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Cronaca

Angeli (Pli): "Romagna Acque chiude i rubinetti di Ridracoli"

Nel mese di marzo, su 569.658 metri cubi d'acqua distribuiti a Cesena, solo il 34% è arrivata dall'invaso

"Da anni - scrive Stefano Angeli in una nota - sosteniamo con insistenza come l’invaso di Ridracoli sia ormai insufficiente per servire l’intero territorio romagnolo, a cui si è estesa ormai la rete distributiva, compreso il milione e mezzo di presenze estive in riviera e che sarebbe stato necessario già da tempo realizzare almeno un secondo invaso montano di riserva, soprattutto in previsione di periodi di scarse precipitazioni come avviene quest’anno".

"Oggi - sottolinea - temiamo che le nostre tesi vengano drammaticamente confermate non solo da un ritorno massiccio all’uso di acqua di falda, di scadente qualità, ma anche da un possibile razionamento dell’acqua già a partire dalla fine della prossima estate. Già nel mese di Marzo i prelievi da Ridracoli hanno infatti toccato il loro minimo storico con 0.82 milioni di metri cubi, contro i 5,25 milioni dello stesso mese del 2011, oltre cinque volte meno".

"Un tentativo disperato di non restare a secco già a metà stagione turistica. L’immissione di acqua di qualità di Ridracoli era già scesa drammaticamente nei mesi scorsi, ad esempio l’acqua erogata a Cesena nel mese di Febbraio 2012 è stata pari a 217 mila metri cubi, contro i 481 mila dell’ anno scorso, ma ora si è praticamente chiuso il rubinetto".

"Questo - si legge -  significa che la stragrande quantità di acqua che esce dai nostri rubinetti oggi proviene dai vecchi pozzi di falda che notoriamente producono un’acqua molto dura e con contenuti di Nitrati, Solfati e Cloruri elevati. A fronte di ciò le tariffe restano tra le più care d’Italia ed anzi subiscono regolari aumenti che non tengono in alcun conto la qualità del prodotto erogato".

"Inoltre - riprende Angeli - gli investimenti pubblici vengono indirizzati solo verso assai costosi e poco redditizi impianti di potabilizzazione che dovrebbero sfruttare la solita acqua di falda di cattiva qualità ed anch’essa esposta a carenza in caso di siccità, o l’acqua del CER, ovvero l’acqua di provenienza dal Po, certamente di non grande qualità in partenza e che sarebbe dovuta servire per l’agricoltura e l’industria, e non certo da bere".

"Il risultato - conclude - di politiche di gestione della risorsa così poco accorte e previdenti possono portare a breve l’intera Romagna
verso una crisi idrica senza precedenti e questo nell’assoluto silenzio dei sindaci".

 

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