presso le pendici del monte per oltre due ore ai ripetuti assalti di truppe ben addestrate e composte in parte di mercenari, poi furono costretti a cedere e a indietreggiare.  Un dispaccio del colonnello Bentivoglio dice che: “I pontifici atterrate le porte a colpi di cannone entrano in città”, mentre i cronisti di allora registrano che: “i soldati sparavano e passavano a fil di spada chiunque incontrassero per le strade”. Al tramonto la bandiera dello Stato della Chiesa sventola sul terrazzo del municipio, nella piazza deserta di una città disseminata di cadaveri.

Piero Pasini

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