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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Cesena è "giovane" grazie agli stranieri. Boom di single

Dossier: “2000-2012 Cambiamenti a Cesena” come cambia la popolazione cesenate. Aumento progressivo della popolazione dei giovanissimi stranieri da 0 a 14 anni

Nei giorni scorsi l’Ufficio Statistica del Comune ha completato un dossier dal titolo “2000-2012 Cambiamenti a Cesena” che attraverso una corposa serie di dati racconta come si è trasformata la popolazione di Cesena negli ultimi dodici anni. Si comincia, naturalmente dal numero degli abitanti. Nel 2000, all’alba del nuovo millennio i cesenati erano 90.321, di cui 88.475 italiani (pari al 97,96%) e 1846 stranieri (pari al 2,04%). A fine 2012 la popolazione è costituita da 97.603 abitanti (+8,06%), ma i residenti di cittadinanza italiana sono scesi di 656 unità, assestandosi a quota 87.819 (pari all’89,98% del totale), mentre gli stranieri sono quintuplicati, raggiungendo il numero di  9.784 unità (pari al 10,02%).
 
Anche la struttura per fasce d’età della popolazione evidenzia un’interessante tendenza legata certamente all’immigrazione, soprattutto nella sua componente straniera, cioè l’aumento progressivo della popolazione dei giovanissimi da 0 a 14 anni (non dimentichiamo che per effetto dell’immigrazione straniera sono aumentate le nascite ed i “matrimoni misti”).

Questo fenomeno ha controbilanciato, specie negli ultimi 5 anni, l’invecchiamento progressivo della popolazione, contenendo la crescita dell’indice di vecchiaia (che rappresenta la proporzione di residenti di 65 anni è più ogni 100 ragazzi con meno di 15 anni): il valore dell’indice che si registra alla fine del 2012 nel nostro comune (179,03) è il più basso di tutto il periodo considerato. Fra il 2000 e il 2010 il suo valore è stato sempre superiore a 180, con un picco di 184,5 nel 2006.
Nonostante questa flessione, l’indice di vecchiaia di Cesena resta comunque alto, soprattutto se se messo a confronto con gli altri ambiti territoriali registrati a fine 2011: basti dire che, nello stesso momento, l’indice di vecchiaia registrato nella provincia di Forlì – Cesena era di 166.

Gli stranieri residenti continuano a crescere, ma gli ultimi due anni mostrano un dato che si allontana notevolmente dai picchi precedenti riportandoci ai livelli di crescita della popolazione straniera registrati prima del 2000. Raggiungono al 31 dicembre 2012 le 9.794 unità (erano 9.507 a fine 2011). La Romania, con 1.407 cittadini residenti, si attesta saldamente al primo posto e si distanzia ulteriormente dalla comunità Albanese che conta 1.218 residenti. In questi ultimi anni sono diventate numericamente consistenti le comunità provenienti dai nuovi stati membri dell’U.E.: Bulgaria (844), Polonia (665) e Ucraina (541). Di rilievo anche le comunità provenienti dai paesi dell’Africa settentrionale: Marocco (973), Tunisia (604) e Nigeria (395) così come dal Bangladesh (526).

Fra i gruppi che hanno registrato l’incremento percentuale più significativo negli ultimi anni, si segnala quello proveniente dalla Romania (+ 300% fra 2005 e 2011, passando da 321 unità a 1284) e quello dalla Moldavia (+329,8%, passando da 47 a 202 unità), anche se l’aumento percentuale più alto è quello relativo a immigrati dalle Filippine: +340%, ma nel 2005 erano solo 5 e nel 2011 erano diventati 22.
 
Sul fronte delle famiglie, a fine 2012 il loro numero risultava aumentato del 18,96% rispetto al 2000, passando da 35.264 a 41.950. Per contro diminuisce costantemente l’ampiezza della famiglia media cesenate, che passa dal 2,56 del 2000 ai 2,33 componenti a fine 2012. Anche qui un dato strutturale importante: continua a salire il numero dei “single” che rappresenta oggi il 33% del totale delle famiglie: complessivamente le famiglie con un solo componente sono 13.847, di cui 11.642 italiani e 2.205 stranieri. Aumenta anche il numero di famiglie composte da un solo genitore con figli minori: nel 2000 erano 676 (pari all’1,92% del totale) mentre nel 2012 erano pressoché raddoppiate, raggiungendo quota 1.222 (2,91%).
 
Di fronte a questi dati, questo il commento del Sindaco Paolo Lucchi:
“La prefazione a “2000–2012, cambiamenti a Cesena” segnala come per governare serva conoscere. Per questo motivo negli ultimi anni ho spesso chiesto all’Ufficio Statistica del Comune di Cesena di affiancare i percorsi di individuazione delle strategie amministrative con approfondimenti numerici, resi immediatamente anche pubblici. [...]
In particolare credo si noti come la nostra sia una città allo stesso tempo “molto giovane” (la fascia da 0/14 anni è in evidente crescita) e “molto anziana” (il nostro indice di vecchiaia a 179, una sorte di record nazionale, lo indica con chiarezza). La conseguenza di questa duplice constatazione è una sola: la rete dei nostri servizi scolastici e di quelli sanitari – consolidatasi nel corso degli anni, anche grazie ad un percorso di sussidiarietà molto diffuso – sarà ancor più fondamentale in futuro, soprattutto incrociando il dato anagrafico con quello di composizione di nuclei famigliari formati, nel 33% dei casi, da single.

Ecco allora che diviene necessario pensare ad un “welfare di comunità” consapevole di come anche in futuro andranno individuate “a prescindere” le risorse non solo per sostenere “gli ultimi” (come da sempre facciamo a Cesena), ma anche per garantire una rete di opportunità indispensabile per i più giovani ed i più anziani. Una crescita numerica più controllata come quella attuale, determinata da una presenza straniera in aumento meno impetuoso rispetto al passato (e, sarà bene ricordarlo, sempre più indispensabile alla rete dei servizi organizzati in ambito famigliare), consentirà a molti di condividere questa scelta di fondo, fatta nell’interesse di tutti.
L’indagine evidenzia anche come la densità abitativa di Cesena sia di 390 persone per chilometro quadrato. Alta, pensando a quella italiana (167); accettabile se paragonata, per esempio a quella di una parte dell’Europa più sviluppata. Ma non basta limitarsi a constatare questo dato: è bene ammettere come negli anni dell’espansione abitativa, anche a Cesena si sia costruito troppo e come oggi – e per il prossimo futuro - sia necessario fermarsi definitivamente. D’altra parte questa è la scelta fatta anche con l’ultima Variante 5/2012 al Prg. Anche per questo non ho dubbi a ritenere che in futuro, per le nuove previsioni, saranno prese in considerazione solo i programmi di social housing e le aziende che garantiscano un investimento in grado di produrre immediatamente posti di lavoro. Non altro. L’emergenza, infatti, coinvolge oggi i giovani sia quando cercano lavoro che quando cercano casa e, spesso, entrambe le ricerche, poiché vane, li privano di un pezzo fondamentale di futuro”.

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