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Cronaca

Gli auguri di Natale del vescovo ai cesenati: "Aprite i vostri cuori agli altri"

"L'invito perciò che faccio a me e a tutta la comunità è di aprire veramente i nostri cuori agli altri; l'auspicio è che l'individualismo esasperante che affigge la nostra vita sociale sia definitivamente sconfitto con un'azione attenta e premurosa verso chi soffre"

"Aprite i vostri cuori agli altri" per sconfiggere "l'individualismo che affligge la vita sociale". Questo il contenuto degli auguri di Natale rivolti ai cesenati dal vescovo Douglas Regattieri. "L’incarnazione del Verbo di Dio è il cuore della fede cristiana - esordisce il vescovo -. Essa ci dice che Dio non è l’essere sperduto nei cieli, lontano da noi e sordo alle nostre invocazioni. È l’Emmanuele, il Dio con noi, cammina con noi ed è disposto a spostarsi con noi sulle nostre strade".

Prosegue Regattieri: "Mi sembra suggestiva quest’ultima osservazione di Dio che cammina con noi. Certo, è lui che guida la nostra strada. Dentro ai nostri cuori infatti egli opera  - mediante il suo Spirito - con un’azione nascosta, misteriosa e persuasiva perché non sbagliamo strada. Di fatto si fa nostro compagno, sempre. Ha scritto un grande teologo: “Cristo porta con sé tutti gli uomini” (H.M. de Lubac). In questo senso la nostra vita non è più sola; il nostro cammino non è più solitario, siamo in compagnia, in buona compagnia".

Osserva il vescovo: "Il Natale ci dice questo. Non per niente la festa del Natale anche civilmente è vissuta come la festa della solidarietà, dell’amicizia, della fraternità. Noi cristiani, discepoli di Cristo, abbiamo la certezza che non siamo soli perché prima di tutto c’è con noi Cristo: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Questa compagnia di Gesù con ogni uomo si traduce concretamente per noi cristiani in gesti concreti di amore ai fratelli. Non può non essere così. E il Natale è, non l’unica, ma la principale occasione per aprire gli occhi su chi è più in difficoltà".

Ed ecco l'appello: "L’invito perciò che faccio a me e a tutta la comunità è di aprire veramente i nostri cuori agli altri; l’auspicio è che l’individualismo esasperante che affigge la nostra vita sociale sia definitivamente sconfitto con un’azione attenta e premurosa verso chi soffre. Poiché Dio si è fatto uomo e cammina con lui, questi ha acquistato una grande dignità. Anche questo è ulteriore riflessione che ci sollecita a guardare con occhi nuovi e diversi il fratello. Dall’incarnazione in poi  “ogni essere umano – come disse Paolo VI -  è diventato sacro, degno di cura, d’ogni rispetto. Da allora si è inaugurato il criterio che chi soffre, chi è piccolo, chi è povero, chi è schiavo, chi è decaduto merita cura, soccorso, rispetto e merita maggiore giustizia” (Insegnamenti di Paolo VI,  VI/1968). Un buon Natale così a tutti".

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