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Cronaca

Cambia le serrature e sfratta la società sportiva, don Paolo: "Avevo avvisato varie volte da mesi"

Il parroco della chiesa di Santa Maria Immacolata, a Torre del Moro, non ci sta a fare la figura di quello che “sfratta” i giovani

Il parroco della chiesa di Santa Maria Immacolata, a Torre del Moro, non ci sta a fare la figura di quello che “sfratta” i giovani che militano nella “Torresavio Futsal” e spiega le sue ragioni. Il caso è noto: atleti e dirigenti della società sportiva la scorsa settimana hanno trovato sostituite le serrature dei locali della parrocchia che utilizzavano come loro sede e il parroco, don Paolo Foschi, ha permesso l'apertura della nuova serratura solo per effettuare un trasloco in fretta e furia. Un'azione che ha suscitato le proteste della società sportiva ed anche la rabbia di molti residenti nel quartiere.

“Cercherò di non prendere in esame gli attacchi personali che sto ricevendo in questi giorni sui vari social, e che si squalificano da soli”, premette in una lunga risposta don Paolo, spiegando di essere, oltre che parroco, anche “legale rappresentante parrocchiale, tra i cui compiti c'è anche quello di promuovere e difendere i diritti e i doveri della parrocchia stessa”. Il parroco parla di “anni di pazienza e di numerosi inviti verbali fatti in diverse occasioni, fin dal 2009, ad accelerare i lavori della nuova sede e velocizzare il trasloco dalla sede storica” e ricorda si aver inviato il 5 giugno scorso la lettera di disdetta dal comodato d'uso, “evidenziando la necessità  della parrocchia (comodante), per lo svolgimento più congruo delle proprie attività, di ritornare in pieno e diretto possesso dei locali”. Commenta: “Quindi nessuna improvvisata o improvvisazione: era già tutto annunciato a giugno, se si leggeva attentamente. E c’era tanto tempo quest’estate, quando l’attivita’ sportiva era sospesa, per chiarire e concordare tutto, solo se i dirigenti sportivi si fossero fatti vivi per parlarne. Prima di ferragosto, termine ultimo per l’abbandono dei locali, io non potevo far niente se non aspettare un dialogo o l’esecuzione anche silente della risoluzione, visto che io mi ero, credo, espresso chiaramente in lettera”.

“Poi ho cominciato a preoccuparmi, anche con alcune persone, di questo silenzio, in previsione pure della ripresa delle attività sportive e dell’avvicinarsi della festa parrocchiale di settembre, in cui speravo si fosse già risolto il tutto senza complicazioni ulteriori. E quindi ho cominciato a lanciare messaggi, probabilmente non accolti, essendo scaduto il termine”.

Ritorna all'origine del rapporto, don Paolo: “La parrocchia, come giusto che sia, per mezzo del suo primo parroco e benefattore don Sergio Cappelletti, ha dato una mano all’inizio per lo sviluppo, ma poi, come purtroppo avvenuto in altre realtà sportive, anche nella nostra diocesi (oltre a banche, associazioni, ecc…), con lo scorrere del tempo e con l’avvicendarsi dei nuovi dirigenti, ci si stacca sempre più dalle radici cristiane che l’hanno originata. Ma quante volte sono dovuto intervenire, anche la primavera scorsa, per far terminare un turpiloquio litanico insopportabile e udibile sia dalla chiesa che dall’ufficio! Nel codice etico del sito della società sportiva poi abbiamo un semplice richiamo, solo per gli adulti e non per i ragazzi, riguardante l’uso di un linguaggio non osceno, senza contemplare minimamente il divieto di bestemmiare e senza alcuna chiara indicazione dell’orientamento cristiano dell’educazione impartita, anche calcistica, mentre non mancano giustamente gli inviti alla lealtà sportiva”. Ed infine: “Ho solamente esercitato un lecito diritto contemplato in tutti i codici giuridici e ampiamente annunciato, senza l’ausilio di forza pubblica: l’alternativa per esercitarlo”

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