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Cronaca

Il Savio travolge la casa editrice, 9mila libri sott'acqua e i ricordi nel fango: "Ci aspettavamo 10 centimetri d'acqua"

"Mi immaginavo, nella peggiore ipotesi, che potessero arrivare 5 o 10 centimetri di acqua. Mai avrei pensato a un metro e 70 centimetri di Savio in casa nostra"

Novemila libri sott'acqua. Parole, passioni, ricordi: tutti finiti nel fango. I 31 anni dell'attività della casa editrice "Il Ponte Vecchio", racchiusi in gran parte nello sede/studio di Roberto Casalini, sotto la sua abitazione in via Caprera 32, sono stati prima sommersi e poi impastati dalla melma arrivata improvvisamente il pomeriggio di martedì. "Martedì mattina avevo posizionato dei sacchi davanti alla porta e avevo staccato le prese dalla sede che si trova a piano terra - racconta Roberto Casalini che gestisce insieme al padre Roberto la casa editrice il Ponte Vecchio - Mi immaginavo, nella peggiore ipotesi, che potessero arrivare 5 o 10 centimetri di acqua. Mai avrei pensato a un metro e 70 centimetri di Savio in casa nostra. Ho messo in salvo i gatti, il computer e i miei genitori. E poi il Savio ha fatto il resto. Qui, al piano terra, c'è anche una cucina, ecco per dare un'idea di con quale forza è entrata l'acqua, il frigo ha fatto il doppio giro su sé stesso".

L'emergenza maltempo in diretta

"Io ho sempre abitato in zona - racconta la moglie di Roberto Casalini, mamma di Roberto - e sono nata nel 1940. Non ho mai visto una cosa del genere e nemmeno i miei genitori mi hanno raccontato di un'alluvione così".

I danni

Rabbia, stanchezza e delusione negli occhi di Roberto, ma oggi un piccolo barlume di speranza ha iniziato ad accendersi. "Se mi avessi chiesto ieri se abbiamo l'intenzione di riprendere l'attività della casa editrice ti avrei detto di no - dice Roberto -  oggi mi sento più positivo anche se so che è tutto in salita ed è un'impresa titanica. L'affetto di chi ci sta aiutando o di chi ci sostiene anche con un messaggio ci fa bene. Mi hanno anche proposto di lanciare un crowdfunding per sostenere la nostra azienda, ma io sono un romagnolaccio non so, voglio provare con le mie forze. Contiamo su qualche aiuto dallo Stato o dalla Regione, sarà dura ma sono sicuro che ce la faremo". Anche noi ne siamo sicuri. Del resto la tenacia dei romagnoli è cosa nota e in questa terra risorgere è un'usanza che si tramanda da padre in figlio.  

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