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ESCLUSIVO. Intervista al dg Luca Mancini: "Ecco perché il Cesena funziona"

In una intervista a CesenaToday ha raccontato gli albori del suo ingresso in società, la cavalcata con Bisoli e quando ha incontrato i capi ultrà che chiedevano la testa di Ficcadenti. Tre anni ad alti livelli di emozioni

In una intervista rilasciata a CesenaToday, il direttore generale e vice presidente dell'Ac Cesena Luca Mancini ha raccontato gli albori del suo ingresso in società, la cavalcata con Bisoli e quando ha icontrato i capi ultrà che chiedevano la testa di Ficcadenti. Tre anni ad alti livelli tra tensioni ed emozioni tutte da gestire. E il mercato di riparazione promette già delle sorprese. “Non c'è squadra che non abbia mescolato le carte a gennaio” ha raccontato dalla sedia del suo ufficio.

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Come è nato il legame con il Cesena e Igor Campedelli?
“Il rapporto con Campedelli nasce nel 2009 quando eravamo il Lega pro. C'era bisogno che qualcuno intervenisse per rafforzare la compagine societaria in un momento complicato: non hai  contributi, vieni da una retrocessione... Penso che chi voglia bene al Cesena debba saltare fuori quando c'è bisogno”.

Vi conoscevate già lei e il presidente?
“Ci siamo conosciuti in quel momento lì. Ho dato volentieri una mano al Cesena e abbiamo fatto un filotto con un'avventura che resta bellissima e complicata. Da Portogruaro a Torino c'è una bella differenza (ride).

L'asse Mancini-Campedelli funziona. Quale è il vostro segreto?
“Ce lo chiediamo anche noi a volte, ma il segreto sta nel coraggio delle scelte e nell'essersi buttati nel Cesena Calcio. La prima caratteristica è il coraggio, ovvio che devi avere le idee chiare per puntare ai risultati. Tutti i giorni hai addosso tensioni continue che vanno gestite. A Cesena c'è l'aspetto sportivo, ma anche l'azienda vera e propria. Sono due realtà che devono viaggiare di pari passo. Io e lui ci siamo amalgamati bene e siamo contenti”.

Chi ha le decisioni sui giocatori durante la campagna acquisti?
“Siamo molto istintivi, ci fidiamo l'uno dell'altro. Ci vuole una parte di ragione ma sai che molto è anche una scommessa. Come con Nagatomo, chi lo conosceva? E' un misto di incoscienza e ragione. Poi quando sei anche tifoso la questione si complica, a volte la passione va messa da parte per far venire fuori la ragione, è una battaglia continua”.

Chi è stato l'artefice di Mutu a Cesena?
“E' stato Campedelli, anno scorso in sordina siamo andati a Firenze e in un blitz abbiamo conosciuto lui e il suo procuratore. E' un ragazzo eccezionale, è vero che è un po' testa calda ma sai di doverlo prendere così. E' una persona che lo accetti come è. Guardi la sua storia e sai che può condurti alla salvezza”.

E' vero che quando si è presentato ha detto di voler fare la prima punta?
“Non mi risulta. Lui è venuto a seguire il sogno di fare il leader di una piazza importante. Con Giampaolo c'era il progetto di un suo avanzamento centrale e attorno a lui doveva girare la squadra ma non si è mai imposto. Oggi si vede che gioca meglio in appoggio tanto che a volte chiede lui l'ingresso di Bogdani; noi dobbiamo sfruttare la sua voglia di fare il leader. E' una cosa che lo motiva. La molla sono stati i progetti di salvezza e di ambizione perchè è uno che viaggia a due cifre e attorno al quale costruire il resto. Ha una marcia in più”.

Intervista a Luca Mancini



L'emozione più bella di questi anni?
“Ce ne sono state tante per fortuna. L'emozione è stato quando sono entrato nel Cesena. Volevo fare il calciatore anche se sono entrato dalla porta del retro. Poi c'è la cavalcata di Bisoli, tutta la serie B, un anno di emozioni continue, il pareggio a Torino con gol di Ceccarelli su calcio d'angolo. Poi la serie A, l'esordio, la vittoria sul Milan, la salvezza. E' stato un anno duro, ci hanno assediato tre volte allo stadio”.

Si mormora che vi siete chiusi con i capi ultrà per un chiarimento con l'alleatore l'anno scorso...
“Contro l'Udinese mi sembra di sì, ma non ricordo se c'era Ficcadenti. Il 99,9% voleva la testa di Ficcadenti, ma percepivamo che non era ora di mollare. Anche con Giampaolo è dispiaciuto. Non è facile cambiare tutto lo staff, l'ingaggio, ora che ti sei assestato rischi di aver perso mesi e punti”.

Arrigoni è stata la seconda scelta?
“Avevamo un ventaglio di opportunità. Avevamo parlato con Ballardini e De Canio. Abbiamo incontrato i più di difficili da raggiongere a causa degli impegni o delle distanze, per esempio De Canio prendeva l'aereo per Milano e lo abbiamo sentito prima. Con Arrigoni facevamo in tempo perchè abita vicino e posso dire che era la scelta pari agli altri. Lui aveva voglia e passione come noi, gli altri erano più intimoriti. Lui ci disse: “Sì è la mia squadra”. Ha portato una scossa che ci voleva perchè dopo Giampaolo eravamo un po' amorfi”.

Cosa ha sbagliato Giampaolo?
“Poco, ma purtroppo c'era poco tempo. Fateci caso che quando andiamo in vantaggio abbiamo una capacità di gioco che è frutto di quel lavoro lì”.

A Palermo però non abbiamo affondato il colpo quando erano in 10...
“Sei fuori casa, stai vincendo, avevamo preso due spaghetti con Miccoli la volta prima. Chi te lo fa fare a rischiare. Non siamo una macchina di gol, non abbiamo la tipologia di gioco da infarto del Lecce. Con il Palermo abbiamo gestito e controllato.

Ci potrebbe essere uno scambio Eder Pozzi?
“A Gennaio può succedere di tutto. Dobbiamo vedere di valorizzare Malonga, se facesse sei mesi alla grande andrebbe bene. Può sembrare svogliato in campo, ma il fatto è diverso: ha sempre giocato scalzo quando era più piccolo e ha un po' di difficoltà motorie legate ai piedi e, a volte, sembra sia stanco... Ma a Torino poteva dare di più”.

Secondo lei potremmo trovare la salvezza con i giocatori di adesso?
“Potremmo trovare salvezza così ma non escludo che si possano mescolare le carte. La società deve fare anche le scelte aziendali, dobbiamo finire di sistemare Giaccherini... E' tutto in movimento e è normale fare qualcosa”.

Il giocatore che più la entusiasma?
“Dal punto di vista emozionale Mutu, da quella razionale Antonioli che dà più sicurezza”.

Cosa ha da dire a un tifoso che è preoccupato?
“Siamo tutti preoccupati (ride)”

Sciopero della Curva che ha deciso di scioperare?
“Si sente la mancanza di tifo, si intuisce che non c'è una organizzazione, ma la Tessera del Tifoso non dipende da una scelta nostra, noi la subiamo. Un Ultras fa bene a scioperare se crede in quello che fa. La Tessera è una via di mezzo e non mi piace, è un vicolo cieco. Probabilmente è un deterrente ma non fa bene allo spettacolo, toglie il cuore pulsante della tifoseria non è bello. Ha senso che con l'inter sopra, in curva Mare, ci sono quelli con la tessera e sotto quelli senza in maggior numero? Se credono nello sciopero fanno bene a farlo ma a Cesena non fa bene. E poi il colpo d'occhio è sicuramente più brutto. Levi tamburi, levi bandiere fra un po' in curva ti danno un telecomando da salotto”.



 

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