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Cesena calcio, il cuore bianconero di Matteo Gozzoli: "Gli imprenditori ridiano il sorriso ai tifosi"

Gozzoli ricorda la sua carriera in bianconero, decidendo di astenersi da ogni commento per quanto riguarda la brutta pagina che ha travolto il club di Corso Sozzi

Dal 2010 al 2015 è stata quella che definisce "la mia seconda casa". Matteo Gozzoli, attuale sindaco di Cesenatico, è stato addetto stampa del Cavalluccio (esclusa la stagione 2013/2014), vivendo il sogno della serie A, ma anche momenti durissimi, come la retrocessione in B nella stagione 2011-2012 ed una durissima salvezza nell'anno del passaggio dalla gestione Campedelli a quella di Lugaresi. "Provo una profonda tristezza per la fine di un club che dal 1940 ha tenuto alto il nome di Cesena e di tutta la Romagna nel calcio che conta", scrive su Facebook il primo cittadino della località rivierasca.

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Gozzoli ricorda la sua carriera in bianconero, decidendo di astenersi da ogni commento per quanto riguarda la brutta pagina che ha travolto il club di Corso Sozzi. "Arrivai al Cesena come addetto stampa chiamato dall’allora responsabile della comunicazione Andrea Agostini e in pochi giorni dai tavoli dello Sloppy mi trovai all’Olimpico per Roma-Cesena (0-0 e grande prova della squadra) - ricorda -. Ho vissuto la Serie A, una salvezza con Ficcadenti, una difficilissima stagione con Giampaolo, Arrigoni e poi Beretta nel 2011/2012 conclusa con la retrocessione in B. Poi ancora Nicola Campedelli, il ritorno di Mister Bisoli il passaggio di proprietà tra Campedelli e Lugaresi, la salvezza durissima in B. Sono tornato dopo 1 anno nel campionato 2014/2015 con Bisoli e poi Di Carlo".

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"In quel mondo ho conosciuto un sacco di persone, calciatori, colleghi, procuratori e direttori sportivi. Lì ho imparato come si lavora e come si vive a stretto contatto con uno spogliatoio, col mondo della stampa, delle televisioni delle partite e delle trasferte - continua Gozzoli -. Due sono i pensieri che mi vengono per primi in questo momento: il primo è rivolto ai colleghi, a tutti coloro che oggi hanno perso il lavoro e che immagino si sentano soli e disorientati".

"L’altro pensiero è a cosa accadrebbe o cosa sarebbe successo in questo periodo della stagione se il Cesena ci fosse ancora - prosegue -. Questo era il periodo in cui a fine giornata l’addetto stampa invia alle redazioni il dato degli abbonamenti. Si arrivava sempre a numeri enormi per una piazza come la nostra, 9.000/10.000 abbonati, numeri che ormai davamo per scontati, ma che facevano parlare di Cesena e del tifo della Romagna in tutta Italia e all’estero".

"Allora se penso a questa cosa un po’ di speranza torna, perché con un pubblico così si può cadere, ma è impossibile sparire - conclude -. Spero quindi veramente che ci sia un imprenditore o un gruppo di imprenditori pronti a ridare il sorriso ai tifosi, pronti per ridare fiducia ai bambini che tutti i sabati o le domeniche andavano al Manuzzi con il papà e pronti a ridare un sogno a tutti i ragazzi che calciano una palla in ogni campo della Romagna".

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