Cinema, teatri e rock club: "Siamo luoghi sicuri, ma per il ballo è ancora tutto bloccato"
Diretta facebook organizzata dal Partito Democratico di Cesena sull'impatto della pandemia nel mondo della cultura e dell'intrattenimento
"Bisogna far capire alle persone che i cinema sono luoghi assolutamente sicuri, dove vige il distanziamento e si possono riempire al 50% della loro capienza". Non usa mezzi termini Maurizio Paganelli, titolare della Multisala Aladdin e produttore del film "Est - Dittatura Last Minute", ospite alla diretta facebook organizzata dal Partito Democratico di Cesena sull'impatto della pandemia nel mondo della cultura e dell'intrattenimento. Paganelli, nell'incontro condotto da Lorenzo Plumari mercoledì pomeriggio, ha insistito molto sull'importanza di far capire al pubblico che si può tornare al cinema in assoluta tranquillità e nessuno deve temere di essere contagiato. Invitati alla diretta, insieme a lui, anche Libero Cola direttore artistico del Vidia Club e Michele Di Giacomo, attore e regista cesenate. "Io ho superato abbastanza bene questo periodo di chiusura e di mancanza assoluta di entrate - spiega ancora Paganelli - grazie al film che ho prodotto "Est. Dittatura Last Minute". Film che, nonostante vada molto bene e sia stato selezionato da moltissimi concorsi, è stato penalizzato pesantemente dalla pandemia. Potevamo diventare un caso nazionale, a novembre avevo 110 cinema pronti a proiettarci. Purtroppo è successo quello che è capitato e non è girato nelle sale come sarebbe dovuto girare".
"Anche il teatro è stato duramente colpito - gli fa eco Maurizio Di Giacomo, attore e regista - Quando è arrivata la pandemia eravamo in un periodo in cui il teatro era già in crisi e eravamo tutti impegnati a riattivarlo. In questo tentativo, compiuto da tutti i teatri e le compagnie, l'arrivo della pandemia ci ha messi tutti in ginocchio. Il blocco è stato durissimo e ha messo in luce tutte le criticità del sistema. E' stato però anche un modo per rivedere il contratto nazionale che risale agli anni 50, prendere coscienza che l'attore lavora in periodi, a intermittenza, e ha un sistema anche pensionistico diverso da quello di altri lavoratori. E dev'essere regolamentato. Durante la pandemia sono nati moltissimi gruppi spontanei, tutti finalizzati a rimettersi in contatto coi sindacati e per parlare col Ministero. Poi, in estate, c'è stata un'esplosione di attività - continua Di Giacomo - La Regione Emilia Romagna ci ha aiutato in questo senso, ma poi, purtroppo, è arrivata la seconda chiusura, ancora più dura della prima. Io, personalmente, ho avuto la fortuna di lavorare con Ert, Emilia Romagna Teatro, e ho prodotto uno spettacolo, tenendo gli attori a lavorare. Ma non tutti hanno avuto la stessa fortuna, nonostante, come ha già detto il collega Paganelli, i teatri come i cinema siano luoghi assolutamente sicuri. Gli spettacoli durano un'ora e mezza, al massimo due, le entrate siano diverse dalle uscite e tutti utilizzino le mascherine. Il problema è che noi non abbiamo un gran peso, per il governo non contiamo molto. Ci ha chiuso senza nemmeno porsi il problema e senza pensare che nel nostro settore non esistono solo gli attori, ma tecnici, operai che montano palcoscenici, organizzatori di eventi. Noi non siamo come un negozio di parrucchieri che, quando riapre, riprende subito l'attività. Da noi i tempi sono lunghi, riorganizzare tutto il sistema è veramente difficile. Secondo me ci poteva essere un modo diverso per mantenere attivo il settore, ma il governo non l'ha voluto nemmeno prendere in considerazione".
Ancora più amare le considerazioni di Libero Cola che ha segnalato un ulteriore problema che attanaglia il settore: quello di riorganizzarsi velocemente per l'estate perché molti professionisti, davanti a un anno di non lavoro e di non entrate, hanno cambiato attività o sono andati a lavorare all'estero. "Le sale concerto e le discoteche sono il settore più critico di tutto il settore cultura - ha detto Cola - per il ballo, per esempio, non si è ancora sbloccato nulla e siamo in attesa di capire. In generale, comunque, le aziende di questo mondo hanno perso il 90% del fatturato, sono tutte in una crisi profonda. Per il futuro prossimo qualche luce sembra accendersi e l'idea è quella di andare incontro a un'estate più aperta di quella dello scorso anno, grazie proprio alle vaccinazioni, ma quello che dovrebbe ormai essere chiaro che il governo dia il valore che spetta al nostro settore. Il governo deve stabilire che la cultura per il nostro Paese è un perno centrale, sul quale deve puntare. Magari dare un bollino di eccellenza alle sale concerto che producono spettacoli live di qualità e integrarli nei fondi Fus o extra Fus. La politica, inoltre - prosegue Libero Cola - dovrebbe anche occuparsi delle capienze delle stesse sale. Un locale come il Vidia, per esempio, a Londra, per legge, ha il doppio della capienza che può avere in Italia. E questo si ripercuote sul fatturato e sulla possibilità di fare proposte artistiche di alto livello".
Intanto ci si sta preparando all'estate con tanta energia ma altrettanti dubbi. "Propongo alle persone uno spettacolo con le norme covid, ma non ho nemmeno la certezza dell'orario di inizio e di fine visto che c'è il coprifuoco - spiega Cola - Noi vogliamo assolutamente ripartire ma l'ente pubblico deve fare una scelta politica importante e sostenere la ripartenza. Se non si aiuta questa filiera si rischia di perderla. Le accessibilità degli spazi, da questo punto di vista, diventano fondamentali. Anche sul Bonci dovrebbero farsi dei ragionamenti e aprirlo anche a comparti che adesso non vengono utilizzati coma la musica, comendians, settori che adesso non vengono presi in considerazione ma che potrebbero avere ottimi risultati".