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Cronaca

Caccia, Europa Verde: "Munizioni in piombo usate anche in 30 appostamenti in zone umide"

La richiesta arriva, con un’interrogazione rivolta al governo regionale, da Silvia Zamboni (Europa verde), che sollecita “una corretta classificazione degli appostamenti in regione e nel caso specifico nella provincia di Forlì-Cesena”

“E' urgente l’adozione di un regolamento regionale sugli appostamenti di caccia, come previsto dal vigente Piano faunistico venatorio regionale”. La richiesta arriva, con un’interrogazione rivolta al governo regionale, da Silvia Zamboni (Europa verde), che sollecita “una corretta classificazione degli appostamenti in regione e nel caso specifico nella provincia di Forlì-Cesena”.

Secondo l’attuale Piano faunistico venatorio, spiega la consigliera, “in provincia di Forlì-Cesena sono attualmente presenti 787 appostamenti di caccia, tutti classificati ‘da terraferma’: fra questi ce ne sono circa 30 che - da segnalazioni pervenute da rappresentanti di associazioni come Pro Natura Cesenatico, Pro Natura Forlì, WWF Forlì-Cesena e Oasicostiera - sembrano possedere in realtà le caratteristiche di appostamenti ‘in zona umida’, in quanto dedicati unicamente alla caccia all’avifauna acquatica e dotati di specchi d’acqua (che vengono riempiti solo qualche giorno prima dell’apertura della caccia)”. In forza di questa classificazione, rimarca la capogruppo, “al loro interno non verrebbero quindi rispettate le restrizioni riguardanti l’utilizzo di munizioni contenenti piombo, normalmente in vigore negli appostamenti ‘da zona umida’”. Con l’attuale classificazione, prosegue Zamboni, “verrebbe inoltre favorita la presenza di un maggior numero di appostamenti fissi, in quanto la distanza prescritta fra gli appostamenti da terraferma è di soli 150 metri, mentre per quelli in zona umida è di 300 metri”. Inoltre, evidenzia l'esponente di Europa verde, “questa ripartizione non vincola i proprietari e i conduttori a conservare, anche al di fuori della stagione venatoria, le caratteristiche ambientali proprie di una zona umida (con enormi danni alla stagione riproduttiva di molte specie di avifauna acquatica, che in primavera scelgono questi siti come luoghi idonei alla nidificazione per poi ritrovarsi, a stagione riproduttiva avanzata, in un ambiente pressoché privo di acqua)”.

All’inizio del mese di settembre, si legge poi nell’atto, “l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha chiesto alla Regione Emilia-Romagna chiarimenti sulla gestione degli appostamenti fissi di caccia in provincia di Forlì-Cesena. Il 30 settembre scorso il Servizio territoriale agricoltura, caccia e pesca di Forlì-Cesena (servizio distaccato della Regione Emilia-Romagna) ha quindi riferito a Ispra che ‘tutti i regolamenti degli appostamenti fissi di caccia approvati prima del riordino istituzionale dalle Province sono tuttora vigenti, poiché la Regione non ha regolamentato in modo specifico la materia’, comunicando anche che è in corso un ‘consistente lavoro di analisi, valutazione e sintesi dei vigenti regolamenti provinciali al fine di poter addivenire alla presentazione all’organo competente della proposta di adozione del regolamento regionale sugli appostamenti di caccia’”. Il servizio regionale, inoltre, ha informato che nelle prossime settimane verranno effettuati sopralluoghi rivolti a verificare quanto segnalato da Ispra e ‘in caso di accertate anomalie, ovvero situazioni diverse dalla tipologia di appostamento fisso autorizzato, si procederà a comunicare all’interessato dell’avvio del procedimento di revoca’”.

Silvia Zamboni chiede quindi all’esecutivo regionale di intervenire, “garantendo la regolarità dei sopralluoghi da parte del Servizio territoriale regionale (con controlli anche sull’utilizzo di munizioni contenenti piombo)”. Inoltre, la consigliera, nel rilevare che nella provincia di Forlì-Cesena l’unico valico montano riconosciuto come interessato dalle rotte di migrazione è quello della Calla, chiede, sempre sollecitata dalle associazioni ambientaliste, “di rivedere l’individuazione di questi varchi (risulterebbero infatti altri 20 i valichi idonei al passaggio migratorio)”.

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