Assessore, avvocato e innamorato dell'opera lirica. L'intervista a Luca Ferrini: "Ho duettato anche con il papà di Pavarotti"
"Mi ricordo ancora la gioia quando per la prima volta comprai il primo cd da Francolini, il mitico negozio di musica sotto il palazzo Almerici. Fu il cofanetto dell'Otello di Verdi. Ce l'ho ancora", dice Ferrini nell'intervista
A 15 anni, mentre tutti andavano a giocare a calcio, ascoltava l'Otello di Verdi e, anche se i compagni del liceo classico lo prendevano un po' in giro, lui non ha mai avuto dubbi sulla sua passione. Luca Ferrini, 46 anni, avvocato penalista, assessore alle attività produttive, non è solo un repubblicano doc ma anche un melomane. Ha iniziato ad ascoltare l'opera lirica a 13 anni circa, insieme a nonna Lucia, classe 1919, che con la sua voce da soprano incantevole cantava le arie girando per casa, e con il suo papà che in macchina gli faceva ascoltare le cassette di Mario del Monaco. "I miei amici ascoltavano i Guns N' Roses, io Puccini. Mi ricordo ancora la gioia quando per la prima volta comprai il primo cd da Francolini, il mitico negozio di musica sotto il palazzo Almerici. Fu il cofanetto dell'Otello di Verdi. Ce l'ho ancora". Una passione che l'ha portato a cantare sui palchi e perfino a duettare col papà di Pavarotti. E non è roba da tutti...
Da chi ha ripreso questa passione?
Sicuramente da nonna Lucia, ma in conoscenza di opere l'ho superata. Anche a mio padre piaceva e non ha mai osteggiato la mia passione, anzi. A volte penso che sarebbe stato più felice di avere un figlio tenore che un avvocato e politico. Mio padre mi ha iniziato anche alla barzelletta, ci siamo addirittura esibiti insieme al mare durante una serata. La passione per la politica, invece, l'ho presa dal nonno materno, un partigiano ancora vivo. Lo chiamavano Garibaldi.
Ma lei si è mai esibito in pubblico?
Quando iniziai a cantare le opere seguendo i dischi o i cd, mi accorsi di avere una discreta voce da tenore e decisi di prendere lezioni di canto dal maestro Antonio Ceccarelli, allora direttore del coro lirico Alessandro Bonci. Per me sono stati momenti indimenticabili. Grazie ai suoi insegnamenti arrivai primo al Conservatorio di Bologna. Lì feci due anni, poi ho dovuto scegliere tra canto e Legge. E ho scelto la seconda. Per quanto riguarda le esibizioni, sì, ne ho fatte ma sempre apparizioni. Mi ricordo che durante un concerto natalizio alla chiesa di Sant'Agostino feci un duetto con il papà di Luciano Pavarotti. Venne qui a cantare diverse volte, era molto bravo, forse aveva una voce anche migliore del figlio, ma ha avuto meno successo.
Opere che ha visto e che ricorda con affetto?
Ne ricordo tante. Mi ricordo di quando a 15 anni un dirigente della musica di Cesena, Luigi Tajoli, mi portò alla Fenice di Venezia a vedere l'Ernani di Verdi. Oppure al Covent Garden quando ho visto Placido Domingo.
L'opera preferita?
L'Otello di Verdi, però sono anche un Pucciniano. Conosco la Tosca parola per parola.
Quando l'ascolta?
In macchina, mi divido tra gli audiolibri e la musica lirica. Mi dà una grande carica.
Cosa direbbe a un giovane per avvicinarlo all'opera?
Di ascoltarla. Però è anche vero che l'opera o ti prende molto oppure si può arrivare a detestarla. Nel film "Pretty Woman" il protagonista, Richard Gere, porta Julia Robert al teatro dell'opera a vedere La Traviata e lui a un certo punto le dice: "L'opera o ti piace da impazzire o la odi". Ecco penso sia veramente così.
Che opera attribuirebbe al periodo attuale politico?
I Pagliacci di Leoncavallo. Un po' perché è una tragedia e un po' per il titolo...
Il suo sogno in questo ambito?
Dirigere un'orchestra nel preludio della Forza del Destino. Un sogno...