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Cronaca

Alla scoperta dell'Abbazia del Monte, e degli otto frati benedettini che la abitano

Tante le curiosità, ad esempio nel refettorio fino al 1999 non era mai entrata nessuna donna perché era vietato

Non tutti conoscono gli interni dell'Abbazia del Monte di Cesena, unica abbazia della Romagna a essere ancora abitata dai frati. Tra le mura di questo grande edificio che, dai documenti, pare essere stato realizzato tra il 999 e il 1023, oltre alle numerose curiosità che si possono incontrare, lo scorrere del tempo dà una frenata. L'universo sembra rallentare, si respira con maggiore calma a pieni polmoni e quando ci si aggira per le ampie stanze e i freschi sotterranei si entra in un insolito ma piacevole stato di quiete. Lo sanno bene anche gli otto frati benedettini attualmente ospitati che fanno di tutto per mantenere l'Abbazia del Monte abitata, e, come vuole la regola benedettina "Ora et Labora", sono molto operativi: ricevono visite, ospitano preti da tutta la Romagna per il servizio completo della confessione, preparano il cibo, mettono a posto e tengono pulita l'abbazia.

Una volta, infatti c'erano i "famigli" che vivevano all'interno della comunità senza essere frati e in cambio dell'ospitalità prestavano dei servizi. Ma ultimamente capitava sempre di più che a chiedere di entrare con questo ruolo fossero, però, persone già anziane, magari vedovi, che volessero in un qualche modo trovare una comunità ad accoglierli, una specie di "casa di riposo", ma ovviamente non è una situazione attuabile e quindi il priore, don Gabriele, ha deciso di porre il limite dei 50 anni a chi vuole entrare come "famiglio". E le richieste, ovviamente, sono drasticamente diminuite.

"Qui c'è il refettorio principale - spiega Luciano Almerigi, presidente della Società Amici del Monte aprendo una porta in legno pesante - Qui i frati mangiano tutti insieme, oppure si fa la prima e la seconda tavola che vuol dire che si mettono a sedere i primi frati e gli altri li servono, poi fanno viceversa. La regola, comunque, è mangiare in silenzio, senza commentare o chiacchierare col vicino di sedia. C'è un banco con un leggìo dove un frate, durante il pranzo, legge brani edificanti. Nella parte centrale della disposizione della tavolata a ferro di cavallo siedono l'abate, alla sua destra il priore e alla sua sinistra l'economo".

Anche la proposta gastronomica varia perché solitamente deve accontentare le diverse età dei frati, dai più giovani ai più anziani. Ci sarà un leggero brodo di verdura per chi ha problemi digestivi mentre per gli altri qualcosa di più sostanzioso. Così col vino, quello buono si può bere solo nei giorni di festa.

"Fino agli anni Ottanta - continua Almerigi - il Sangiovese e l'Albana del Monte erano vini molto ricercati. I frati avevano le vigne e producevano il vino che veniva molto buono. Così come altre cose. Una volta tenevano polli, maiali, coltivavano verdure, alberi da frutto. Ora sono pochi, non riescono a fare tutto".

Nel refettorio, tra l'altro, fino al 1999 non era mai entrata nessuna donna perché era vietato, però, nell'occasione venne festeggiato il millenario dell'abbazia e, su decisione dell'Abate Crippa, furono fatte entrare anche le mogli di alcuni uomini di Cesena che avevano contribuito a donazioni importanti.

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Una curiosità: le sedie e il soffitto a cassettoni sono state realizzate da Fra' Gerardo. "Era un curioso frate - spiega Almerigi - entrò qui dopo la prima guerra mondiale. Veniva da Milano ed era stato in guerra a fare il mitragliere. Raccontava di aver ucciso molti uomini e questo, ovviamente, lo tormentava moltissimo. Così cambiò vita. Cercò la redenzione all'interno delle mura dell'Abbazia dov'è morto. Ma durante la sua vita era veramente molto abile come artigiano. Andava nelle segherie di Cesena a prendere gli scarti e con quello che trovava realizzava oggetti utili all'Abbazia. Molte delle cose in legno che si trovano qui sono state realizzate da lui".

Oltre al refettorio principale, c'è anche un refettorio più piccolo che serve alla colazione. Colazione che avviene sempre in piedi, in maniera abbastanza frettolosa. Si beve sempre orzo tostato e solo nei giorni di festa il caffé. Dopo aver mangiato, sempre nei giorni di festa, i frati si radunano nella sala ricreazione, una specie di salottino dove poter parlare o guardare la televisione. E' l'unico locale, infatti, dove è concesso tenere una televisione. I frati, nelle loro camere, possono avere solo la radio. Durante la giornata, i frati professi devono pregare sette volte, i frati conversi, possono saltarne qualcuna se impegnati nei lavori.

Poi arriva la sera, le porte dell'Abbazia si chiudono. Dopo la cena ognuno si ritira nella propria camera per dormire. Dopo ogni notte sorge il sole e, come vuole la regola, i frati si alzano presto per pregare e sbrigare le loro pratiche. L'Abbazia, pur seguendo il proprio ritmo, torna a rivivere e ad aprire le porte alla città.

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