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Sabato, 20 Aprile 2024
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La violenza dei giovani negli Stati Uniti ed in Italia

Da tempo nella nostra vita quotidiana siamo ormai abituati a sentire notizie riguardanti episodi di violenza che spesso portano ad esiti fatali. Dall’Italia al resto d’Europa fino agli Stati Uniti siamo informati con frequenza di omicidi commessi da persone giovani, se non minorenni.

Da più di un decennio gli Stati Uniti sono tristemente abituati alle stragi e alle sparatorie. Dal massacro della Columbine High School di Denver alla tragedia dell’Istituto Superiore Virginia Tech a Blacksburg, negli anni si sono susseguiti episodi di aggressività e follia omicida nei luoghi pubblici più differenti come scuole, centri commerciali, luoghidi lavoro e di culto, cinema, parcheggi. I protagonisti, sia vittime sia carnefici, sono molto spesso studenti delle superiori o ragazzi ventenni. Nel biennio 2011-2012 tale violenza, chiaramente correlata al diritto americano di possedere armi, ha avuto un incremento preoccupante: il 2012 si è concluso con la strage di Newtown in Conneticut, mentre il 2013 è iniziato con la sparatoria in un parcheggio di un college del Kentucky.

In Italia ancora non assistiamo ad episodi di simile e massiva violenza, ma siamo comunque avvezzi a fatti di cronaca ‘nera’ di cui si ciba di frequente il cosiddetto circo mediatico e nei quali altrettanto di frequente sono coinvolti giovani o donne. Proprio in questi giorni assistiamo a due episodi che coinvolgono ragazzi minorenni: ad Aversa in provincia di Caserta muore un ragazzo di 14 anni accoltellato da un coetaneo, mentre in provincia di Udine due ragazze quindicenni si costituiscono dai Carabinieri raccontando di aver strangolato a morte un pensionato di 67 anni per difendersi da un tentativo di abuso sessuale.

Riguardo quest’ultimo episodio lo psichiatra e accademico Luigi Cancrini, ospite negli studi di Rainews 24, ha sottolineato come il racconto ai Carabinieri delle due quindicenni sia stato fatto con estrema freddezza e distacco emotivo, senza alcuna reazione di pianto o senso di colpa; questo comportamento, che va al di là del comune trattenimento delle emozioni, dimostra un’accettazione della violenza come scelta percorribile per risolvere i problemi e le controversie. Accettare la violenza non come opzione forzata o estrema, ma come evento normale produce pensieri e comportamenti patologici. 

Non occorre comunque aver compreso dentro di sé la violenza per diventare protagonisti di momenti di aggressività, come risulta da molti studi psicologici susseguitisi negli anni. Ricerche di Bandura (1973) dimostrarono come i comportamenti aggressivi, soprattutto durante l’infanzia, vengano ripetuti e poi appresi per imitazione di un’altra persona che li compie. Berkowitz e Le Page (1967) hanno individuato un ‘’effetto arma’’, per cui se vedere la presenza di un’arma stimola pensieri di aggressività, questi a loro volta rendono più probabile il comportamento aggressivo. Successivamente si è dimostrato come oltre alla mera presenza di un’arma anche una sua descrizione o una sua immagine possano rendere più probabile il comportamento aggressivo.

Questi risultati vanno nella direzione opposta allo slogan della National Rifle Association, potente organizzazione contraria ad ogni limitazione della diffusione di armi, per cui non sono le armi ad uccidere ma le persone; come ebbe a dire lo stesso Berkowitz, “il dito preme sul grilletto, ma talvolta è il grilletto a premere sul dito’’. Gli eventi di violenza diffusi endemicamente in America, come anche quelli che avvengono in Italia (vedi anche il recente accoltellamento di Aversa) paiono dimostrare la veridicità dell’effetto arma.

Dove ci sono molte armi l’aggressività e la violenza usurpano il ruolo che spetta alle parole e al dialogo, privando le persone dell’opportunità di comunicare e conoscersi tra loro e dell’arricchimento individuale che deriverebbe da rapporti interpersonali sani e genuini. I tentativi del presidente Obama di limitare la vendita e la distribuzione di armi vanno nella direzione giusta per render l’America più libera dalla violenza, ma incontreranno molte resistenze tanto è radicato il diritto del possedere armi.

Se quindi tutti noi potremmo in alcuni casi cedere all’aggressività soprattutto se in presenza di qualche elemento che ci ricordi un’arma, casi più estremi di violenza necessitano di spiegazioni che chiamino in causa disturbi patologici. Luigi Cancrini, come ha detto sempre all’interno del sovraccitato intervento televisivo a Rainews 24 e come ha scritto in differenti saggi, a tal proposito si concentra sull’infanzia, i suoi vissuti, pensieri e stati d’animo: in particolare un’infanzia triste, con genitori che non ascoltano, non curano, non dimostrano affetto, è il presupposto per lo sviluppo di gravi disturbi di personalità.

Secondo Cancrini il problema alla base di efferati omicidi o di stragi è il disturbo paranoide di personalità, caratterizzato da manie di persecuzione, diffidenza (anche verso coloro che voglion esser d’aiuto), crisi di violenza improvvise e immotivate e dalla tendenza a collezionare armi. Gli autori di tali efferatezze hanno in genere vissuto un’infanzia di abbandono genitoriale e di legittimazione della violenza. Cancrini quindi sottolinea come sia di fondamentale importanza nelle famiglie che i genitori mostrino affetto ai figli, non solo con le parole e l’ascolto, ma anche e soprattutto con i semplici gesti fisici che lo dimostrino, come un abbraccio. Esiste perciò una ristrettissima parte di persone che presenta gravi disturbi di personalità, e queste persone in determinate situazioni e in certi contesti (ad esempio nel caso in cui sia facile possedere un’arma e la violenza è diffusa nella società) possono diventare pericolose per gli altri.

È quindi un ruolo importante della psicologia e della psicoterapia prendersi cura di queste persone prima che sfortunate coincidenze conducano a tragici esiti. Ma ancor più importante sarà, in un’ottica di prevenzione, far in modo che i professionisti della psicologia riescano ad intercettare i bambini che vivono in condizioni di disagio affettivo, perché non attraversino più infanzie tristi e perché abbiano la possibilità di crescere liberi dalla violenza e dai suoi fantasmi.

Link utili:

https://en.wikipedia.org/wiki/Weapons_effect

https://www.ibs.it/code/9788860304889/cancrini-luigi/cura-delle-infanzie.html

https://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/290000/287290.xml?key=luigi+cancrini&first=191&orderby=0&f=fir

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