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Cronaca

Class action di 135 cittadini sulla Cassa di Risparmio, la Procura chiede 14 rinvii a giudizio

Dopo circa due anni e mezzo di complesse indagini, la Procura della Repubblica di Forlì ha chiuso l'inchiesta sulla Cassa di Risparmio di Cesena

Dopo circa due anni e mezzo di complesse indagini, la Procura della Repubblica di Forlì ha chiuso l’inchiesta sulla Cassa di Risparmio di Cesena, chiedendo il rinvio a giudizio per ben 13 persone, tra ex amministratori, e direttori ed ex sindaci revisori del principale istituto di credito cittadino, oggetto di un salvataggio negli ultimi anni che ne ha trasferito quasi totalmente la proprietà dalle Fondazioni bancarie e dagli investitori locali al Fondo Interbancario. Un trauma per l’economia cittadina che ora prende forma concretamente in un iter giudiziario. Basti pensare che  i soggetti identificati come parti offese dal reato, in questo filone, sono ben 135. Una vera e propria “class action” sulla passata gestione della CRC.

Il procuratore capo Sergio Sottani e il pm Francesca Rago hanno quindi richiesto il rinvio a giudizio - per false comunicazioni sociali e per ostacolo all’attività di vigilanza della Banca d’Italia - di Germano Lucchi (ex presidente), Atos Billi (ex vicepresidente), Enrico Bocchini (membro pro tempore del Cda), Giovanni Maria Boldrini (membro del cda), Francesco Carugati (membro del cda) , Pier Angelo Giannessi (membro del cda), Tino Montalti (membro del cda), Mario Riciputi (membro del cda), Giovanni Tampieri (membro del cda), Vincenzo Minzoni (presidente del Consiglio sindacale), Luigi Zacchini (membro del collegio sindacale), Adriano Gentili (direttore generale) e Dino Collinucci (vice direttore generale).

In particolare, nel mirino della Procura c’è il bilancio consolidato del 2012 della banca, nel quale per la Procura sarebbe stato non correttamente rubricato il credito che la banca vantava nei confronti del gruppo immobiliare Isoldi, classificato come “ristrutturato” nel bilancio quando invece per le accuse doveva essere inserito tra i crediti in sofferenza, anche su indicazione della Banca d'Italia che chiedeva maggiori accantonamenti. Questo avrebbe permesso di non esporre in bilancio maggiori perdite per 15 milioni di euro. Nell'inchiesta risulta coinvolta tecnicamente anche la Cassa dei Risparmi di Cesena per illecito amministrativo, come soggetto giuridico in cui sono stati commessi i supposti reati.
 

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