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Cronaca

Malattie degenerative, una sfida continua: circa 450 casi all'anno nel cesenate

Nel corso della giornata, saranno affrontati gli aspetti organizzativi, clinici e socio-assistenziali, partendo dall’analisi delle esperienze che i Centri per le Demenze romagnoli hanno sviluppato negli anni

In occasione della Ventiduesima Giornata Mondiale dell’Alzheimer, sabato al centro Cinema San Biagio si terrà il convegno “Le demenze: una sfida continua..”, organizzato dall’Unità Operativa di Neurologia dell’Ospedale Bufalini con il patrocinio del Comune di Cesena. Un appuntamento scientifico rivolto agli “addetti ai lavori”, che vedrà la partecipazione di numerosi professionisti dell’Ausl della Romagna insieme ad esperti provenienti dalle Aziende Sanitarie di Trento e Verona, per condividere obiettivi e strategie per migliorare la gestione di questa patologia, a variabile manifestazione clinica ed oggi in aumento, che colpisce le funzioni intellettive ed è inesorabilmente progressiva, riducendo l’autonomia dell’individuo fino ad annullarla.

Si parla di oltre 60 mila persone in Emilia Romagna, Mala, con una incidenza di nuovi casi di circa 450 all’anno. “Tra le malattie croniche degenerative – spiega la dottoressa Susanna Malagù, responsabile del Centro per le Demenze dell’ospedale Bufalini di Cesena -  la demenza costituisce un modello di complessità per la grande variabilità di espressione clinica, spesso di non facile riconoscimento soprattutto nelle forme iniziali, che di evoluzione, tanto da richiedere sempre interventi mirati e “personalizzati”, ma soprattutto continui adattamenti delle strategie di cura, non solo farmacologiche ma anche di natura socio-assistenziale, anche nel singolo paziente ed in un lungo arco di tempo”.

"Proprio per questo – aggiunge la dottoressa Malagù - affrontarla nel modo più corretto possibile rappresenta una sfida continua: per gli operatori sanitari che sanno come le esigenze siano variabili e complesse non solo da paziente a paziente ma anche nello stesso ammalato a seconda del diverso stadio evolutivo, e per i familiari che devono affrontare compiti rispetto ai quali si sentono nella maggior parte dei casi impreparati, inadeguati ed impotenti, in un delicato equilibrio tra rispetto della persona e necessità di “prevaricarne” i diritti e le volontà”.

"Nella maggior parte dei casi, la demenza colpisce persone anziane, con altre importanti malattie associate, aumentando la loro vulnerabilità - prosegue la dottoressa Malagù -. Vi sono però anche casi, molto meno frequenti, in cui la demenza colpisce soggetti più giovani, ancora nel pieno delle proprie potenzialità personali e produttive, con le conseguenze personali e sociali che facilmente si possono immaginare. Parliamo - di una malattia che toglie l’aspetto più importante dell’individuo, rappresentato dalla coscienza di sé e dalla capacità di autodeterminarsi, annulla la maggior parte dei suoi ricordi e lo lascia in balia di un mondo sconosciuto che si rinnova ogni momento”.

Nel corso della giornata, saranno affrontati gli aspetti organizzativi, clinici e socio-assistenziali, partendo dall’analisi delle esperienze che i Centri per le Demenze romagnoli hanno sviluppato negli anni. Particolare attenzione verrà data anche alle forme di demenza cosiddette “rapidamente evolutive”, che solo apparentemente costituiscono un argomento di nicchia, essendo sempre più frequentemente intercettate non solo negli ambulatori specialistici, ma anche nei Pronto Soccorsi dei nostri ospedali. Il loro rapido inquadramento costituisce una prerogativa essenziale per modificarne il decorso e migliorarne la prognosi.

“Chi si occupa di demenze – precisa la dottoressa Malagù - sa che la presenza di più patologie nello stesso individuo può complicare ma anche limitare il trattamento farmacologico per rallentare la progressione del disturbo, sa inoltre che un corretto utilizzo dei farmaci a disposizione può migliorare la qualità di vita del paziente e di chi lo assiste, soprattutto attraverso il controllo dei disturbi del comportamento, che rappresentano il motivo principale di scompenso del labile equilibrio che si instaura tra paziente e chi lo assiste”.

Infine, saranno affrontati anche gli aspetti più delicati della vita sociale, come ad esempio quello relativo alla concessione della patente di guida al paziente demente e l’espressione del consenso informato, nell’ambito di una condizione che rapidamente porta alla non consapevolezza di sé e dell’ambiente. “L’obbiettivo che ci si pone – conclude la dottoressa Malagù - è quello di uscire da questo confronto con un arricchimento culturale non perdendo mai di vista l’aspetto umano di una delle malattie più devastanti di tutti i tempi”.

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