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Cronaca

Sedi scolastiche, è vero caos. Stavolta protesta il Linguistico: "Il nuovo piano ci penalizza"

E' ora scoppiata una guerra tra i tre licei, Classico, Scientifico e Linguistico, streppi a partire dal prossimo anno nei due edifici scolastici nei pressi della stazione.

Non c’è pace nell’assegnazione delle sedi scolastiche alle scuole superiori di Cesena. Dopo le proteste di Geometri, che ha protestato con un corteo sotto la Provincia, a Forlì, e minacciato di ricorrere alle vie legali, è ora scoppiata una guerra tra i tre licei, Classico, Scientifico e Linguistico, stretti a partire dal prossimo anno nei due edifici scolastici nei pressi della stazione.

Questa volta a far sentire la propria voce sono i docenti del Liceo Linguistico “Ilaria Alpi”, che scrivono una lettera pubblica a Monica Rossi, delegata della Provincia all'edilizia scolastica: “Gli insegnanti del Liceo Linguistico “Ilaria Alpi” intendono manifestare tutto il loro sconcerto per le ultime dichiarazioni della Delegata Provinciale alla Scuola, Monica Rossi rispetto a nuove ipotesi di riorganizzazione dei licei di Cesena. Stentiamo a ritenere credibili informazioni che non sono state formalizzate nelle idonee sedi istituzionali e che smentiscono, di fatto, l’unica delibera ufficiale esistente, approvata meno di due mesi fa dal Consiglio Provinciale, con l’avallo dei Licei Monti e Alpi, e riconfermata dal Consiglio d’Istituto della nostra scuola pochi giorni fa”.

“Crediamo inoltre che la nuova presunta ipotesi messa in campo che prevede per il Liceo Linguistico 17 aule al Cubo, invece che 34, e 25 al Liceo Righi, ossia una scuola dimezzata, con una centrale numericamente inferiore alla succursale, non sia supportata da attente verifiche di fattibilità. Da quanto letto, pare che i tecnici della Provincia (gli stessi che alcuni mesi fa ci avevano assicurato il trasferimento presso la sede Inps) abbiano individuato negli ultimi sopralluoghi nuovi spazi presso il Liceo Righi: come mai tali spazi sono stati rinvenuti solo adesso e non nelle ricognizioni precedenti, l’ultima prima della firma della delibera? Ci preme ricordare che proprio la mancanza di ulteriori spazi, oltre a quelli da noi attualmente occupati presso il Liceo Righi, da anni ci costringe a barcamenarci su più sedi (cinque, quest’anno, incluse le palestre!) con enormi disagi per gli studenti e gli insegnanti”.

“In numero e caratteristiche, questi spazi sono adeguati a ospitare delle aule e tengono conto delle esigenze che la nostra comunità scolastica richiede (aule per lo sdoppiamento, per i colloqui con i genitori, per lo sportello di ascolto, aula docenti, ecc…)? La nostra forte perplessità in merito all’accuratezza dei  sopralluoghi effettuati nasce anche dal fatto che, nella giornata di mercoledì 1 marzo, gli stessi tecnici della Provincia hanno disertato l’incontro da loro fissato con una delegazione della nostra scuola presso il Liceo Monti, rendendo vano ogni confronto circa la verifica dei locali da utilizzare. E’ evidente che la nuova ipotesi, che Monica Rossi aveva inizialmente dichiarato di non conoscere nei dettagli e che ora sembra sottoscrivere, agevoli appieno il Liceo Monti e il Liceo Righi, di cui accoglie tutte le istanze, a discapito solo della nostra scuola e dei nostri studenti”. 

“Questa soluzione continuerà, infatti, a impedirci di programmare investimenti per il potenziamento, anche tecnologico, della didattica e a farci sentire ospiti dell’uno o dell’altro liceo, in condizioni che non agevolano e, talvolta, ostacolano il nostro lavoro. Va precisato che anche quest’anno abbiamo dovuto cancellare o modificare all’ultimo momento numerose attività didattiche e iniziative proprio per la mancata concessione di attrezzature e spazi idonei da parte degli Istituti che ci ospitano: non è più accettabile che la qualità della nostra offerta formativa debba essere subordinata alle esigenze altrui”.
“Non ultimo, la presunta “nuova” opzione non lascia, né al Cubo né al Righi, aule per un’eventuale crescita di uno dei tre licei, e questo obbligherà la Provincia, già dal prossimo anno, a rimettere mano a tutta l’organizzazione e a costringere qualcuno a dislocarsi in una succursale. Dall’evolversi della situazione si evince chiaramente che la nuova ipotesi ha iniziato a prendere corpo dal momento in cui si sono fatte sentire a gran voce le proteste del Liceo Monti. Noi crediamo ancora che i luoghi in cui si prendono le decisioni non siano i giornali, ma le istituzioni. Non vogliamo pensare che l’uso di toni accusatori e aggressivi, le dichiarazioni di presunte necessità didattiche che sarebbero appannaggio esclusivo di una sola scuola e non invece una condizione di lavoro imprescindibile per tutti in egual misura, il sistema minatorio del mail-bombing, il dileggio sui social network abbiano sortito gli effetti sperati. A noi sembra di aver agito fino ad ora con grande senso di responsabilità, malgrado le delusioni e le promesse mancate, anche per il ruolo di educatori che rivestiamo; ci chiediamo se non abbiamo sbagliato. Vogliamo credere di no, spetta a voi dimostrarcelo”. 
 

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