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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Sarsina

50 anni fa la demolizione della canonica di Monteriolo: don Daniele Bosi ne ricostruisce la storia

"Negli anni, seguendo la passione per la storia delle parrocchie sarsinati, sono riuscito a riscostruire", spiega don Daniele

A cinquant'anni dalla demolizione della canonica di Monteriolo. “Nella fanciullezza, oltre vent’anni fa - racconta don Daniele Bosi - mi passò tra le mani una foto in bianco e nero. Quasi feci fatica a riconoscerla come la chiesa di Monteriolo. Abituato a vederla spoglia, col solo snello campanile, mi faceva strano vederla contornata di tanti altri edifici ora non più esistenti. Oltre alla chiesa del X secolo e al campanile che ammiriamo oggi, si trovava una grandissima canonica del 1600, con davanti anche un piccolo forno e le stalle. La grande canonica sovrastava in altezza la chiesa. Attorno al campanile c’era la cappella di Santa Lucia, demolita e anche la sacrestia, demolita anch’essa. Quando vennero demoliti tutti questi edifici? Negli anni, seguendo la passione per la storia delle parrocchie sarsinati, sono riuscito a riscostruire: ho trovato la fattura della ditta “Cangini” che con le ruspe demolì 50 anni fa, nel 1968, tutto il complesso in 15 ore di lavoro".

"Il parroco già dal 1964 non abitava più in canonica ed era stata affidata al parroco di un’altra parrocchia - ricorda don Daniele -. Dopo decenni di abbandono e noncuranza, tutto l’edificio era diventato cadente e non c’erano le finanze per restaurare. Essendo più alta della chiesa, tutta l’acqua piovana dal tetto della canonica finiva sulla chiesa, mettendola in serio pericolo. Anche le belle arti di Bologna, come si legge in una lettera, consigliarono l’abbattimento. Un vero peccato: oggi sarebbe stata una risorsa per gruppi e tre giorni, in un luogo paesaggistico insuperabile, a 710 metri d’altezza".

Racconta ancora il sacerdote: "Tempo fa una signora originaria del luogo, Patrizia Giovannetti, mi regalò i suoi ricordi: “Avevo 9 anni e andavo a scuola lì a Monteriolo, a pochi passi dalla chiesa. La maestra una mattina ci portò dentro la canonica dicendoci che l’indomani l’avrebbero abbattuta: vidi diverse statue grandi, mi pare del presepio. Per tutto il giorno ebbi il pensiero di quelle statue, non volevo che la canonica fosse distrutta. L’indomani mi invadeva il cuore una sofferenza mentre vedevo le ruspe in azione e sarei andata a fermarle: volevo salvare quelle statue. Le ruspe di Cangini non riuscivano ad abbattere la casa, andarono a chiamare ruspe più grandi che stavano lavorando alla sottostante cava di pietra”. Unico appunto: avrebbero potuto lasciare la sacrestia e la cappella di Santa Lucia, facilmente sistemabili visto le ridotte dimensioni. Ora non c’è nemmeno la sacrestia e per suonare le campane bisogna uscire fuori ed entrare nel campanile. Difficile dopo 50 anni discutere sul quella scelta, viste le condizioni storiche del momento". 

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