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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Team manager e simbolo di un Cesena di altri tempi, 10 anni fa moriva Vittorio Casali

Personaggio scaramantico, prezioso consigliere di tanti allenatori passati per Cesena, il ricordo del figlio Luca

Una cartolina di un calcio di altri tempi, forse più genuino e autentico di quello attuale. Dieci anni fa (a 84 anni) moriva Vittorio Casali, storico dirigente accompagnatore del Cesena calcio, quello che oggi tutti chiamerebbero team manager. 

Classe 1926, il 25 marzo 1961 salì per la prima volta sul pullman sociale per una trasferta nella capitale, il Cavalluccio giocava contro la Tevere Roma in serie C (come oggi). Vittorio Casali diventò ufficialmente 'angelo custode' della squadra nel 1971, e lo rimarrà fino al 1999. Organizzatore meticoloso delle trasferte bianconere, e dei ritiri pre-campionato, ma anche mediatore quando presidenti come Dino Manuzzi o Edmeo Lugaresi volevano cacciare qualche allenatore. 

Visse in prima persona la prima storica promozione in serie A nel 1973, la partecipazione alla Coppa Uefa contro i tedeschi del Magdeburgo nel 1976, fino alla all’ultima promozione in B del 1998. Un'istituzione bianconera, per gli 80 anni gli fu tributato un compleanno a cui parteciparono tanti mister storici del Cavalluccio.

Il figlio Luca ricorda anche il Vittorio Casali più intimo: "Ogni volta che vedo il pullman del Cesena con la sua grafica scintillante ricordo il pulmino di allora, con il cartello a fianco dell’autista Romano, e Vittorio che scendeva con la sua valigetta 24 ore. Era piena di gagliardetti, che Vittorio donava alle persone che si avvicinavano qualunque fosse la città in cui si sarebbe svolta la partita, senza nessuna differenza, fosse Milano o Castiglione di Cervia. Mi piace ricordarlo come da una caricatura di Gabellini, mentre dà la mano a Brignani, ex giocatore della prima serie A), e Bordon, bomber di allora".

Personaggio scaramantico, prezioso consigliere di tanti allenatori passati per Cesena, tra cui Gigi Radice. "Mi fa ancora sorridere il ricordo di quel giorno in cui mi rubarono il computer Apple dei primi anni 80, quando insieme all’allenatore di allora si scherzava sui bioritmi dei giocatori prima dell’incontro domenicale; ed ancora oggi mi domando se si trattasse davvero di un gioco o se fosse invece diventato un rituale tipico del calcio, al quale non rinunciare visti i risultati che la squadra stava ottenendo".

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