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Cronaca

Acqua Bene Comune torna in piazza a Bologna

La manifestzione è volta a chiedere un cambio radicale della politica degli affidamenti della gestione del servizio idrico, raccogliendo le indicazioni che vengono da Reggio Emilia e Piacenza

Il Comitato per l’acqua bene comune di Bologna, ed i comitati dell’Emilia-Romagna, tra cui anche quello di Forlì-Cesena, danno appuntamento alla cittadinanza per venerdì 25 gennaio 2013 alle ore 10.30 in Viale Aldo Moro, 64 a Bologna davanti agli uffici della Agenzia Regionale Er (Atersir) per manifestare il totale dissenso rispetto al tentativo di reintrodurre la remunerazione del capitale nella tariffa dell’acqua, applicando la illegittima decisione di Aeeg che non rispetta la volontà popolare espressa con il referendum.

La manifestzione è volta a chiedere un cambio radicale della politica degli affidamenti della gestione del servizio idrico, raccogliendo le indicazioni che vengono da territori come Reggio Emilia e Piacenza che si stanno incamminando verso la ripubblicizzazione del servizio idrico, tenendo conto dell’esito referendario. Per garantire una corretta informazione dei cittadini, i partecipanti al presidio davanti all’Agenzia regionale, si trasferiranno alla Rai in Viale della Fiera, 13 alle 12.00 dove terranno una conferenza stampa e chiederanno alla Rai di dare copertura informativa a questioni decisive per la vita dei cittadini dell’Emilia-Romagna.

“L' Autorità per l'Energia Elettrica ed il Gas – si legge in una nota - ha approvato il nuovo Metodo Tariffario Transitorio 2012-2013 per il Servizio idrico Integrato sancendo, nei fatti, la negazione dei Referendum del Giugno 2011, con cui 27 milioni di cittadini italiani si erano espressi per una gestione dell'acqua che fosse pubblica e fuori dalle logiche di mercato".

"Già - sottolineano - il Governo Berlusconi, solo due mesi dopo i referendum, aveva varato un decreto che, reintroducendo sostanzialmente la stessa norma abrogata, avrebbe portato alla privatizzazzione dei servizi pubblici locali. Tale decreto è stato poi dichiarato incostituzionale.
In egual modo l'Autorità vara una tariffa che nega, nello specifico, il secondo referendum sulla remunerazione del capitale e lascia che si possano fare profitti sull'acqua, cambiando semplicemente la denominazione in “costo della risorsa finanziaria”, ma non la sostanza: profitti garantiti in bolletta. Ma fa anche di peggio".

"Infatti - si legge - il nuovo metodo tariffario, metterà a rischio gli investimenti per la gestione del servizio idrico integrato più di quanto già non accada attualmente. Ciò avverrà perché in un sistema che si basa sul ricorso al mercato creditizio, se si allunga il periodo di ammortamento dei cespiti si ha una conseguente riduzione delle aliquote annue con un impatto negativo sui flussi di cassa, creando, così, un rischio elevato nel reperimento delle risorse finanziarie".

"Ciò è particolarmente grave visto che il servizio idrico integrato abbisogna di ingenti investimenti nei prossimi anni (alcune stime parlano di circa 2 miliardi di euro l'anno per i prossimi 20/30 anni). L'Autorità, in un contesto dove il Governo tecnico di Monti ha rafforzato un' impostazione neoliberista e di privatizzazione dei beni comuni, che conferma e ripropone nella sua agenda per il prossimo governo, si nasconde dietro una deliberazione amministrativa per affermare una ricetta politica che vuole speculare sui servizi pubblici essenziali, a partire dall'acqua".

"Dietro - conclude - le manovre tecniche si afferma, inoltre, una sospensione democratica gravissima a danno di tutti noi. Per questo vogliamo che il nuovo metodo tariffario venga ritirato e chiediamo le dimissioni dei membri dell'Autorità. E, chiaramente, non ci fermeremo ad elemosinare concessioni ma ci batteremo finchè questo non avverrà e venga ristabilità la volontà popolare".

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