La crescita infinita ed i suoi fantasmi
Il Video Servizio: https://www.youtube.com/watch?v=gr036vDfxdk
Il fallimento di una politica economica che ha poggiato le sue basi sul principio della crescita infinita sono oggi sotto gli occhi di tutti. Il ruolo di volano economico del paese è stato per decenni affidato all'edilizia ed al suo indotto dimenticando che il mercato è sempre regolato dalla domanda e dell'offerta e un pizzaiolo che prepara e cucina più pizze di quelle che in realtà vende è destinato inevitabilmente a fallire o a dover svendere il suo prodotto e quindi la sua professionalità. Lo sviluppo urbanistico perpetrato dalle amministrazioni di tutt'Italia in questi ultimi 15 anni ha messo in luce due problematiche fondamentali per lo sviluppo sociale ed economico del nostro paese: Il consumo del suolo e il fallimento della crescita all'infinito. Nel piccolo comune romagnolo di Savignano sul Rubicone è presente un quartiere progettato nel 2007 ma mai finito che offre un esempio lampante di fallimento ambientale ed economico e di conseguenza sociale del Bel Paese. Il Rapporto Ispra 2013 sulla "Qualità dell'Ambiente Urbano" in merito al consumo di suolo ci offre dati e numeri al quanto allarmanti. In Italia crescono le superfici artificiali e impermeabili con un consumo di suolo giornaliero pari a quasi 70 ettari di nuovo territorio perso ogni giorno. Dal 1956 ad oggi sono stati consumati, in media, più di 7 metri quadrati al secondo per oltre 50 anni. Questo vuol dire che ogni 5 mesi viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli e ogni anno una pari alla somma di quella di Milano e Firenze. In termini assoluti, l'Italia è passata da poco più di 8.000 km2 di consumo di suolo del 1956 ad oltre 20.500 km2 nel 2010, un aumento che non si può spiegare solo con la crescita demografica: se nel 1956 erano irreversibilmente persi 170 m2 per ogni italiano, nel 2010 il valore raddoppia, passando a più di 340 m2". Ma, come già detto sopra, il consumo del suolo comporta anche implicazioni economiche e di conseguenza sociali e i dati della crisi edilizia raccontano la storia di un fallimento che ha bruciato non solo risorse economiche ma purtroppo anche umane. Dopo il decennio di crescita 1997 -2006 nel quale le abitazioni compravendute si sono incrementate quasi dell'80% portandosi alla cifra totale di oltre 7 milioni d'immobili residenziali, nei 6 anni successivi la vendita immobiliare si è ridotta drasticamente del 50%. Ben prima della crisi economica dell'agosto 2008 però, il mercato residenziale italiano aveva iniziato a ridursi: già nel 2007 il numero di abitazioni compravendute si contrasse del 7% rispetto all'anno precedente. La crisi poi del 2008-2009 fece precipitare i livelli di domanda e di reddito e per un certo periodo bloccò di fatto il finanziamento bancario e ciò ebbe un immediato riflesso sul mercato residenziale. La crescita all'infinito in un mondo finito è un principio inconciliabile...un immobile invenduto non crea posti di lavoro ma un effetto domino di debitori e creditori falliti e manodopera a basso costo. Il conto di una politica economica miope ed irresponsabile…deve ancora essere presentato alle generazioni future.
Giorgio Venturi (giornalista freelance)
LaVoceRomagnola