Leonardo Da Vinci e il mulino di Bagnarola: ipotesi e riscontri sul codice L
E se Leonardo Da Vinci fosse passato da Bagnarola per ben 2 volte? Se volete scoprirlo preparatevi a leggere parecchio quest'oggi e avrete soddisfazione. La tempistica del viaggio in Romagna di Leonardo è strana. Arriva con Cesare Borgia a Urbino il 21/6 e vi rimane fino al 30/7; il 1/8 è a Pesaro (36 km). Ci rimane 7 giorni e poi si trasferisce a Rimini (42 km). Ci rimane 2 giorni e poi si trasferisce a Cesena (35 km). Ora qui rimane fino al 15/8 prima di trasferirsi a Cesenatico il 6/9 (15 km) per rimanerci 4 giorni e trasferirsi poi a Imola (75 km) passando probabilmente per Faenza.
Se giustifichiamo la lunga presenza a Urbino, magari per motivi "organizzativi" relativi al viaggio, vediamo che sta solo 7 giorni a Pesaro, solo 2 giorni a Rimini e ben 27 giorni a Cesena che, sommati ai 4 giorni di Cesenatico (che allora era semplicemente il porto di Cesena, quindi sempre Cesena nè più nè meno), portano a ben 31 giorni. Dovremmo dedurre che nel Cesenate, per estensione temporale, dovrebbe aver appuntato parecchio materiale. A dirla tutta rimarrà poi per ben 3 mesi a Imola, ultima meta del suo viaggio.
Inoltre non c'è unanimità da parte degli storici sul percorso compiuto; c'è chi pensa, come nella mappa riportata sul precedente post, che dopo Cesenatico Leonardo abbia proseguito a nord verso Cervia per poi deviare verso Faenza e Imola. C'è chi invece propone un percorso alternativo ovvero che, dopo aver deviato verso Cesenatico, Leonardo sia ritornato a Cesena (passando quindi nuovamente per Bagnarola) per poi rimettersi sul più noto percorso della via Emilia che unisce le principali cittadine Romagnole (vedi:https://europaconcorsi.com/projects/63806-Pino-Montalti-Museo-Leonardo-da-Vinci-e-la-Romagna). Tale ultima ipotesi è giustificata a mio avviso anche dalla presenza di pagine come la 77 e la 82 che riportano schizzi e scritti relativi a Cesena, ovvero presenti anche in pagine successive a quelle dedicate a Cesenatico, oltre che antecedenti.
E Bagnarola che ruolo potrebbe avere avuto in questa vicenda? Facciamo un passo indietro. A cavallo del 1400 i monaci benedettini trasformano la "Tumba di Bagnarola" (ossia la fattoria di Bagnarola) ricevuta in dono dai Malatesta in un'azienda agricola molto produttiva. Tuttavia viene riportato come gli stessi monaci nel 1505 si lamentassero del fatto che i coloni locali, non avendo un mulino nelle vicinanze, andassero in territorio Riminese (i cui possedimenti iniziavano pochi km più a sud di Bagnarola) a macinare il grano e lì quindi pagassero le relative gabelle, o meglio non le pagassero dati i sospetti di frode; per questo chiesero e ottennero in quell'anno l'autorizzazione Papale alla costruzione di un mulino (Fonte: C.Riva, Da Sant'Agata a Macerone, pag.50). Ho fatto una piccola indagine e mi pare di aver desunto che gli unici mulini presenti nel Cesenate (salvo altri molto meno importanti) in quell'anno fossero 4 (vedihttp://www.parcodelsavio.it/storia.htm), tutti della locale "Compagnia dei molini" di Cesena, una società privata che a metà del 1400 li aveva acquistati dal legato pontificio. Erano tutti ad acqua e tutti dislocati lungo il fiume Savio. Sicuramente fare qualche km più a sud rimaneva più comodo che non farsi 7/8 km per raggiungere i mulini sulle sponde del Savio, oltretutto con lo "sconto" della frode sulle gabelle.
E' evidente come, oggi ma soprattutto allora, non ci si svegli da un giorno all'altro con la volontà di chiedere l'autorizzazione alla costruzione di un mulino ad acqua. Oltretutto i documenti danno per l'anno 1505 sia la richiesta di autorizzazione del mulino, che l'approvazione, che la realizzazione. Forse, in attesa dell'autorizzazione formale, i monaci si erano intanto portati avanti coi lavori. Comunque sia abbiamo Leonardo Da Vinci che solo 3 anni prima è sicuramente passato per Bagnarola.
Ricapitoliamo dunque i fatti cronologici:
- le ultime figure disegnate da Leonardo relative a Cesena prima del viaggio a Cesenatico sono un dispositivo meccanico visto alla fiera di San Lorenzo (foglio 46 verso) e dei dettagli di una finestra (foglio 47 recto);
- seguono, non localizzate, alcune considerazioni sul vento nelle vele (47 verso), due schizzi architettonici non meglio definiti (48 recto e verso), considerazioni meccaniche su una ruota (49 recto), 3 bozzetti di edifici e fortificazioni definiti probabilmente di origine militare (da 49 a 52 verso), alcune considerazioni meccaniche (53 recto) e diverse pagine con considerazioni sul volo e su caratteristiche degli uccelli (da 53 recto a 63 recto);
- segue una tavola dove è riportata una macina da mulino con tanto di piano di macinatura, dimensionamento del diametro della macina (3 braccia) e dimensionamento della leva per la torazione della macina (10 braccia); per intenderci un mulino da traino animale (vedihttp://www.ilmulino.eu/asino%20che%20gira%20la%20macine%20del%20frantoio.htm). Sulla stessa tavola è riportato un bozzetto di edificio;
- sul foglio 64 recto c'è un bozzetto scarno di un edificio poco riconoscibile;
- sul foglio 64 verso c'è un bozzetto sulla biada gettata sul crivello;
- sul foglio 65 recto c'è un bozzetto scarno di un edificio poco riconoscibile;
- sul foglio 65 verso ci sono considerazioni e bozzetti sul lancio delle frecce;
- sul foglio 66 recto c'è un bozzetto su di un ponte di Pera, a Costantinopoli;
- dal foglio 66 verso al 68 recto ci sono le celebri immagini di Leonardo a Cesenatico;
- sul foglio 68 verso c'è un edificio con un complesso sistema meccanico;
- dal foglio 69 recto fino al 71 verso ci sono considerazioni su: il movimento dell'acqua su una ruota di mulino, sistema di chiuse con dettagli costruttivi di una ruota di mulino, la descrizione di un letto da campo, un altro dettaglio su di una ruota da mulino con relativo canale flusso d'acqua, dettagli costruttivi e di dove la pressione sia migliore e il dettaglio di un corso d'acqua dove appare una sorta di indicazione di deviazione;
- sul foglio 72 recto c'è l'invettiva su quanto sono "zucconi" i Romagnoli, che utilizzano carri costruiti in modo poco efficiente;
- sui fogli 73 verso e 74 recto sono riportati dettagli architettonici di fregi per porte e colonne;
- sui fogli 74 verso e 75 recto c'è una minuziosa misurazione della pianta di un imponente edificio;
- sul foglio 75 verso ci sono alcune considerazioni sui colori:
- sul foglio 76 recto ci sono alcune considerazioni sui cambiamenti di monti e valli;
- sul foglio 76 verso c'è il bozzetto di un dispositivo meccanico;
- sul foglio 77 recto c'è il disegno di uve tranciate e appese ad un bastone a Cesena;
- seguono tanti altri fogli tra cui alcune considerazioni e schizzi sulla fortezza d'Urbino (78 verso e 79 recto), città che aveva visitatà in realtà diverse settimane prima.
Da quanto sopra desumiamo i fatti qui sotto:
- quasi sempre Leonardo disegna in ordine cronologico ciò che vede o ciò che pensa per una determinata città (ne è eccezione la fortezza d'Urbino alle pagine 78/79) o semplicemente forse ogni tanto salta delle pagine per fare i bozzetti sul suo taccuino;
- Leonardo vede un dispositivo alla fiera di San Lorenzo (attorno quindi al 10 agosto) e lo disegna, quindi è effettivamente a Cesena in quel periodo come concordano gli storici;
- disegna e scrive poi pagine che non vengono attribuite ad alcun altro luogo dagli storici;
- oltre una ventina di facciate dopo l'ultimo disegno attribuibile a Cesena e solo 5 facciate prima di disegnare ciò che vede a Cesenatico realizza e dimensiona il dettaglio di un mulino a trazione animale quando a Cesena vi erano invece 4 mulini ad acqua;
- terminati gli schizzi su Cesenatico e un ulteriore schizzo meccanico, appaiono ben 5 facciate dedicate ad un mulino ad acqua. I prospetti sono molto dettagliati e non si limitano a riportare meramente ciò che potrebbe essere stato visto (qualora già esistente) come fatto in tanti altri casi ma scendono nello specifico per delinerare al meglio il modo di realizzare efficientemente l'opera. Oltretutto non sono schizzi di modelli di mulino "eccentrici e innovativi" come realizzati da Leonardo in altri casi ma sono nozioni utili per la pratica realizzazione di un comunissimo mulino ad acqua. Ho pure verificato, sicuramente in modo non esaustivo, che tali tavole non risultano rivendicate da alcuno storico per realizzazioni in qualsivoglia altra città;
- i bozzetti di edifici realizzati successivamente non sono stati attribuiti a luoghi specifici dagli storici ma semplicemente ritenuti bozzetti di fortificazioni che avrebbe potuto aver fatto ovunque (vedete qualche ricostruzione suhttp://www.quarat.it/LET%20-%20Leonardo-da-Vinci/LeonardoArchitettura.html);
- sul foglio 77 recto, diverse facciate dopo, disegna dei tralci d'uva a testa in giù.
Mi ero quindi sbilanciato poi in qualche supposizione, ricordandovi sempre che al tempo Bagnarola era l'unica località un minimo popolata a metà via tra Cesena e Cesenatico:
- abbiamo scritto sopra che Leonardo non sempre disegnava in ordine cronologico ciò che vedeva ma solitamente si vendemmia a fine estate/inizio autunno. Avrebbe potuto vedere quei grappoli d'uva prima del 6 settembre, data che gli storici avvalorano come arrivo a Cesenatico? Forse più probabilmente, come cronologicamente coerente con l'ordine del taccuino, ha visto quei grappoli al ritorno da Cesenatico verso metà settembre, sebbene vi siano solo pochi giorni di distanza. E questo avvalorerebbe la tesi del percorso Cesena - Cesenatico - Cesena per riprendere poi la via Emilia alla volta di Imola;
- sia a metà del percorso Cesena - Cesenatico che a metà del percorso Cesenatico - Cesena, Leonardo Da Vinci si occupa della progettazione di mulini. La prima volta in modo basilare, a trazione animale; la seconda volta in modo dettagliato e pure con nozioni teoriche, a trazione idraulica. Tutto questo casualmente proprio 3 anni prima dell'effettiva realizzazione di un mulino idraulico a Bagnarola presso i monaci benedettini, notoriamente sotto la giurisdizione Papale per cui Leonardo Da Vinci era in missione;
- oltretutto Villa Bagnarola, di cui oggi ciò che rimane è visibile in fondo a via Sbarra a sinistra, era proprio la residenza estiva dei monaci benedettini (casualmente in quel periodo siamo proprio in estate), quindi non ritenevo assolutamente da escludere che Leonardo si fosse fermato presso tale Villa realizzando un primo bozzetto di mulino a traino e vi si fosse poi fermato anche al ritorno da Cesenatico per illustrare bene e in dettaglio ciò che aveva pensato invece per la realizzazione del mulino ad acqua.
Bhè, e qui il COLPO DI SCENA. Grazie a un ragazzo che mi ha fatto da tramite ho mostrato i disegni di Leonardo Da Vinci a una mia pro-zia, Nella Briganti, l'unica persona attualmente in vita ad aver visto coi suoi occhi da bambina il vecchio mulino sul Pisciatello in funzione. Bhè, ha confermato in pieno che la macina era fatta proprio così, con la leva lunga che sporgeva come da immagine, col mulino che funzionava normalmente ad acqua e la leva da traino animale a disposizione in caso di scarsità d'acqua. Leonardo aveva quindi ideato un mulino ibrido! Se cercate online foto di macine di mulini ad acqua, vedrete che è molto raro trovare configurazioni come quella del disegno leonardesco... e a Bagnarola invece c'era! Questo avvalora quindi la tesi che Leonardo Da Vinci abbia progettato il mulino di Bagnarola.
Non ho dalla mia solide basi accademiche ma solo tanta passione e curiosità per il tema quindi questo è solo un piccolo contributo al dibattito sui documenti Leonardeschi relativi a un mulino che nessuno storico mi pare fino ad ora abbia mai rivendicato per alcun altro luogo; queste ipotesi non sono un punto di arrivo ma un punto di partenza da approfondire con conferme o smentite.
Termino con una nota (dolente) relativa ai nostri avi Bagnarolesi. Qualora il nesso tra i disegni per il mulino e la nostra frazione fosse confermato in futuro, magari proprio coi nostri avi alla pagina seguente Leonardo si sfogò quando scrisse: "In Romagna, capo d'ogni grossezza d'ingegno, usano i carri di 4 rote, e quali n'hanno 2 dinanzi basse e due alte dirieto. La qual cosa é in gran disfavore di moto, perchè sulle rote dinanzi si scarica più peso che in su quelle dirieto.". Insomma; e dgèt ch'j era pròpri d'ignurìnt.
Gianni Briganti
Info: www.facebook.com/bagnarola