Busta paga più 'pesante' per i dipendenti che vanno al lavoro in bici: "Proposi io l'idea a Paolo Lucchi"
A progettare questo piccolo, ma sostanziale incoraggiamento a lasciare a casa l'auto e iniziare a pedalare è stato Manolo Montevecchi di Alpina bike, azienda cesenate che produce biciclette dal 1972
Incentivi economici a chi andrà a lavoro in bicicletta. A progettare questo piccolo, ma sostanziale incoraggiamento a lasciare a casa l'auto e iniziare a pedalare è stato Manolo Montevecchi di Alpina bike, azienda cesenate che produce biciclette dal 1972.
"Andando all'estero ho visto come incentivano l'utilizzo dei mezzi a impatto zero - spiega Montevecchi - e così ho cercato di riproporre l'idea anche qui. E per ora ho 5 o 6 dipendenti che l'hanno accettata molto volentieri. Chi, per venire a lavoro si fa 20 chilometri in bici, alla fine, sulla busta paga può vedersi arrivare anche 70 euro in più al mese. Non è male... è come il bonus Renzi, ma con una funzione più nobile, quella di far cambiare stile di vita alle persone e inquinare meno la nostra bella terra".
Alpina è stata fondata da Luigi Montevecchi (papà di Manolo) nel 1972 e nel tempo si è specializzata nel ciclismo urbano e da passeggio, diventando fortissima nell'esportazione. "Esportiamo il 60% dei nostri prodotti - spiega Montevecchi - soprattutto in Spagna, Francia e Belgio. Al quarto posto, medaglia di legno, c'è la Germania. Questi sono i quattro Paesi dove il made in Italy è valorizzato e si vende bene, mentre Polonia, Bulgaria e Romania
stanno diventando "satelliti" della Cina".
Se non sbaglio il progetto di dare un incentivo economico a chi va a lavoro in bici era già stato proposto dalla giunta Lucchi?
Sì, è così. Ero stato proprio io a proporlo a Paolo Lucchi, di cui sono amico. Andando all'estero spesso avevo visto come gli altri Paesi, invece di dare incentivi così, a breve termine, per acquistare una bici e poi magari utilizzarla solo il fine settimana o tenerla, addirittura, nel garage, promuovevano lo spostamento al lavoro sulle due ruote dando incentivi economici a lungo termine. Secondo me sono incentivi funzionali, più intelligenti. A parte il guadagno a fine mese c'è anche il fatto che, dopo mesi mesi di utilizzo della bici, la gente si abitua a spostarsi senza auto arrivando a cambiare il modo di pensare. Secondo me è quello che dovrebbe fare anche l'Italia invece di dare soldi a breve termine. E' come una droga che provoca l'euforia dell'acquisto ma poi, di fatto, non cambia nulla. A Paolo piacque molto il progetto e lo mise in piedi per un po' di tempo, poi non so com'è andato a finire. Penso, però, che in questo tipo di proposte si debba perseverare finché le persone non accettano il cambiamento.
Come sono andate le vendite nell'ultimo anno di pandemia?
Siamo passati a produrre da 25 mila bici a 40 mila. Praticamente abbiamo quasi raddoppiato. Nel nostro caso la pandemia ha giocato a favore. L'esigenza di stare all'aria aperta, il fatto di non andare a fare vacanze all'estero ma optare per alternative in cui lo sport è un elemento fondamentale, è stato un volano positivo per il nostro settore. Per questo motivo stiamo ristrutturando l'azienda con una linea di montaggio nuovo e abbiamo assunto nuovo personale.
In cosa consiste concretamente l'incentivo che avete iniziato a dare ai vostri dipendenti?
Intanto mi preme dire che noi siamo un'azienda piccola dove vige ancora l'artigianato, la valorizzazione del made in Italy. Abbiamo 18 dipendenti pur producendo tutto a Cesena. Poi, ovviamente, l'indotto è più ampio, e parlo di verniciatori e altro. Comunque quello che ho pensato è di dare 25 centesimi al chilometro per chi verrà a lavorare in bicicletta. Penso a un dipendente che abita a Gambettola e tutti i giorni fa 20 chilometri in bici per venire a lavoro. Alla fine si può trovare anche una settantina di euro in più in busta paga. Non è male...
Quanti dipendenti stanno aderendo all'iniziativa?
Attualmente sono 5 o 6 ma siamo partiti da pochissimo e lo stiamo sperimentando. E' un progetto semplice e pratico. Noi, tra l'altro, essendo una piccola azienda facciamo anche presto a effettuare i controlli in tempo reale. Ma quello non è un problema perché anche all'estero hanno trovato degli escamotage per capire chi effettivamente usa la bici oppure no, grazie a specifici badge.
Le piacerebbe che il suo progetto diventasse "contagioso"?
Beh sì, perché penso sia il modo giusto per incentivare le persone a cambiare stili di vita e anche il modo di pensare. E ormai solo in questo modo possiamo "salvare" il mondo.