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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Una nuova ‘strategia dell’acqua’ per la Regione

L'Emilia-Romagna, su direttiva UE, avvia verso il 2015 un diverso modello di gestione delle risorse idriche

È una direttiva di Parlamento e Consiglio europei a istituire il quadro di riferimento per l’azione comunitaria in materia di acque ai fini della tutela e della gestione delle risorse idriche. In Italia si prefigge – come ribadito nell’ultimo forum sull’argomento tenuto dalle istituzioni regionali - finalità importanti, che sono:

- impedire un ulteriore deterioramento, proteggere e migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici, degli ecosistemi terrestri e delle zone umide direttamente dipendenti dagli ecosistemi acquatici;
- agevolare un utilizzo idrico sostenibile fondato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili;
- mirare alla protezione rafforzata e al miglioramento dell’ambiente acquatico, anche attraverso misure specifiche per la graduale riduzione degli scarichi, delle emissioni e delle perdite di sostanze prioritarie, fino all’arresto o alla graduale eliminazione;
- assicurare la graduale riduzione dell'inquinamento delle acque sotterranee e impedirne l’aumento;
- contribuire a mitigare gli effetti delle inondazioni e della siccità.

In particolare l’Emilia-Romagna vede il proprio territorio ripartito in tre diversi distretti idrografici: il Distretto Padano, dell’Appennino Settentrionale e dell’Appennino Centrale, in capo rispettivamente alle Autorità di Bacino del Fiume Po, del Fiume Arno e del Fiume Tevere, cui compete il ruolo di coordinamento per la redazione del Piani di Gestione (PdG). La Regione ha partecipato all’elaborazione del primo ciclo dei Piani di Gestione, adottati il 24 febbraio 2010 dai Comitati Istituzionali delle rispettive Autorità di Bacino. Tali Piani devono essere aggiornati entro il 2015: le Autorità hanno quindi avviato il processo di partecipazione pubblica per il 2° ciclo di pianificazione 2015-2021.

In questo quadro articolato e territorialmente complesso, risulta importante sfruttare l’opportunità del riesame e dell’aggiornamento dei Piani per dare un nuovo impulso alle politiche di tutela delle risorse idriche, promuovendo un cambiamento culturale di approccio al problema che contribuisca ad esaltare il ruolo dei cosiddetti servizi ecosistemici (riduzione delle piene, depurazione naturale delle acque, fruizione delle stesse), superando la visione utilitaristica delle acque che si è venuta a creare negli ultimi anni.

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