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Cronaca

Crisi dell'ippica: "Così non si può più andare avanti"

Una delegazione ha presentato una lettera con le proprie riflessioni e preoccupazioni al sindaco di Cesena Paolo Lucchi. Lo sconforto degli allevatori

C'è grossa crisi nel settore dell'ippica. Sono coinvolte circa 50mila persone in tutta Italia, tra allevatori, atleti, maniscalchi e personale. Una delegazione ha presentato una lettera con le proprie riflessioni e preoccupazioni al sindaco di Cesena Paolo Lucchi. A porgerla, alla testa di una ventina di manifestanti con la maglietta blu “Salviamo l'ippica italiana”, è stato Mauro Gaddoni, responsabile dell'Anac. Lamentano una situazione non più sostenibile. “Dopo quindici anni di continui tagli siamo alla frutta” è il triste commento di un allevatore di Cesenatico.

“Dietro ai due minuti di una corsa del trotto c'è un mondo molto vasto” commenta un giovane allevatore. E' una filiera che ha permesso all'Italia di essere tra le eccellenze mondiali per la genetica dei cavalli, ma agli investimenti degli allevatori non è corrisposto un appoggio dalle “strutture governative che dovevano tutelare il settore”.

Un settore, che affonda molto del sostentamento nelle vincite delle gare. Ma, a detta dei manifestanti, le quote, che sono erogate dallo Stato sono passate da 410 milioni di euro totali all'anno a 230milioni di euro. Di questi, 110 milioni vanno al trotto. “Con questi tagli non possiamo campare e tutti i piccoli allevatori hanno davanti un futuro nero se non la chiusura. E i cavalli che fine fanno?” ha commentato un allevatore.

Una ipotesi è pronta, ma non è delle più rosee. Essendo il mercato dell'ippica molto fiorente in Francia, Germania e Gran bretagna, una soluzione sarà quella di mettere i cavalli, allevati in Italia, all'asta nei paesi in cui possono essere apprezzati. Ma, a detta dei manifestanti, non sarà corrisposto un contributo economico pari alla qualità dell'animale.

manifestazione salviamo l'ippica



Un'altra proposta riguarda anche le scommesse. “Siamo consapevoli che le scommesse ippiche siano in calo. Ma su queste lo Stato detrae il 40% e di cui, 80milioni di euro vano all'ex Unire per le spese di gestione e degli uffici che, però, sono vuoti”. La proposta dei manifestanti è che quella quota, quegli 80mila euro, li paghi l'Aams affinché l'ex Unire abbia più margine per sostenere il settore dell'ippica.

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