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Cronaca

Lotta al covid-19, Immuni non conquista i cesenati: "Scaricarla per bloccare la catena del contagio"

Nella provincia di Forlì-Cesena sono meno di 2700, su circa 390mila residenti, le persone che hanno scaricato l'applicazione

"Scaricare l'Immuni App contribuisce in maniera efficace a spezzare la catena dei contagi da Covid-19. Grazie a questa app, infatti, chi e' entrato in contatto con un positivo viene avvisato con una notifica sul proprio smartphone, mediante un sistema totalmente anonimo e nel pieno rispetto della privacy". E' l'invito del Lavoro, Nunzia Catalfo, che ricorda come "l'App Immuni ha superato i 7 milioni di download, con un aumento di oltre 350mila utenti solo lo scorso weekend. È un dato incoraggiante. Ora dobbiamo continuare in questa direzione. Insieme, possiamo proteggere noi stessi e chi ci circonda. Basta un piccolo gesto". 

Nella provincia di Forlì-Cesena sono meno di 2700, su circa 390mila residenti, le persone che hanno scaricato l'applicazione. "Al momento è stato un insuccesso totale - ha commentato Claudio Vicini, direttore del dipartimento "Testa-Collo" dell'Ausl Romagna in occasione della diretta Facebook di sabato scorso col parlamentare Marco Di Maio -. Affinchè possa funzionare occorre che venga scaricata da più persone, altrimenti non serve a nulla. Bisogna chiedersi cosa non ha funzionato nella campagna promozionale nella prima ondata. Serve coinvolgere i cittadini, dando motivazioni più forti in modo che crescano i download".

Immuni non raccoglie dati identificativi dell'utente, come prevede la normativa sulla tutela della privacy. Dotarsi dell’applicazione permetterà di risalire ai contatti che possono aver esposto una persona al rischio di contagio, nel rispetto della normativa italiana e di quella europea sulla tutela della privacy. ll tracciamento, infatti, è basato su tecnologia Bluetooth e non utilizza dati di geolocalizzazione di alcun genere, inclusi quelli del Gps. E l'app non raccoglie neppure dati identificativi dell'utente, come nome, cognome, data di nascita, indirizzo, numero di telefono o indirizzo email. Chi decide di installarla, viene avvisato con una notifica nel caso sia entrato in contatto con soggetti successivamente risultati positivi al tampone.

Questa applicazione, scelta in Italia quale strumento coadiuvante il contact tracing tradizionale, nasce dalla collaborazione tra Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministro della Salute, Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione, Regioni, Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 e le società pubbliche Sogei e PagoPa. L’adozione di un’applicazione unica nazionale per il tracciamento dei contatti, interoperabile anche a livello europeo, ha come obiettivo quello di individuare in maniera sempre più completa gli individui potenzialmente esposti a Sars-CoV-2 e, attraverso le misure di sorveglianza sanitaria, contribuire a interrompere la catena di trasmissione. Si baserà sull’installazione volontaria da parte degli utenti e il suo funzionamento potrà cessare non appena sarà terminata la fase di emergenza, con eliminazione di tutti i dati generati.

 Funzionamento e obiettivi dell’App

La funzionalità principali dell’App è quella di inviare una notifica alle persone che possono essere state esposte ad un caso Covid-19 (contatti stretti) con le indicazioni su patologia, sintomi e azioni di sanità pubblica previste, e di invitarle a contattare il medico di medicina generale o pediatra di libera scelta spiegando di aver ricevuto una notifica di contatto stretto.

Per farlo, l’app si avvale del tracciamento di prossimità basato su tecnologia Bluetooth Low Energy, senza ricorso alla geolocalizzazione. Quando un utente installa Immuni sul proprio smartphone, l’app inizia a scambiare identificativi anonimi (codici randomici) con altri dispositivi che hanno installato la stessa app. Si tratta di codici anonimi che non permettono di risalire al dispositivo corrispondente, né tanto meno all’identità della persona, nel pieno rispetto delle raccomandazioni emanate dalla Commissione Europea il 16 aprile 2020 in merito alle app per il tracciamento di prossimità.

Cosa succede se un utente risulta positivo

Quando un utente risulta SARS-CoV-2 positivo, l’operatore sanitario che gli ha comunicato l’esito del test diagnostico gli chiede se ha scaricato l’app e lo invita a selezionare sul proprio smartphone l’opzione per il trasferimento delle sue chiavi anonime nel sistema del Ministero della salute. L’app restituisce un codice numerico (OTP) che l’utente comunica all’operatore sanitario. Il codice viene inserito, da parte dell’operatore sanitario, all’interno di un’interfaccia gestionale dedicata, accessibile per il tramite del Sistema Tessera Sanitaria, e il caricamento viene confermato dall’utente.

A questo punto l’applicazione notifica agli utenti con cui il caso è stato a contatto, il rischio a cui sono stati esposti e le indicazioni da seguire, attraverso un messaggio il cui testo è unico su tutto il territorio nazionale. Nel messaggio, l’invito a contattare il medico di medicina generale o il pediatra di libera scelta che faranno una prima valutazione dell’effettiva esposizione al rischio del soggetto e, in caso confermativo segnaleranno l’utente al Dipartimento di Sanità Pubblica di riferimento territoriale.

L’utilizzo dei dati personali

I dati personali saranno utilizzati per le finalità previste dall’articolo 6 del Decreto-Legge 30 aprile 2020, n. 288 al solo scopo di allertare le persone che siano entrate in contatto stretto con persone risultate Covid-19 positive e tutelarne la salute. Le informazioni, in forma aggregata e anonima, attraverso apposita reportistica che il Ministero della salute metterà a disposizione delle Regioni e Province autonome, potranno essere utilizzate per fini di sanità pubblica, profilassi, statistici o di ricerca scientifica.

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