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Cronaca Cesenatico

Pestato in discoteca perché gay, lo sfogo di un 22enne: "Ora ho paura ad uscire di casa"

“Sono un ragazzo gay. Ho sempre pensato che non fosse importante dover specificare il mio orientamento sessuale, perché ho sempre faticato a credere che proprio il mio orientamento sessuale potesse diventare motivo di dibattito"

Due pugni in faccia perché gay, due colpi così violenti da lasciarlo tramortito per qualche secondo e con gli occhiali da vista danneggiati. E' la storia di omofobia che racconta un ragazzo di appena 22 anni del Forlivese, omosessuale, aggredito in discoteca dopo delle effusioni amorose con un ragazzo. Il tutto è avvenuto nel contesto della Notte Rosa, che sempre di più si macchia di aggressioni, molestie, rapine, risse e schiamazzi per tutta la notte nelle varie località toccate della manifestazione.

Scrive il 22enne: “Sono un ragazzo gay. Ho sempre pensato che non fosse importante dover specificare il mio orientamento sessuale, perché ho sempre faticato a credere che proprio il mio orientamento sessuale potesse diventare motivo di dibattito. Ci tengo a premettere che sono dichiarato dall'età di 14 anni, e in questi 8 anni ho subito discriminazioni continue a causa del mio orientamento sessuale e del mio abbigliamento poco conforme all'idea di mascolinità tipica del nostro paese. Ho imparato a convivere con la consapevolezza che molte persone mi considerassero diverso, abituandomi a chi mi fissa con aria schifata per la strada, abituato a sentirmi minacciato, preso in giro, deriso. La parola "frocio" urlata da qualche omofobo mentre passeggio con i miei amici ha addirittura smesso di darmi fastidio, perché tanto alla fine ci si abitua a tutto no? Eppure non pensavo di arrivare al punto in cui passeggiare per la strada, fare una serata fuori, potesse addirittura farmi paura”.

Il fatto segnalato è avvenuto venerdì sera a Cesenatico, al Molo 9cinque. “Mi sono preparato e ho deciso di festeggiare la notte rosa con due amiche a Cesenatico, al Molo 95. Siamo arrivati al locale alle 23.30 circa, felici di poter passare una serata fra la gente, come non si poteva fare da molto tempo. Stavo ballando con un ragazzo e ci siamo scambiati qualche bacio, come le tante altre coppie etero che erano presenti. Eppure il nostro momento viene interrotto, quando sento un forte pugno colpirmi il viso e poi lo stomaco. Io, istintivamente, mi guardo intorno per capire da dove potesse essere arrivato, considerando che comunque in pista era presente molta gente, ma non faccio nemmeno in tempo a guardarmi intorno che mi arriva un secondo pugno in faccia che mi fa cadere gli occhiali da vista, abbastanza forte da piegare una delle aste dei miei occhiali”. Oltre alla violenza  la vittima stigmatizza anche l'indifferenza generale in cui è avvenuto l'evento.

Sull'aggressione è intervenuto il personale della sicurezza che però non è stato in grado di individuare e bloccare l'autore del pestaggio. Continua il racconto: “In uno stato di shock e paura in quel momento, in un momento di rabbia faccio cadere un bicchiere con del ghiaccio a terra che bagna appena la maglietta di un altro ragazzo. Anche lui, dichiaratamente omofobo, trova un pretesto per darmi contro e quindi decido di uscire dal locale. 
Quest'ultimo ragazzo, però, decide di seguirmi fuori convinto che io abbia bisogno di una lezione. Ed è qui che io rimango ancora più scioccato e sconvolto. Nonostante io continuassi a ripetergli che ero stato appena aggredito all'interno del locale e gli avessi chiesto scusa per il bicchiere rovesciato, lui continuava ad insultarmi, supportato dal suo gruppo di amici che mi derideva e mi urlava insulti omofobi. A quel punto, non sentendomi sicuro in quanto il ragazzo aveva detto chiaramente alla mia amica che voleva farmi male e non avrebbe sentito ragioni, ho deciso di rivolgermi alle 3.54 ai carabinieri”.

Purtroppo, secondo il racconto della vittima la chiamata al 112 non ha prodotto l'intervento. Bisogna anche tenere conto che le pattuglie sono poche e la Notte Rosa da controllare invece è grande. Sta di fatto che la pattuglia non è giunta sul posto anche perché probabilmente l'operatore ha constatato al telefono che la vittima era già uscita dal locale. Queste le parole del 22enne: “Qui incomincia un ulteriore incubo. Premetto che la chiamata è durata ben 7 minuti, nei quali ho praticamente dovuto cercare di convincere i carabinieri del fatto che avevo bisogno immediato di una pattuglia, in seguito ad un'aggressione fisica. Pattuglia che però non è mai arrivata. Cerco di descrivere bene la situazione. Una trentina di persone fuori da un locale, un gruppo di ragazzi che mi minaccia e mi chiama "frocio", io che chiamo le forze dell'ordine fra gli insulti della gente e una delle mie amiche che rimane coinvolta in uno scontro fisico con il mio aggressore nel tentativo di difendermi. In tutto questo tempo, io ero al telefono che cercavo immediato intervento. Mi sono state fatte diverse domande, mi è stato chiesto se fossi da solo, se potessi allontanarmi da li, e mi è stato ripetuto più volte di andare in direzione del Gambero Rosso e aspettare una pattuglia”.

“Mi chiedo, dal momento in cui un cittadino si rivolge alle autorità dichiarando di essere appena stato fisicamente aggredito e di non sentirsi al sicuro, non dovrebbe essere automatico ed immediato mandare una pattuglia, e magari nel frattempo, se possibile, rimanere al telefono per verificare gli eventi? Ho cercato di far capire all'operatore che io non mi sentivo sicuro ad allontanarmi da solo, ho cercato di fargli capire che a parer mio non è normale che l'unica soluzione fosse allontanarmi ed andarmene, ho anche cercato di far capire che se non fossero venuti come sarei potuto tornare in sicurezza alla mia auto, senza aver paura che mi seguissero? Dopo 7 minuti ho attaccato il telefono e ho iniziato a muovermi a passo spedito verso la macchina, seguito dalle mie due amiche, in stato di shock totale. Shock per essere stato aggredito fisicamente, shock per aver subito ulteriori attacchi omofobi fuori dal locale e ulteriori minacce, shock per non aver avuto supporto dalle autorità, e shock all'idea che gli agenti non si fossero nemmeno preoccupati di richiamarmi per constatare se fossi riuscito a mettermi al sicuro”.

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